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Perchè Holly & Benji è il peggior cartone animato sportivo della storia
Creato il 22 gennaio 2014 da Sommobuta @sommobutaAssieme a quelli di Bambino! Secondo e OnePunch Man, i capitoli del Rising Sun sono quelli che attendo di più in assoluto, per quanto riguarda i manga.
Sì, anche più di One Piece, se ve lo state chiedendo.
Tuttavia, nel cominciare a leggere le nuove avventure del famigerato Oliver Hutton (che si preannunciano ottime, visti i presupposti, tanto che questo Rising Sun potrebbe essere quello che il World Youth non è stato*), la mia mente è stata attraversata da un fulmine, una vera e propria “epifania” (cit.)
Holly e Benji è il cartone animato sportivo peggiore della storia dei cartoni animati sportivi.
Va da sé che Capitan Tsubasa è lo spokon peggiore tra tutti gli spokon.
Il più brutto in assoluto.
Vediamo se siete d’accordo con me!
Precisino della fungia (cit.) mode on!
In ogni spokon, in ogni singolo spokon, il protagonista, per raggiungere l’obiettivo, deve farsi il proverbiale “mazzo a tarallo”, sputare sangue, piangere sudore, “mangiare saette e cacare fulmini” (cit.).
C’è chi si sottopone a sforzi sovraumani, ad allenamenti estenuanti, a sessioni di training impossibili per raggiungere il proprio sogno.
Lo spirito di sacrifico prima di tutto.
Pensate a Tommy, costretto ad indossare una gabbia di ferro per irrobustire i propri muscoli sin da quand’era bambino; pensata all’Uomo Tigre, che per diventare Uomo Tigre deve andare a Tana delle Tigri; pensate ad Hanamichi Sakuragi e al sederino che si fa in pochi mesi per diventare un discreto giocatore di basket; pensate a Joe e a quello che passa per diventare un ottimo pugile; pensate alle varie MimìAyuwareJennyLeTennisteMileAzukiEamyketteDelCuore.
E pure quegli sfaccimmi degli allenatori di Pokèmon, che fanno trekking dalla mattina alla sera: camminano dalla mattina alla sera, c’avranno due polpacci grossi così.
Solo uno sfugge alla regola: lui, il più odioso di tutti i protagonisti di un fumetto (e cartone animato sportivo).
Tsubasa Ozora.
Rising Sun!
Tsubasa Ozora (Oliver Hutton, o Holly, chiamatelo come vi pare) non ha bisogno di fare un cazzo. Tsubasa è già Tsubasa a pagina zero di Capitan Tsubasa, perchè è nato Tsubasa. Come l’esperimento effettuato dal dottor Werner, Yoichi Takahashi ha infuso in Tsubasa i geni dei più grandi calciatori di tutti i tempi, e così, sin dall’età di dieci anni, l’odioso calciatore mignon è già il più forte di tutti, quando scende in campo comincia a giocare come meglio non c’è, è più bravo di Roberto Baggio, Maradona e Pelè messi insieme, è un cocktail esplosivo di Zico fuso a Cruijff che si abbraccia a Rivera e Rivelino.
Dal 1983 ad oggi, Tsubasa ha perso una sola partita.
Una.
Sola.
Fottutissima.
Partita.
Le altre le ha vinte tutte. O, al massimo, le ha pareggiate, se proprio il Taka ha deciso di fare uno strappo alla regola.
Faje male, Mark!
Tsubasa si è allenato si e no 4 volte in tutto il manga (e il cartone animato), e solo quando si è sentito “minacciato”, ed è talmente odioso che non solo è già bravo di suo, essendo il frutto dell’esperimento di cui sopra, ma è anche un fottutissimo culattone raccomandato che è stato cresciuto dalla stella più fulgida del Brasile, il famigerato Roberto Hongo.
Fatti i dovuti paragoni, è come se Messi, a 10 anni, fosse stato allenato direttamente da Maradona. In privato. Con tanto di disegnini. Sì, perché Roberto lascia a Tsubasa un quaderno fitto di appunti dove apprendere i migliori trucchetti, così da diventare ancora più bravo.
Roberto Sedinho, sul cui conto la mamma di Holly avrebbe molto da dire...
E allora è pure normale che ogni singolo babycalciatore di tutto il Giappone schifi a morte Tsubasa Ozora, è normale che in una vignetta su due gli avversari ci vadano giù pesante, con tackle assassini ai limiti della legalità.
L’avrei fatto anch’io: quando vedi Holly giocare, con quel sorrisetto ebete stampato sul grugno, ti viene proprio voglia di spaccargli tibia e perone, perché godresti come un riccio nell’azzopparlo e rovinargli la carriera.
Consapevole, purtroppo, che anche sulla sedia a rotelle, sarà sempre il gran visir di tutti i calciatori mignon.
E allora arrivi a capirli, gli avversari di Tsubasa, e arrivi a tifare per tutti loro. Nella speranza (vana) che vincano. Perché gli altri, dall’inizio alla fine del manga li vedi sgobbare duro, mentre lui, lo stronzo, al massimo corre e palleggia per le strade di Nankatsu col pallone.
C’è gente che fa l’acrobata in un circo, chi fa palestra e arti marziali in un dojo, chi pulisce i cessi, chi si allena 80 ore su 24 col personal trainer, chi si allena in mezzo alla neve, chi ha fatto a mazzate, chi il vagabondo, chi il fattorino, chi…
Poveri sfigati...
Tranne lui.
Il gran visir di tutti i precisini della fungia.
L’antispokon per eccellenza: Capitan Tsubasa
Holly e Benji è proprio il cartone animato antisportivo per antonomasia.
È quello che ti sbatte in faccia che chi ti dice che, in una competizione sportiva, l’importante è partecipare e non vincere ti sta dicendo la più grande minchiata della tua vita.
È il fumetto e cartone animato che ti dice che se hai i soldi, puoi permetterti il meglio, del meglio del meglio (mentre se sei poveraccio come Mark Lenders, per permetterti di giocare a pallone devi sottostare, come minimo, al lavoro minorile). E avere accesso a tutte le migliori strutture.
Soprattutto è il fumetto che ti insegna che alla fine vince sempre il solito, maledetto, fottutissimo, culattone raccomandato.
Ok, parte un giochino: chi riesce a individuare tutte le citazioni di questo articolo, è un Kranio immenso da millepunticarrarmato.
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*Ne abbiamo parlato QUI, ma con la scusa della medaglia olimpica il Taka potrebbe giocarsi davvero un’ottima carta. Il calcio alle olimpiadi è un mondiale in miniatura, dove partecipano giocatori under 21 e 23, e dove sono permessi anche un paio di giocatori fuori età. Rising Sun potrebbe essere davvero un mondiale in piccolo, con l’aggiunta dei migliori giocatori “senior” nelle varie nazionali. Un Rivaul che vuole fare le Olimpiadi col Brasile assieme a Natureza e Santana non ci farebbe schifo, per dire…
Staremo a vedere.
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