Mickey Hart, il percussionista dei Grateful Dead, ricordando la sua esperienza come judoka, paragona l’artista marziale a una tigre: «Avete mai guardato una tigre negli occhi? Ciò che ti colpisce immediatamente è che la tigre è completamente presente. Tutti i suoi duecento chili che ti fissano con la massima attenzione. Niente distrazioni, niente esitazioni, solo una potente, calma contemplazione».
Essere presenti al cento per cento qui e ora è il talento di un vero artista marziale. Attraverso la pratica delle arti marziali si impara a sentire questa presenza, a chiamarla, a coltivarla, a renderla parte di noi. È come avere un interruttore interiore. In qualunque situazione ti trovi, tocchi il bottone e… bum! Sei lì, vivo, attento, pieno di energia, con un’intensità e una concentrazione totali. Un attimo prima stanchezza e debolezza ci avvolgevano, l’istante successivo siamo un concentrato di energia vibrante ad altissimo voltaggio (da Clark Kent a Superman senza nemmeno bisogno della cabina telefonica).
Non è una metafora né un’esagerazione. Chiunque l’abbia sperimentato sa di cosa parlo. Per via della natura fisica delle arti marziali, non è possibile mentire a se stessi: quando ci sei, lo sai. Ogni gesto offre una verifica alle nostre sensazioni. Ma l’applicazione marziale non è che uno dei mille modi in cui questo talento può essere utilizzato. Una volta che sai accendere l’interruttore, puoi farlo in ogni momento, dentro e fuori dal dojo. Non c’è bisogno di essere intensi ventiquattro ore al giorno.
L’energia è lì, a portata di mano. È un fuoco che può anche non bruciare apertamente, ma sotto la pelle le braci sono sempre accese. Chiunque sia abbastanza sensibile può percepirne la vibrazione; appena entri in una stanza, senti subito chi è un individuo dalla testa ai piedi e chi non ha mai ascoltato la voce del corpo.
Tutte le arti interne sono basate sullo sviluppo di un’energia che non può essere vista né toccata né percepita dagli altri sensi. Alle orecchie degli integralisti della scienza, le descrizioni del Chi suonano come un’eresia mistica, come qualcosa di soprannaturale inventato da una fervida immaginazione. La natura del Chi è elusiva. Nessuno strumento scientifico è mai riuscito a catturarlo. Come il vero Tao, il Chi può essere percepito, ma non analizzato in laboratorio. Per le arti marziali interne, per l’agopuntura, per la medicina cinese e per i massaggi shiatsu, il Chi non è niente di soprannaturale.
È qualcosa che viene usato tutti i giorni ed è ciò che rende efficaci queste arti. Il Chi è naturale quanto il nostro sangue e il nostro respiro. Come il sangue e il respiro, il Chi ha una sua circolazione – un’immensa sorgente di energia per chiunque impari a entrarci in contatto. Potenzialmente il nostro Chi può fare più di qualunque tecnologia.
[Tratto da " Per un cuore da guerriero" del prof. Daniele Bolelli, per gentile concessione dell'autore]
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