Tuttavia forse pochi sono al corrente del suo voltafaccia dopo quattro anni di tale regime e a dispetto degli iniziali benefici riscontrati sul piano del benessere e del peso-forma. Con ogni probabilità dev' essere stato il suo secondo intervento chirurgico risalente al 2010, rèsosi necessario suo malgrado in seguito all' improvvisa comparsa di dolori al petto, a fargli cambiare idea. Si dice sia stata sua moglie Hillary a presentargli il dr. Mark Hyman, responsabile delle nuove direttive dietetiche a lui impartite ricalcanti sostanzialmente lo schema della famosa paleo-dieta.
Per chi non lo conoscesse il dottor Hyman è uno dei medici alternativi più all' avanguardia, brillanti e famosi negli USA, fautore della cosiddetta Medicina Funzionale che, come egli stesso tiene a sottolineare, affronta le vere cause delle malattie invece dei sintomi attraverso un riequilibrio della dieta e dello stile di vita avvalendosi delle più aggiornate conoscenze scientifiche, ma sempre al servizio della naturopatia (e non delle compagnie farmaceutiche). Da ciò che mi risulta, però, non si è mai schierato apertamente a favore della paleo nè del veganismo, cercando invece nelle sue newsletter e nei suoi video di mettere in evidenza pregi e limiti delle due scuole di pensiero. Io stesso ne ho parlato in un post tempo fa ("Paleo, Vegan o... Pegan?"), perciò nell' apprendere la notizia sono rimasto subito sorpreso.
dr. Mark Hyman
C'è infatti chi insinua che tutta questa faccenda abbia poco a che vedere con la salute dell' ex-presidente degli Stati Uniti o di quella di sua moglie Hillary, anch' essa convertitasi alla paleo, e che si tratti piuttosto di una manovra opportunista legata alla attuale corsa alla Casa Bianca di quest' ultima: le potenti lobby del cibo animale non farebbero salti di gioia se a vincerla fosse un presidente dichiaratamente vegano.Vero o falso che sia, sta di fatto però che, contrariamente ai luoghi comuni e a ciò che si vuole far credere, non sono affatto pochi gli (ex)adepti del "vegetale senza compromessi" ad aver fatto marcia indietro per i gravi danni alla salute riscontrati, convertendosi alla paleo-dieta o, peggio, tornando alle vecchie abitudini.
Solo considerando le celebrità si potrebbero fare tanti esempi: uno su tutti quello dell' attrice americana Anne Hathaway ex-vegana che, a causa delle sue cattive condizioni di salute non riusciva ad affrontare certe scene d' azione durante la lavorazione di un film per eccessiva debolezza fisica. Passata così alla paleo ritrovò subito le sue energie.
Il problema principale delle diete vegane, fonte di così tanta confusione, è che esse sono aperte ad infinite opzioni. Non si può infatti definire una dieta solo in base a ciò che essa esclude. Detto in altre parole, non è evidentemente sufficiente eliminare tutti i cibi animali (e neppure necessario, aggiungerei io) per garantirsi la salute perfetta ed eterna, o a maggior ragione far regredire una patologia in atto, se non si hanno le idee chiare su cosa in pratica mangiare.
Rimango convinto perciò che una buona parte di responsabilità per questo madornale equivoco sia da attribuire a quello che ritengo uno dei libri più sopravvalutati di sempre, il mitico "The China Study", diventato la Bibbia di tutti i vegani ma allo stesso tempo ampiamente criticato da più parti.
Oltre al fatto che in tutto il libro incomprensibilmente non c'è il minimo accenno al problema della vitamina B12, cruciale, com'è ampiamente risaputo, per chiunque voglia scegliere di nutrirsi di soli vegetali (è statisticamente accertato che le carenze di questa importantissima vitamina sono più frequenti fra i vegetariani e ancora di più fra i vegani, leggere qui e qui), sostenere che per assicurarsi la salute basti consumare solo cibi vegetali, integrali ed organici è di un semplicismo sconcertante che sfiora il ridicolo.
Basti pensare che qualcuno potrebbe mangiare giornalmente a volontà banane, insalata di pomodori, purea di patate, succo di pompelmo o di ananas, latte di soja, tofu e rientrare perfettamente nelle direttive di Campbell, l' autore del libro in parola. Oppure consumare più frutta che cereali, più legumi che cereali, tutto crudo o tutto cotto, frutta e verdure tropicali (come le comunissime solanacee) vivendo in Finlandia, solo per fare qualche banale esempio di diete squilibratissime e micidiali, e senza considerare poi le esigenze individuali che non consentono di generalizzare più di tanto.
