E’ tremendamente difficile trovare le parole giuste per spiegare questo concetto nella maniera più profonda senza essere contorti e nella maniera più chiara senza essere superficiali. Proviamo partendo dal titolo : “Perchè?”
E’ una domanda frequente soprattutto nei bambini e spesso molti dei loro perchè non trovano risposta neanche da adulti, diventando dei semplici “E’ così da sempre.”
Quello che mi chiedo con tutta questa inutile
insistenza è: “Perchè viviamo?” Domanda dalle mille facce: insidiosa, pericolosa, curiosa, pesante, opprimente, dolorosa, assurda, fastidiosa…
Spogliandola di tutta la sua retorica e togliendo dal tavolo ogni possibile riferimento alla religione od alla filosofia, come strumenti per trovare una risposta, mi chiedo nella maniera più oggettiva, pratica, terrena, fino al punto di essere quasi superficiale, “Perché viviamo?
Perchè tutte le mattine devo svegliarmi, vestirmi ed andare a lavorare? Perchè devo mangiare tre volte al giorno e dormire almeno sette ore per notte? E perchè devo scegliere un progetto per il mio futuro – come ad esempio prendere la laurea o qualche altro titolo – se so che mi porterà comunque sempre al punto di prima e cioè svegliarmi, vestirmi, mangiare, dormire e lavorare?
Perchè pensandoci bene la vita è questo: lavorare per vivere e vivere per lavorare.
C’era un vecchio proverbio orientale che diceva: “L’uomo passa metà della sua vita ammalandosi per fare soldi e l’altra metà a curarsi con i soldi guadagnati”. Questo vuol dire che forse la vita è priva di senso ed utilità? O forse siamo noi che la stiamo usando nel modo sbagliato? L’abbiamo riempita di mille fronzoli ed orpelli perfettamente inutili, di “cose” da ottenere che sembrano fondamentali ma di cui potremmo fare a meno.
Ma allora il senso della vita quale sarà? Come può l’uomo essere felice di passare due terzi della sua vita a lavorare per vivere finendo col consumare la sua vita proprio col lavoro in un paradosso mortale?
Non troverò una risposta e probabilmente non la troveremo in questo secolo né nel prossimo o forse la griderà qualcuno domattina mentre annaffia il giardino così come Archimede gridò “Eureka!” mentre era nella sua vasca da bagno. Intanto continuo a chiedermi: “Perchè?”
Written by Rossella Vicidomini