Avevano detto che le nuove tecnologie democratizzano la cultura. Quello che non ci hanno detto è che su internet il lavoro intellettuale non vale più niente.
Avevano detto che i new media creano l’uomo nuovo. Quello che non ci hanno detto è che l’uomo nuovo è incapace di concentrarsi per più di otto secondi.
Avevano detto che le nuove tecnologie stimolano la socializzazione. Quello che non ci hanno detto è che i social media incentivano la solitudine di massa.
Avevano detto che le nuove tecnologie rendono liberi. Quello che non ci hanno detto è che saresti diventato schiavo del tuo smartphone.
Avevano detto che con le nuove tecnologie potevamo pensare fuori dagli schemi. Quello che non ci hanno detto è che saremmo rimasti incollati agli schermi.
Avevano detto che le nuove tecnologie danno una voce a tutti. Quello che non ci hanno detto è che il rumore di fondo della rete rende ciechi, sordi e indifferenti.
Avevano detto che internet ci avrebbe trasformato in scrittori, registi, musicisti. Quello che non ci hanno detto è che nessuno avrebbe letto, ascoltato, guardato il nostro lavoro.
(Matteo Bittanti)
Il 23 e il 24 gennaio si è tenuta negli spazi della Triennale di Milano una due giorni dedicata alla critica della tecnologia. Un progetto ricco di incontri, discussioni e riflessioni che hanno fatto chiarezza sulla quella che da molti è stata definita la terza rivoluzione industriale.
Il convegno “Il mondo che verrà, il mondo come è già. Per una critica della ragion tecnologica”, a cura di Matteo Bittanti (scrittore e docente universitario) e Gianni Canova (scrittore, critico cinematografico e preside della facoltà di Comunicazione, Relazioni Pubbliche e Pubblicità alla IULM di Milano), si è svolto seguendo tre tipologie di incontri: proiezioni, ping pong (rapidi confronti a due su un romanzo) e relazioni-talk.
L’evento si è aperto con l’introduzione di Gianni Canova, che ha illustrato la struttura del convegno e ha presentato la proiezione de “La Zuppa del Demonio” di Davide Ferrario, film documentario del 2014. Si sono poi svolti i ping pong sui libri di Gary Shteyngart – Storia d’amore vera e supertriste – Sherry Turkle – Insieme ma soli. Perché ci aspettiamo sempre di più dalla tecnologia e sempre meno dagli altri - Dave Eggers – Il cerchio. Mentre in collegamento Skype dagli Stati Uniti Fred Turner ha presentato una relazione dal titolo “The Democratic Surround and the Forgotten History of Multimedia”. La giornata di Venerdì si è conclusa con la proiezione del lavoro del regista inglese Adam Curtis, “All Watched over by Machines of Loving Grace”, del 2011.
Sabato 24 Gennaio Alessandro Ludovico, Jeffrey Schnapp, Brett Robinson, Bruce Sterling e Paolo Pedercini hanno rispettivamente presentato relazioni dal titolo “Networks as agent in the clash between personal and industrial post-digital print”, “Knowledge Design”, “Apple Iconography: Marketing the Metaphysics of Media”, “The Epic Struggle of the Internet of Things”, “Videogames and the Spirit of Capitalism”, intervallati dalla proiezione dei primi due episodi diretti da Mike Judge della serie TV “Silicon Valley”, e del film del 1992 di Jacques Ellul, “Traditi dalla tecnologia”. A confrontarsi al “ping pong” sono stati Luca Tremolada e Stefano Micelli partendo dal libro di Kevin Kelly, Quello che vuole la tecnologia. L’evento si è concluso con i film di Ben Lewis e di Beeban Kedron, “The Google Brain” e “InRealLife”, entrambi del 2013.
Si è parlato di progresso, di innovazione tecnologica, di new media, di “internet delle cose”, di giornalismo nell’era del post-print, avendo come punto di partenza un concetto chiaro: le tecnologie non sono neutrali. E se è evidente ciò che danno, meno evidente è ciò che tolgono. A risultare vincente è stata soprattutto la proposta metodologica – strutturale del convegno ideata da Gianni Canova e Matteo Bittanti: uno sguardo di insieme che non ha tralasciato nessun punto di vista. Un itinerario riflessivo che non ha accettato a priori la tecnologia, ma ha cercato di ricostruirne le caratteristiche indagando le sue innumerevoli sfaccettature con uno sguardo critico che non ha ceduto a facili moralismi.
Il convegno rientra tra le attività della XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano dal titolo “21st Century. Design After Design” che si svolgerà nel 2016.
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