Lucky Luciano
I documenti che l’Archivio Casarrubea ha rintracciato nel 2004 a College Park (Maryland) nel fondo “Lucky Luciano”, sono inoppugnabili. Finalmente si ha la prova definitiva e certa che Lucky Luciano, prestò la sua collaborazione per assicurare ogni controllo contro eventuali sabotaggi nel porto di New York, ma non potè partecipare direttamente a nessuna azione in favore dello sbarco americano in Sicilia. Del resto gli americani non ne avevano bisogno. Invece – ecco la notizia- corruppe diverse autorità americane per raggiungere prima l’Italia e poi attivare su scala mondiale il traffico di eroina. Divenne così il caposcuola del narcotraffico internazionale, come ancora oggi lo conosciamo.
Le mazzette pagate personalmente dal boss di Lercara Friddi raggiunsero i 150 mila dollari (200 mila secondo altre fonti dell’antidroga), mentre la mafia italiana sborsò l’enorme cifra di 500 mila dollari.
E’ quanto ci racconta un documento segretato per sessant’anni nel quale si parla di un colloquio avuto da Charles Siragusa, ex agente dell’ Office of strategic services fin dal 1944 agli ordini di James Angleton, con Mike Stern, ex agente del Cic (Counter intelligence Corps) e celebre giornalista americano di quegli anni. I due si incontrano il 23 luglio 1952 a Roma e si scambiano informazioni su Salvatore Lucania, all’epoca di casa a Napoli, dopo il suo arrivo in Italia nel febbraio 1946. Stern racconta a Siragusa, in quel momento special agent della Squadra narcotici americana, a Roma, che avendo intervistato il boss siculo americano “gli ha fornito alcune informazioni confidenziali che corroborano un memorandum datato 16 agosto 1951, redatto dall’agente della Narcotici Joseph Amato. In questo documento, si afferma che ‘Lucky ha pagato una prima rata di 150.000 dollari alle ‘persone giuste’, perchè gli concedessero la libertà vigilata” e che “la mafia italiana ha pagato complessivamente 500 mila dollari a Moses Polakoff, l’avvocato di Luciano, per garantire che il boss fosse rilasciato dalla prigione in libertà vigilata. Polakoff [aveva] consegnato il denaro a Charles Breitel, l’ex collaboratore legale del governatore di New York , John E. Dewey. Si aggiunge inoltre che “Luciano ha chiesto a Stern di giurare di mantenere il segreto sulla faccenda. Un altro motivo che ha convinto Stern a non pubblicare questa perla di notizia è il seguente: Stern temeva di esporsi a una querela per diffamazione che avrebbe coinvolto politici di alto rango”.
Nel documento si chiarisce ancora che “Luciano non sa a quante persone siano stati distribuiti questi 500 mila dollari. Se ne deduce che Breitel abbia incassato la parte del leone di questa somma e che Haffenden, l’ex comandante della Marina militare statunitense, abbia ricevuto anch’egli una buona fetta della torta. Ma forse, anche il governatore Dewey in persona – leggiamo – ha ricevuto una parte del denaro. Di recente – chiarisce ancora Siragusa- ho letto che Breitel è in buona posizione per essere nominato dal governatore Dewey alla Corte Suprema di giustizia dello Stato di New York”.
A cosa serviva quel fiume di denaro? Evidentemente l’investimento che la mafia italiana voleva fare sul futuro di Lucky Luciano non era solo un affare privato, un favore personale al boss. Infatti è ragionevole ritenere che le mazzette della mafia italiana intascate da politici ed autorità militari di alto rango degli Usa, servano a operazioni che la potente organizzazione criminale intendeva realizzare nel nostro Paese, in vista della nascita di ‘Cosa Nostra’, e della Santissima trinità.
Nessun altro boss sarebbe stato in grado di compiere il salto di qualità che Luciano fa fare alla mafia su scala planetaria.
Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino