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Per una parola di troppo

Da Mammapiky @mammapiky

PER UNA PAROLA DI TROPPO E così la sua prima parolaccia è entrata dentro casa Piky. Seduti intorno al tavolo per la cena, Cestino non riuscendo ad infilare con la forchetta un pezzetto di carne, la butta li, chiara, libera, cristallina...tanto per non lasciare spazio a dubbi e fraintendimenti. Il gelo, tv compresa. Lancio un'occhiata al Principe, lui fa lo stesso con me. Cestino se ne accorge e propone il bis. Noi silenzio e continuiamo a mangiare. In altri tempi, ed in altre case forse sarebbe partito un urlo e forse alla mia epoca, pure un ceffone, ma le "tecniche moderne" dicono che non si fa, non è questo il metodo. Indifferenza è la parola d'ordine e noi ci adeguiamo.Dopo cena del giorno seguente, io e il Principe stiamo discutendo, questioni di routine, aggiornamenti lavorativi e spunti di organizzazione. Cestino cerca invano di attirare la nostra attenzione. Lancia oggetti, canta, urla, cammina sui muri fino a che, consapevole del "fallimento", SBADABAM, butta li la parolaccia del giorno prima, una, due, tre volte con il tono di voce sempre più alto.
Di nuovo il gelo. La mia bocca non parla, ma la mia mente sta formulando raffiche di dove, come e perché. Di nuovo i nostri sguardi si incrociano e decidono all'unisono di continuare con la " tecnica moderna" e quindi silenzio ed indifferenza.
Ci si prepara per la notte. Sul fasciatoio Cestino non vuol stare, di mettere il pigiama non ne vuol sapere, di dormire nemmeno e la spara un’altra volta. Inizio a spazientirmi. Mi sento in balia della teoria del silenzio e non mi va giù, però è tardi, sono stanca e la giornata non è andata nel migliore dei modi. L’ultima cosa che voglio è arrabbiarmi e quindi, anche stavolta indifferenza, ma a malincuore.
Mattina presto del giorno dopo. "Cestino vieni a fare colazione"...."No!"...."E' ora di andare all'asilo altrimenti facciamo tardi"...."No!"...."Guarda che ce ne andiamo senza colazione"...."SBADABAM!".....un'altra volta!!!!!
Eh no, amico mio, stavolta non la passi liscia, mi sono appena svegliata, sono riposata e fresca, pronta per la guerra, di stare in silenzio proprio non ne ho voglia.
"Cestino che vuol dire questa parola?"....stavolta è lui a restare in silenzio, lo incalzo "Dove l'hai sentita?"....silenzio, "Chi la dice?"…., "Non la dice nessuno, la dico solo io!"....e giù SBADABAM!! Ok basta così, mi sono rotta, la tesi del silenzio e dell'indifferenza, mi sembra una sonora cavolata. Sono diventata mamma nel 2010, ma sono nata nel 1974. La teoria per cui, per loro, una parola vale l'altra ed un turpiloquio possa tranquillamente paragonarsi a pentola, padella o qualsiasi altra parola di uso comune, è per me inconcepibile. Ero piccola e sapevo perfettamente cosa potevo dire e cosa invece era meglio nemmeno pensare, e se lo facevo, non partiva la maratona del silenzio da parte dei miei genitori, partiva quella a chi urlava più forte. Non ne sono uscita traumatizzata, ne tanto meno maleducata, per Cestino sarà la stessa cosa. Il libero arbitrio su questo argomento non vale, non qui.
“Eh si ma tanto alla materna ne imparerà di tutti i colori, è naturale, non puoi farci niente!”. Ma chi l'ha detto? Questa è una sciocchezza, non sopporto le parolacce a prescindere, figuriamoci sulla bocca di un bambino di anni 2.8, non mi importa se Pinco Pallino le dice, e se anche i cartoni ne sono pieni. Non si fa e basta. “Cestino ascoltami bene perché lo dico una volta sola, la mamma questa parola non la dice perché non gli piace e non voglio sentirti mai più dirla, se lo farai per punizione toglierò un gioco ogni volta”. Ovviamente il mio tono non è dei più pacati e non voglio nemmeno che lo sembri. La mamma è arrabbiata e questo deve capirlo, chiaro limpido cristallino, come la sua parolaccia. Per ora tutto è al proprio posto, la sua stanza sembra Disneyland e sul pavimento i Lego fanno da tappeto…per ora.

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