Esistono, nella comunicazione politica, alcune “no fly zone”, argomentazioni e tesi da non toccare ed esporre, pena la condanna, unanime, e la marginalizzazione. Una di queste, è il tentativo di ridimensionamento della barbarie mafiosa.
Con la sua ultima boutade su Cosa Nostra (la prima volta sostenne che l’organizzazione non avesse mai sciolto nessuno nell’acido), il comico genovese ha commesso due errori, ugualmente macroscopici e deleteri, uno storico e l’altro, appunto, strategico-comunicativo.
Nel primo caso, perché la Mafia perse la sua quota residua di morale molto prima di incontrare la finanza, nel secondo perché ha violato questa zona d’interdizione, nel tentativo, ingenuo e scomposto, di accarezzare il ventre dell’elettorato antimondialista (quindi ostile alle lobby economico-finanziarie) e di un ipotetico retroterra culturale siciliano vicino alla Piovra (stava parlando nell’isola). Unico risultato, la condanna trasversale della politica, dei media e della società civile.
Una nuova Caporetto, dunque, dopo quel “siamo oltre Hitler” (altra “no fly zone”) che contribuì a portargli via tre milioni di voti alle scorse Europee