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Per un’Ecologia dei Social Media

Creato il 01 aprile 2014 da Pedroelrey

Negli ultimi anni da parte dei media, del set­tore edi­to­riale, come noto, vi è stata una vera e pro­pria rin­corsa alla cre­scita della fan base. Un mix tra “celo­lun­ghi­smo” e iden­ti­fi­ca­zione di metri­che errate, quelle che ven­gono defi­nite, appunto, “vanity metrics”.

Il risul­tato è che  vi sono diverse testate che supe­rano abbon­dan­te­mente il milione di fan e che la mag­gio­ranza dei quo­ti­diani hanno pagine Face­book con cen­ti­naia di migliaia di fan.

Come anti­ci­pavo qual­che giorno fa, la tesi che voglio soste­nere, almeno in ter­mini di spunto di rifles­sione e con­fronto, è che abbat­tere la fan base è il primo passo per un’ecologia dei social media.

I social media hanno un peso per l’industria dell’informazione, ma ovvia­mente per alcuni siti ben più che per altri. Non solo è ampia­mente con­fermata “l’insostenibile leg­ge­rezza dei refer­rals” ma anche che il tasso di con­ver­sione, le per­sone che dopo aver visto una noti­zia sui social clic­cano per leg­gere l’articolo è asso­lu­ta­mente una minoranza.

Basti vedere, in assenza di altri dati o di uti­lizzo di piat­ta­forme spe­ci­fi­che di moni­to­rag­gio, il rap­porto tra numero di fan, pur con tutte le tara­ture sulla reach effet­tiva, e gli accessi com­ples­sivi al sito web cor­ri­spon­dente della testata o, peg­gio, la ven­dita di copie car­ta­cee, per veri­fi­care quanto labile sia la relazione.

Le per­sone, nella migliore delle ipo­tesi, leg­gono le due righe del post  cari­cato su Face­book e , se tutto va bene, met­tono il loro “mi piace”, con­di­vi­dono o com­men­tano. Pur esclu­dendo i troll, per buona parte casi sono com­menti cri­tici verso la testata ed i suoi con­te­nuti poi­ché evi­den­te­mente que­ste per­sone non hanno in realtà una reale pas­sione, ade­sione ed inte­resse per la testata.

A que­sto si aggiunga che, in par­ti­co­lare su temi con­tro­versi, i post — che NON sono mode­rati, eh! — diven­tano dav­vero una disca­rica di scur­ri­lità ed insulti di ogni genere. Ed ancora, si con­si­deri che per otte­nere like e con­di­vi­sioni spesso si sna­tura il posi­zio­na­mento ori­gi­na­rio della testata cari­cando sulla pagina Face­book gat­tini o ">">">peg­gio.

Credo che vada com­ple­ta­mente rivi­sto, ribal­tato l’approccio. È meglio avere cen­ti­naia di migliaia di per­sone delle quali non si sa nulla, che non leg­gono e che com­men­tano a caso e fuori luogo o è meglio ridurre la quan­tità e sta­bi­lire una rela­zione, creare enga­ge­ment con coloro che interessano?

Per­so­nal­mente non credo pos­sano esserci dubbi sul pre­fe­rire la seconda scelta. Per un’ecologia dei social media ini­ziate, ini­ziamo, ad abbat­tere la fan base ed a capire cosa inte­ressa ai nostri let­tori, a misu­rare più il click trough che altri para­me­tri, a rela­zio­narci con loro.

Se i mer­cati sono sem­pre più con­ver­sa­zioni, è ora di cam­biare verso anche da que­sto punto di vista.

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Pier Luca Santoro
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