Allo stesso modo di Auschwitz, per me il cancro è diventato
una prova della non esistenza di Dio.
Umberto Veronesi, Direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano è una figura di riferimento internazionale per la lotta contro il cancro, ed è considerato il portavoce laico del diritto di autodeterminazione della persona (malata e non); nel 2003 ha dato vita alla Fondazione Umberto Veronesi per il Progresso delle Scienze (finalizzata alla promozione e allo sviluppo della cultura scientifica). Come molti ricorderanno, tra il 2000 e il 2001 ha ricoperto la carica di Ministro della Sanità (oggi è Senatore a vita della Repubblica). Una vita consacrata all’impegno e alla ricerca. Questo libro-testamento, stilato con lucida sintesi e accorata partecipazione, ripercorre ogni singola battaglia intrapresa dentro e fuori la camera operatoria. Una militanza costante, coerente, intimamente avvertita e mai esibita o strumentalizzata. Ne Il mestiere di uomo l’oncologo milanese raccoglie e sintetizza l’insieme del suo pensiero, un pensiero grandiosamente umano, pulito e coraggiosamente laico. Il titolo del libro attinge dichiaratamente dai Pensieri dell’imperatore Marco Aurelio: «Al mattino, quando non hai voglia di alzarti, ti sia presente questo pensiero: mi sveglio per compiere il mio mestiere di uomo.» Veronesi testimonia e promuove un esercizio del vivere responsabile e consapevole, un vivere civile fondato sul rispetto e la reciprocità. Il mestiere di uomo può intendersi come un manifesto programmatico, come un testamento morale o, più semplicemente, come una corroborante iniezione di positività.
Tra i grandi argomenti trattati un posto di rilievo è occupato dalla questione (estremamente spinosa per l’Italia) della laicità, dello Stato e della persona, con tutto ciò che ne consegue sul tema dei diritti. Seguono riflessioni sulle problematiche sociali più urgenti: il consumo sostenibile (per la salvaguardia del Pianeta), la cultura del vegetarianesimo (per la tutela della salute e per il rispetto verso ogni forma di vita animale), la liberalizzazione delle droghe (contro le major del narcotraffico internazionale e contro gli interessi della malavita organizzata), il diritto al testamento biologico, all’eutanasia, alla fecondazione assistita, al matrimonio e all’adozione per le coppie non eterosessuali, una cultura della pace e dell’amore universale (contraria a ogni coercizione e a ogni violenza istituzionalizzata come l’ergastolo ostativo o la pena di morte). Il medico-scienziato-uomo propone soluzioni semplici a problemi complessi, e lo fa appellandosi al buon senso, alla logica razionale, senza scomodare ideologie politiche o peggio ancora religiose.
Contro il male Veronesi ha combattuto da uomo, un uomo aggrappato sì alla speranza ma non alla cosiddetta provvidenza; a tal proposito è particolarmente significativo questo passaggio: «Come puoi credere nella Provvidenza o nell’amore divino quando vedi un bambino invaso da cellule maligne che lo consumano giorno dopo giorno davanti ai tuoi occhi?» La fiducia nella scienza (quindi la fiducia negli uomini) gli fa affermare, quasi in tono profetico: «Io non vedrò l’umanità senza cancro ma le generazioni future sì.» All’odio, alle intolleranze, alle religioni del male Umberto Veronesi risponde con un messaggio di fiducia, con una pennellata d’azzurro, con una piccola bibbia laica che ben ripaga il più sottopagato dei mestieri: il mestiere di uomo.
Elena De Santis
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 22 – Marzo 2015.
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