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Per un pugno di…penne

Creato il 05 luglio 2013 da Pinocchio Non C'è Più

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Siamo immersi nella tecnologia, che ci piaccia oppure no.

La tecnologia ci accompagna nelle funzioni minime della nostra vita quotidiana, non ce ne rendiamo conto. Fino a quando non smette di funzionare.

Partiamo dall’ ABC. Il telefono.Ormai nell’immaginario collettivo il telefono per eccellenza è lo smartphone  e da quando tutti i gestori telefonici ci regalano l’illusione di averlo gratis nessuno di noi puo’ stare senza. Ci scarichiamo centomila app che ci semplificheranno la vita, ma ci manderanno avvisi di notifiche a qualunque ora del giorno e della notte E dai ammettiamolo, chi di noi resite alla curiosità di andare veloci come Usain Bolt a scrutare il display?

Capita così che si incenerisce il tacchino nel forno, tuo figlio sfreccia giù dallo scivolo del parco giochi e batte una boccata per terra, attraversi la strada e pieghi con una craniata il palo del divieto di sosta e ultima (ma non ultima) il numero di nascite dell’ultimo anno subirà delle strane variazioni. Parlando del più e del meno con la moglie di un amico (e se gli amici degli amici sono miei amici, figuriamoci le mogli) mi confida che durante l’ultima “performance matrimoniale” mentre lei (come dire) dava le spalle al consorte ma senza mancargli di rispetto, ha notato un cambiamento nel ritmo dell’esercizio fisico (non ci crederete ma per cercare di non essere volgare sto sudando come una forma di pecorino sardo a ferragosto), insomma, la poveretta si è girata e ha sorpreso il suo stallone (stallone si puo’ dire…oh io sono un patito di Rocky…fate come volete) intento a terminare la sfida a Ruzzle. Però qui vorrei spezzare una lancia a favore della categoria maschile. Sfatiamo una volta per tutte la diceria che gli uomini non riescono a fare più di una cosa conteporaneamente. L’unico problema è che l’amico, proprio…”sul più bello” ha vinto! Lui ha esultato (perdendo un attimo il controllo della “situazione”) e lei è incinta di due mesi. Uno dei primi figli della tecnologia.

Anche il mondo del lavoro si è evoluto dotandosi di nuovi strumenti all’avanguardia.

Per quanto mi riguarda, sono stato testimone e fruitore di questo evolversi di modernità. Innanzi tutto lo sviluppo della categoria. Un tempo eravamo semplicemente “rappresentanti” ora, cavolo (volevo dire “cazzo” ma potevo risultare scurrile), ci siamo evoluti, adesso siamo “agenti di commercio” (e ‘sti cazzi), che alla fine della fiera, è la stessa differenza che intercorre tra uno “spazzino” e un “operatore ecologico”. Vogliamo poi parlare degli strumenti di lavoro? Nella preistoria lavoravamo con carta e penna, sembravamo discendenti dei Sumeri e qualcuno, per sicurezza, si portava pure la tavoletta di argilla. Poi cinque anni fa la svolta, improvvisamente è arrivato il medioevo e con esso l’avvento del palmare, una scatoletta con lettere minuscole da premere con l’ausilio un pennino, e lì veramente invidiavi l’argilla, per la cronaca credo di aver perso centoventisette pennini, che se faccio il conto avrei speso meno a comprare direttamente la fabbrica dei palmari e togliermi la soddisfazione di raderla al suolo, l’ultimo lo ritrovai nello studio del veterinario il giorno che portai il cane a fare l’esame delle feci.

Ma viviamo (o sopravviviamo) nel presente, e “il presente” si chiama…Tablet. Cioè, siamo sempre alla tavoletta, forse è sempre di argilla, ma costa quanto la Princess Tower di Dubai. Tanto per iniziare, è già un’impresa metterci la pellicola salvaschermo. Segui le istruzioni alla lettera, pulisci il display con un panno morbido, applichi il primo strato di pellicola, delicatissimamente, come se stessi maneggiando una fiala di nitroglicerina, ok, andata, togli il secondo strato trattenendo il respiro, sembri un dentista intento a curare una carie ad un black mamba, infatti se il tablet cade per terra fai sette passi e muori ictus isterico. Ci sei, un ultimo impercettibile movimento ed è fatta. La pellicola è messa. Peccato che siano rimasti imprigionati almeno ventidue peli (senza specificare da qualche parte anatomica provengono) e quattordici briciole di pinolata. Ma si, chissenefrega. Guardi il tuo gioello tecnologico e passi la mano sopra, chiudendo gli occhi per gustarti appieno il momento, anche se per un attimo hai l’impressione di toccare il viso di Cassano.

Vai al lavoro fiero e baldanzoso, entri dai clienti alzando al cielo il tuo vello d’oro (o di argilla), sembri una “ring girl” (questa l’ho cercata su google) che passeggia esponendo al pubblico il numero del round. “Oggi facciamo l’ordine con questo”, il cliente ribatte dicendo che non vuole niente…”cosa?!?!…eretico !!! non ti dire cazzate…ora te compri qualcosa, qualsiasi cosa, uno spillo, una pina, una caramella usata…”, cede si prepara a fare l’ordine, annuisci sornione come a dire “ah…ti sei spaventato..eh”. Dai iniziamo…oh…ho detto iniziamo…ma perchè non si accende????….nooooo si è scaricata la batteria!!! Ma dove cazzo (qui ci vuole) ce l’ha la batteria???. Lo giri e lo rigiri, ma niente. In quel preciso istante entra un tuo concorrente che viene direttamente dal protozoico, munito di clava, foglio di carta gialla da macelleria e penna biro (neanche a scatto).

Lui esce dal cliente con l’ordine scritto sul foglio e la penna sopra l’orecchio (come i salumieri di una volta), tu invece con la ventiquattrore in mano e il tablet nel solco delle chiappe.

Perchè se un agente di commercio con il tablet incontra un rappresentante con una penna, quello con il tablet è un agente di commercio morto.



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