Capita, girando per le vie del centro, intorno al Duomo o verso il Castello Sforzesco, di imbattersi in mimi, abbigliati con costumi fantasiosi, musicisti (alcuni dei quali veramente gradevoli) e personaggi impegnati in numeri di destrezza, giocolieri.
Sono gli artisti di strada che spesso attirano la curiosità dei passanti che si soffermano, assistono al breve spettacolo e, magari, depongono qualche monetina nel cappello lasciato, quasi casualmente, sul selciato.
Qualche giorno fa, mentre sulla città scendevano le prime ombre della sera, la mia attenzione è stata attirata da un bagliore che illuminava una piccola folla disposta a semicerchio.
Mi sono avvicinata anch’io e sono rimasta stupita nel vedere un gruppo di giocolieri che eseguivano i loro esercizi con il fuoco.
Mi è sembrato uno spettacolo d’altri tempi, quasi medievale, uno spettacolo che avevo visto, tanti anni fa, nello spazio intorno al Beaubourg a Parigi e che, anche allora, mi aveva affascinato per il suo sapore un po’ antico.
Mi sono soffermata, attirata dal fuoco e dall’abilità dei ragazzi che disegnavano arabeschi luminosi nel buio che ormai avvolgeva la piazza, incantata, stupita di uno stupore quasi infantile.
Come non lasciare una monetina nel cappello?