Ad ottobre del 2013, con l’approvazione del famoso emendamento penta stellato in Commissione Giustizia al Senato che avrebbe dovuto abolire il reato di clandestinità, il dibattito sulla democrazia diretta e sul suo reale significato è salito di tono.
I cittadini iscritti al Movimento Cinque Stelle hanno cominciato finalmente a mettere alla prova la loro reale coscienza/conoscenza del fine ultimo di tale movimento politico: la democrazia diretta. L’emendamento ha visto infatti la reazione di Beppe Grillo e Casaleggio che, con decisione dirigista, hanno indetto la consultazione on line degli iscritti per appurare l’opinione di quest’ultimi riguardo al reato di clandestinità. È opportuno ricordare che, con l’emendamento dei portavoce grillini al Senato, non si elimina
Dopo la votazione in Aula (al Senato, nel gennaio scorso) del ddl “pene alternative” con il suddetto emendamento che prevede la depenalizzazione dell’immigrazione clandestina e la sua trasformazione in illecito amministrativo, il tema sembra ormai lontano mille anni luce scalzato dagli insulti alla Boldrini e dalla violenza fisica subita dalla grillina Loredana Lupo, sebbene il problema politico sotteso, ossia la democrazia diretta, rimanga ad ora lo snodo fondamentale da cui si muoverà, o meno, il futuro di questo movimento di cittadini.
Fin d’ora, le prove concrete di democrazia diretta nel Movimento Cinque Stelle sono state la piattaforma, o sistema operativo, Lex, dove vengono discusse alcune proposte di legge presentate dai portavoce penta stellati, e i tavoli di lavoro, consessi di cittadini che liberamente si riuniscono (nei meetup) per proporre ai propri portavoce ipotesi di proposte di legge, interrogazioni, esposti eccetera. Su questi due perni, uno telematico, l’altro fattuale, la democrazia diretta ha cominciato ad avviarsi. Subendo, per la verità, alcune decalcomanie o scimmiottamenti, come la di piattaforma on line dell’onorevole pidina Puppato, o i tavoli di lavoro, chiamati in un
Francamente, ad ora, il risultato della democrazia diretta è quanto meno confuso. In ambito telematico, manca un ordine strutturato nell’iter di presentazione delle proposte da parte degli iscritti al Movimento; inoltre, vi è solo la possibilità di discutere proposte di legge di natura parlamentare (avanzate e scritte dai portavoce in Parlamento), mentre manca il movimento inverso (bottom up), dal basso verso l’alto, vale a dire che non è possibile caricare sulla piattaforma Lex proposte di legge create da un cittadino o da cittadini iscritti al Movimento. In campo fattuale, l’esperienza dei tavoli di lavoro può ovviare alle mancanze della piattaforma Lex con la strutturazione di proposte o atti da indirizzare direttamente alle Istituzioni attraverso i portavoce in Parlamento, sebbene questa dinamica non sia ancora compiutamente efficace e rodata – rappresenta comunque, al di là del Movimento, un’esperienza di aggregazione sociale, culturale e politica impagabile, degna della commedie humaine di Balzac.
Da queste due modalità dovrà, per forza di cose, evolversi o regredire la democrazia diretta agognata dai Cinque Stelle. Se il progetto sarà vincente, porterà a forme sempre meglio organizzate di partecipazione diretta dei cittadini nel contesto politico, culturale, economico in cui vivono. Se il progetto imputridirà, magari produrrà una buona classe dirigente (con la questione morale finalmente al primo posto), qualche cavallo di razza (checché se ne dica, tra i portavoce, vi sono ottimi elementi già pronti per una esperienza di governo), ma fallirà il suo precipuo compito di completamento della rivoluzione politica del nuovo millennio: la democrazia diretta, applicata e non unicamente utopia mutuata, letterariamente, dalle teorie di Rosseau et similia.