Intervista a DALE ZACCARIA, artista
a cura di Barbara Giorgi
“Franca Rame Project”: uno spettacolo-denuncia itinerante basato sull’aggressione a Franca Rame avvenuta il 9 Marzo del 1973. Ma lo spettacolo-denuncia è anche molto di più.
- Dale, poetessa, artista, pubblicista…. ma tu come definiresti Dale Zaccaria? In pratica, chi sei esattamente: un’anima ribelle che vuole scuotere le coscienze? Una Giovanna d’Arco del 2012?
Beh, prendo insegnamento dalla mia Regina (Franca Rame). Sicuramente una che dice quello che pensa: “parlate donne, parlate” è una battuta di Franca in”Il Maschio Prepotente”. Certo, in tempi in cui scendono in campo certi “cavalieri”….beh si, un Cavaliere Donna non sarebbe male.
- Perché questa passione artistica per Franca Rame? A quanto pare, Franca Rame è la tua Musa ispiratrice, ma il tuo apprezzamento per lei sembra andare oltre l’amore per l’arte….
Da un punto di vista artistico una donna e un’artista della grandezza della Rame non può che farti crescere e migliorare, su tutti i livelli. Mi ricordo che quando mi chiamò, mi disse “Dale, non leggere, è brutto se leggi per il pubblico”. La grande attenzione al pubblico, a chi ci ascolta…. Oggi, al contrario, sono tutti presi da un vano e falso edonismo, tutti presi da se stessi: non interessa quasi a nessuno dell’altro, di colui che ci ascolta. Credo che questo sia il primo punto fondamentale. E allora ecco che sono tutti attori, poeti, qualcosa. Ma la differenza tra un falsario e un’artista la spiega bene Dario Fo nel libro “Il mondo secondo Fo”: l’artista è un innovatore e precede i tempi, i falsari sono brutte copie che spesso - anzi sempre - non hanno nulla da dire.
Franca Rame è Musa: per me è la strada. Non esiste nessuna attrice in Italia del suo calibro umano e teatrale. Della sua intelligenza. A volte, quando vedo e sento il pullulare di attrici in giro, provo un po’ di pena per loro: mancano proprio alla base di qualcosa, non hanno nulla da dire, anzi spesso sono bellezze effimere manipolate, utilizzate dal Potere, con la smania di far passare il loro volto sugli schermi televisivi.
Conoscere Franca Rame, studiare il suo lavoro, è un grande regalo, un dono: io ho trovato la strada. Un mio lavoro è appunto “Sette carte alla Regina”, ovvero sette storie di vita e di donne. E chi meglio della Rame, che ha combattuto tanto per le donne, può avere “lo scettro”? Chi meglio di lei? Una volta lei mi ha detto: “sei una pazza Dale, mi hai mitizzato, mi chiami Regina”. Ma qualcun altro mi ha dato ragione: lei è proprio la Regina. Certo non si parla qui di ritorni monarchici, ma di ritorni alla donna, che Franca Rame ha avuto la forza e il coraggio di rappresentare sempre al meglio.
Sono fiera di essere donna perché esistono donne come lei.
- “Franca Rame Project” è il tuo spettacolo itinerante. Uno spettacolo-denuncia. Perché è nato? Qual è esattamente il suo scopo?
Non so. Certe cose sembrano avere un loro percorso naturale. Ho partecipato al “Festival della violenza Illustrata” lo scorso Ottobre a Bologna: portavo anche il monologo di Franca Rame, “Lo stupro”. Dopo quell’evento, tutta la mia attenzione si è concentrata lì ed è nato lo spettacolo-denuncia. Sostanzialmente, io ho raccolto del materiale disponibile a tutti: ho ricostruito un po’ quegli anni, gli anni ‘70. In particolare il 1973. E’ stato come mettere insieme i pezzi di un puzzle che diventa man mano più chiaro e definito.
Lo scopo è fornire alle persone gli strumenti per prendere coscienza di ciò che è il nostro Paese: qual è stato il suo passato e come si è arrivati al presente. Avere coscienza di chi siamo. Ciò che c’è stato prima di noi non è qualcosa di concluso e lontano.
Se viene a mancare tutto questo, beh, allora sarà veramente difficile anche trovare una strada, quella giusta per costruire un futuro migliore. Cito in questo caso Dario Fo che dice: “la cultura non si può ottenere se non si conosce la propria storia”.
- Con il tuo spettacolo-denuncia dai fastidio ad alcuni.
Diciamo che inizi a dare veramente fastidio quando hai consenso. Se le folle o un buon numero di persone iniziano a seguirti allora si diventa pericolosi. Franca Rame e Dario Fo, che hanno smosso le folle, insegnano. Certo oggi non c’è più nessuno che riesca ad avere quel “carisma” per trascinare come hanno fatto loro. I loro spettacoli hanno sempre il ”tutto esaurito”.
Questo è il Potere della Parola di fronte a cui il Potere “costituito” inizia ad essere disturbato, a infastidirsi: così inizia il vero duello, ognuno con le proprie armi.
C’è stato un tentativo iniziale di voler infangare il mio lavoro. Lì ho capito quanto fosse scomodo parlare dell’atto ignobile compiuto a danno di Franca Rame, proprio perché non è stato una semplice violenza (per quanto ogni violenza sia sempre un fatto gravissimo): quello accaduto a Franca Rame porta con sé quella parte di storia ambigua e impunita, oscura, che va dalle stragi al delitto di Pier Paolo Pasolini. Il potere quindi si muove attraverso quella “macchina del fango” di cui parla bene Saviano. Ma, come dico io, bisogna avere fiducia nella propria arte e continuare a fare, nonostante gli ostacoli o le trappole che si possono incontrare.
Quindi il 9 Giugno saremo a Genova al Circolo di Rifondazione Bianchini e ringrazio Luca Rellini e Christian Febbraro che hanno fatto si che questo potesse accadere lì, e anche tutti/e i compagni/e del circolo.