Fabrizio Filippi, uno dei giovani della manifestazione del 15 di ottobre, colui che lancia l’estintore ha sconvolto il centro dove abitava, un ragazzo normale, uno come tanti, magari un pò più vivace, e forse manco tanto. Una famiglia normale alle spalle, una università privata telematica da frequentare, uno a cui, facilmente viene ancora appiccicato addosso il termine di “borghese”, come tuttoggi titolano tanti giornali della stampata. Sarà veramente un black bloc? Sarà un anarchico? Chi saranno mai questi attivisti da blocco nero? Perchè sono violenti? E soprattutto sarà vero che essi si esercitano in gruppo?
La realtà è che spesso non si conoscono prima di arrivare in piazza, molti di loro sono anarchici o semplicemente “inkazzati” con il potere che cercano di sovvertire. I black bloc non si sono mai ispirati ad un’unica organizzazione o ad un’unica ideologia. Anche se è innegabile la prevalenza della tendenza anarchica, gli aderenti agiscono singolarmente o in gruppi piuttosto limitati e le geometrie e convergenze possono cambiare velocemente.
I “blocchi neri” quindi tendono a comporsi in gran parte di anarchici, ma ugualmente riescono ad aggregare a sé molti altri gruppi anti-capitalismo, no-global, esponenti di centri sociali.
La loro caratteristica distintiva, è quella di indossare vestiti e maschere neri. La strategia ha lo scopo di far apparire i manifestanti una massa compatta e ben identificabile. Questo sia per apparire numericamente superiori che per attirare la solidarietà e l’aiuto di altri gruppi ideologicamente omogenei all’interno delle manifestazioni. La maschere o i caschi hanno la funzione di proteggere i membri del gruppo ed anche di impedire l’identificazione degli stessi da parte delle autorità. Er Pelliccia, uno dei tanti, però era a dorso nudo e sul volto aveva la maglietta nera, per mascherarsi un pò. Non difendiamo l’azione di Filippi, comunque particolarmente violenta, ma cerchiamo di spiegare al nostro lettore che basta una miccia ad incendiare una piazza. Filippi asserisce di non essere un black bloc, potrebbe corrispondere persino al vero se pensiamo che ci si può aggregare al movimento anche in piazza!
La tradizione di vestire nero si è sviluppata dai movimenti degli autonomi in Germania negli anni ’80; gli Autonomi indossavano abbigliamento di colore nero durante l’azione militante nel corso di dimostrazioni, chiunque può essere militante non lo riconoscerete da spille, adesivi, giacche e cravatte, camicie nere o rosse, tessere, ecc… La “divisa” dei militanti va utilizzata solo durante le azioni, e consiste nel vestirsi completamente di nero: maglietta, pantalone (meglio se largo e con le tasche laterali), scarpe (ginniche o anfibi), felpa (meglio se con cappuccio). In Italia i Black bloc sono apparsi per la prima volta nel G8 del 2001, in genere come movimento autonomo di piazza cercano di mettere in pratica alcune azioni che vengono definite tipiche:
- marciare in blocco allo scopo di creare un forte effetto visivo a sostegno della protesta intrapresa
- cercare lo scontro diretto con le forze dell’ordine
- costruire barricate
- uso sistematico del vandalismo e della distruzione della proprietà privata allo scopo di attirare l’attenzione sui loro obiettivi
- deviare dai percorsi imposti dalle autorità ai cortei autorizzati, distraendo e ingannando le forze dell’ordine circa i propri movimenti
- liberare individui tratti in fermo dalle forze dell’ordine.
La distruzione della proprietà, talvolta effettuata dai blocchi neri, ha una valenza simbolica. Gli obiettivi comuni includono le costruzioniistituzionali, gli uffici e i negozi di società multinazionali, i negozi collegati alla pornografia, le stazioni della benzina e gli apparati di video-sorveglianza. In genere in Italia possono essere paragonati ai militanti dell’Autonomia, ma, qualcosa di diverso c’è! Ed è importante parlane a posteriori del 15 di ottobre.
Filippi, e tanti altri giovani hanno poco a che vedere con i Black bloc, quelli originali nati 30 anni fa in Germania, forse, si, forse li clonano, oppure la guerriglia di piazza alla fine è sempre uguale. Sebbene si indaghi come sempre nello storico anarchismo italiano, si dimentica di dire, troppo spesso che tra gli arresti ci sono esclusivamente giovani, senza tessere di partito, senza riferimenti politici, giovani confusi, senza nessun punto di riferimento, di certo non hanno nè letto nè sentito mai parlare di Marx, né di Toni Negri ma nemmeno lontanamente conoscono Naomi Klein, Jeremy Rifkin o Vandana Shiva. Sono certamente frustati, senza presente e senza futuro, hanno come punto di riferimento V per Vendetta e nulla più, tanto è che persino qualche sito web e qualche blog consiglia di firmare la azioni con la V di V per Vendetta!Qualcosa non va! Sono più che tutto figli della sofferenza, un pò come dice Marco Rovelli, simili ai Riots, ma nulla hanno a che vedere con il movimento no global e tanto meno con il 77 e forse nemmeno sono figli dell’Autonomia.La loro assenza politica e totale distanza dal mondo della discussione e del confronto lo si evince dagli slogan, molto da stadio più che da piazza: : “Noi la crisi non la paghiamo” o “Berlusconi pezzo di merda” e così via.
Filippi e gli altri sono dei Black bloc? Forse no, non lo sono nell’accezione politica globale, può essere che siano semplicemente dei giovani arrabbiati, con pulsioni represse che facilmente imitano ciò che vedono. Può persino essere che, siano stati strumentalizzati.