Non c'è dubbio che "The China Study" rappresenti un grande passo avanti rispetto ai concetti antiquati della scienza nutrizionale ufficiale, ma non dice tutta la verità. Il motivo è che, per quanto vasti, rigorosi ed approfonditi siano gli studi presi a supporto delle idee propugnate con fervore e convinzione, i criteri di interpretazione rimangono sostanzialmente ancorati al paradigma riduzionistico della scienza ufficiale, e così Campbell, nonostante le buone intenzioni, non riesce a dare all' enorme, interessante lavoro una valenza davvero olistica
Prima di gridare al miracolo a proposito del potere di certe diete presentate come un toccasana universale si dovrebbe considerare che, dati i tanti anni di pessime abitudini alimentari che tutti noi ci portiamo dietro, non è difficile ottenere benefici immediati, soprattutto in termini di dimagrimento e disintossicazione, sia se si passi a una dieta vegetale, sia se si opti per la paleo, perchè in entrambi i casi si elimina tutto il cibo-spazzatura che caratterizza l' alimentazione comune moderna. Perfino la paleo, nonostante la rilevante presenza di cibo animale (da cui però sono esclusi tutti i latticini), impone regole precise sulla qualità degli alimenti improntate alla naturalità, inoltre stabilisce un certo rapporto fra le varie categorie di alimenti. Il cibo animale, ad esempio, dovrebbe provenire da animali selvatici nutriti ad erba che, oltre ad essere privi di residui inquinanti sempre presenti negli animali d' allevamento industriale, presentano una composizione chimica notevolmente diversa e più sana rispetto ai corrispondenti comuni prodotti. Da questo punto di vista la paleo-dieta si differenzia nettamente da tutte le altre analoghe diete iperproteiche e iperlipidiche, rappresentando fra queste l' alternativa più sensata ed accettabile. I suoi limiti emergono però nel tempo essenzialmente perchè il nostro metabolismo in condizioni normali è fatto per ricavare energia dai carboidrati (che essa esclude in buona parte) e non dai grassi o dalle proteine (che invece intervengono in condizioni di emergenza); inoltre da un punto di vista globale la paleo-dieta non è ecologicamente sostenibile, dato l' enorme e ormai inaccettabile dispendio di risorse naturali che comporta l' allevamento di animali.
Dunque è il tempo il fattore chiave per capire se una dieta è davvero la più adatta a noi, valutando i risultati complessivi sulla propria condizione. E questo vale naturalmente anche per le diete vegane fatte senza un preciso criterio. Chi inizia non tiene generalmente conto che un organismo potrebbe aver bisogno di un certo tempo per adattarsi ad un nuovo metabolismo, cominciando col ripristinare le condizioni intestinali necessarie ad un ottimale assorbimento dei nutrienti e tutto il resto. Spesso dopo un periodo iniziale positivo o perfino euforico subentrano anche a distanza di anni debolezza, freddolosità e altri malesseri, come nell' esempio su citato di Anne Hathaway . Ciò potrebbe dipendereda una carenza di carnitina, una sostanza contenuta maggiormente nei cibi animali che gioca un ruolo chiave nella produzione di energia e nella resistenza fisica. E se una parte di quella che ci serve può essere anche di origine endogena, in quanto sintetizzata da fegato e reni, si deve considerare che non sempre è facile e scontato che ciò si verifichi secondo le necessità individuali.
Ma il problema principale è che eliminando tutti i cibi animali, che rappresentano i fattori maggiormente yang (contraenti, tonificanti e riscaldanti), è praticamente inevitabile sbilanciare pericolosamente la dieta verso la polarità yin, con tutto ciò che ne consegue, se non si conoscono i princìpi dell' equilibrio e l' arte della cucina secondo la macrobiotica. Questa infatti (come del resto l' ayurveda, l' antichissima arte della salute) prende in considerazione innanzitutto gli aspetti energetici dei vari alimenti, e non solo quelli molecolari, da cui scaturisce il concetto di polarità, il ruolo centrale dei cereali integrali e, non ultimo, il diverso modo di considerare cibi crudi e cibi cotti, sempre in rapporto all' ambiente in cui si vive. Perfino il metodo di cottura conta, conferendo ognuno una specifica qualità energetica al cibo, con altrettanti effetti sul complesso corpo-mente-emozioni. Tutti particolari che trascendono evidentemente i limiti della visione riduzionistica caratterizzante la scienza tradizionale e che fanno la differenza.
Insomma oggi più che mai fra gli esperti in nutrizione si possono delineare due principali orientamenti: i fautori del vegetale a tutti i costi e i seguaci della paleo in eterna guerra senza esclusione di colpi. Ma, come a volte avviene in casi simili, fra i due litiganti è il terzo incomodo ad avere la partita vinta (ma questo sono ancora in pochi ad averlo capito).
Michele Nardella
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