che canta come colomba per domare il leone
che legifera per infrangere
al tempo stesso minuzia e regina
Joumana Haddad
Forugh Forroxzad
a cura di Daniela Zini In un momento culturale, politico e sociale, così carico di tensioni abbiamo voluto porre un accento di riflessione su quello che universalmente, troppo spesso, viene sottovalutato: la conquista attraverso i secoli dei diritti delle donne. Per contro, il raggiungimento di tali privilegi in una società che tende al multietnico e al globale, si scontra con realtà in cui essere donna equivale a non avere alcun peso sociale, alcun diritto e alcuna possibilità di affermazione personale.
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Il miracolo di questa vita tutta
Il bollore di questa pentola alchemica che dice Marco Ribani, somiglia terribilmente a quel vaso che così faticosamente si accetta per quello che è: un contenitore inconoscibile, ma che ha nome di donna: Pandora. La donna mandata da Zeus a iniziare la condizione umana. Portatrice
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Keeping Mum
Cosa si intende per autore minore? Su che piano si gioca la minorità di un autore? Se “l’autore minore” può essere visto come “uno straniero nella propria lingua” (1) nel caso di Gwyneth Lewis, la minorità si esprime in primo luogo nella reale appartenenza a una minoranza linguistica, quella gallese.
Ma la Lewis pur partendo da questo presupposto estende la sua “minorità” fino al paradosso di renderla un assunto universale
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Prose poem. Brian Patten
Sono rimasta piacevolmente sorpresa di trovare sul numero di Dicembre di Poesia, un articolo molto interessante completamente dedicato a Brian Patten e all’esperienza dei poeti di Liverpool. Nell’articolo si indicano precisamente le vicissitudini familiari e sociali che nella prima parte della vita di Patten per sua stessa ammissione, hanno avuto, più di una formazione classica, un ruolo chiave in quello che sarà il futuro del suo intendere la poesia. L’esperienza di Liverpool coinvolge altri due poeti, Roger McGough e Adrian Henri, nel decennio tra gli anni 1960 e 70
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L’armonia del vuoto
di Paola Abeni
1
Finire in questa poca
luce
come piccoli stormi i nodi
che raccolgono i nomi
colpi che finiscono in niente
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Roba da donne
Il libro si intitola “Roba da donne”, la curatrice Silvia Camilotti per le edizioni Compagnia delle lettere. Per la verità all’inizio mi ha attratto la copertina, la veste editoriale che, sebbene sia quella di un tascabile, lascia intendere anche dall’aspetto la preziosità dei contenuti. Poi sfogliando il libro mi sono resa conto dell’operazione inconsueta in cui mi fossi imbattuta. Sebbene il sottotitolo piuttosto generico reciti emancipazione e scrittura nei percorsi di autrici dal mondo ciò che salta all’occhio è il senso di un progetto volutamente lasciato alla spiccata originalità di ogni narrazione/saggio che la curatrice ha inteso includere correndo e sventando il rischio che ne venisse meno il senso di insieme.
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The waltz
The Waltz, un video di Maria Korporal, © 2010
“Il video fa parte del ciclo Korporal Zoo: una serie di brevi video che trattano il rapporto tra animali e esseri umani da diversi punti di vista – culturale, sociale, ambientale. Nel video The Waltz figurano uccelli che volano liberi
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Sentimento
Già il letto
è colmo della mia febbre,
per questo addio
prima non saputo:
l’amore, tardi
per amore riconosciuto,
e abbandonato,
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Una vita come la tua
Leggo su D, l’inserto del sabato del quotidiano La repubblica, il titolo: “Vorresti davvero che tua figlia facesse una vita come la tua?”. Sotto ci sono due foto: una rappresenta una giovane donna bionda in abiti pratici. È Gaby Insliff, ex editorialista dell’Observer e attualmente mamma, stando alla didascalia. A fianco alla foto di Gaby c’è quella del figlio, un bambino di neanche due anni. Potrei limitarmi alla lettura del titolo e alle foto corredate da didascalia, per avere un’idea abbastanza precisa del contenuto ma anche del taglio con cui la giornalista italiana, prende a scusa la vicenda della collega inglese, per dire la sua. Potrei fermarmi qui
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Un gatto ha sette vite
Sotto l’abete interrogo il discepolo:
Il maestro è partito in cerca di semplici,
Per di là, in fondo alla montagna.
Nuvole folte: non si sa più dove…
Chia Tao (779-843)
Il video è basato su una serie di fotomontaggi digitali realizzati utilizzando
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Rose
Ho scordato le rose sul treno. C’era una musica lenta e aspra, di limoni inaciditi e di sansa. Porto sul vestito a fiori il sorriso e la serenità di mia nonna, i fazzoletti neri sulla testa, i grani del rosario, le litanie, le monetine di qualche città a cui ho dato i passi e il sorriso, l’odore di uva e di botti tra via Siena e via Tripoli, prima di andare a salutare i miei vecchi, all’ombra di una rimessa con le volte a botte dove sedevano nella pace del pomeriggio, fino a sera tardi. Mia madre con ago a cucire
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Il colpo di fulmine bugiardo
Scrivere. Non è un caso parlare di scrittura in un romanzo di viaggio, se si intende lo scrivere come Francesca Mazzucato. O più che intendere la scrittura, ne si è vittima, come si sia vittima di un nomadismo di dentro e di fuori, che non ti fa stare nelle cose, se non scrivendone. A voler forzare una definizione, scrivere può essere questo nomadismo deteriore e assillante, che espone a continui colpi di fulmine bugiardi (per usare un’espressione della stessa Mazzucato) che mimano l’assoluto,
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Quanto l’anima abbia da temere
Se un catalogo servisse a mostrare ciò che l’anima debba temere, racconterebbe forse la storia della degenerazione di una stella. Nella relatività generale un buco nero è una singolarità nello spazio-tempo, causata dal collasso gravitazionale di una stella di una certa massa, che non lascia sfuggire più nulla al proprio orizzonte degli eventi. Si può azzardare allora che un buco nero, sia una stella, un’entità celeste visibile, che per via di un dato evento, prosciuga il suo corpo, iniziandosi alla sua scomparsa. Ciò sembra accadere ad alcune stelle di grande superficie, che a un dato punto della loro esistenza, come ubbidendo a un’intima galvanizzazione, si contraggono, per via dell’attrazione che ogni loro singola particella attua verso le altre se stesse, che insieme fanno l’astro.
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Anna Maria Ortese o del relae
Attraversando un paese sconosciuto è un saggio che appartiene a un insieme di scritti databili tra il 1974 e il 1989, raccolti in seguito nel libro Corpo celeste. Anna Maria Ortese lo scrisse su una richiesta che le “veniva da un istituto italiano di cultura di una città del Nord, molto nord, di Europa” (1). A seguito di questa richiesta, nacque uno scritto che subito l’autrice percepì come “un’altra cosa. Una relazione, ma non proprio di cultura, di vita” (2). Il rapporto che l’autrice ebbe con la realtà, e perciò in un certo senso con quanto si indica come vita, è un rapporto contradditorio.