Dite pavimenti in PVC e nove persone su dieci vi risponderanno che è il vecchio linoleum, rivestimento per pavimentazioni in voga nel passato e ormai sorpassato. Ma quello che molti non sanno è che una pavimentazione in PVC non è la medesima cosa di una pavimentazione in linoleum. Ne è, invece, una evoluzione che negli ultimi anni si è ritagliata una discreta fetta di mercato sia nell’ambito delle nuove costruzioni sia, in particolare, nel settore delle ristrutturazioni, che le recenti stime del CRESME indicano come il motore grazie al quale potrà ripartire l’edilizia in Italia, dopo tanti (troppi) anni di crisi.
Tra le aziende che producono pavimenti in PVC di altissima qualità c’è Gerflor, da 70 anni tra i protagonisti nella realizzazione di pavimenti resilienti per interni, con un’offerta dedicata sia alle applicazioni professionali per molteplici settori sia al mondo residenziale.
Grazie alle recenti tecnologie, il pavimento in PVC ha potuto raggiungere un grado di tecnica e di resa estetica senza pari che ha consentito di replicare in modo più che realistico i decori di legno, pietre e ceramiche con l’aggiunta di tutte le caratteristiche tecniche tipiche del PVC (bassi spessori, leggerezza, resistenza, acustica).
Come è comprensibile, le aspettative estetiche richieste in ambito residenziale sono altissime e per questo, alla ricerca tecnologica, va affiancata la ricerca di eleganza e bellezza. In Gerflor, per esempio, esiste una divisione Stile che fa capo a Gino Venturelli, designer italiano trapiantato in Francia, attualmente art director dell’azienda e che viene da un’esperienza di oltre vent’anni nel campo ceramico.
Il designer italiano Gino Venturelli, direttore creativo per il Gruppo Gerflor
Ediltecnico. Gino Venturelli, ci sintetizza il suo percorso professionale. Dalla ceramica al PVC: perché?
Gino Venturelli. Appena laureato in disegno industriale e tecnologia ceramica ho iniziato la mia carriera in laboratorio, per essere precisi nel laboratorio ricerca e sviluppo della Floor Grès, incaricato di studiare i nuovi prodotti per il marchio leader nel settore architettura. Ho presto compreso che il mio futuro non sarebbe stato in un laboratorio, ma ho capito che un designer non può assolutamente prescindere dalla profonda e approfondita conoscenza della tecnologia di fabbricazione. Nel periodo di permanenza in Floor Gres ebbi inoltre il privilegio di seguire in diretta i progetti di Michele De Lucchi per una nuova linea di rivestimenti in bicottura. Dalla Florim passai poi alla Mirage per seguire la promozione sugli architetti e seguire i grandi progetti pubblici. Fu in quel momento che presi coscienza di un grosso problema …
Ediltecnico. Non può fermarsi qui! A quale problema allude?
Gino Venturelli. Mi accorsi del grande vuoto culturale che esisteva nella valutazione e nella scelta dei materiali da pavimentazione, scrissi quindi un libro che rappresentava la guida semplificata al mondo dei materiali ceramici per orientare la scelta, non sulla marca, ma sulle peculiarità tecniche del prodotto. Il libro finì in mano a Franco Stefani che, dopo una consulenza sul prodotto da posare nella nuova sede corporate System, mi volle con lui per seguire la comunicazione ed il marketing del gruppo. Esperienza estremamente stimolante fino al lancio della Rotocolor nel ’92, poi rientrai nel ceramico per seguire con Emilio Mussini un progetto ambizioso: il lancio del marchio Lea Ceramiche. Fu proprio con Emilio che ebbi l’opportunità di ritornare ad occuparmi di prodotto, a partire dalla sua ideazione.
Ediltecnico. Fu allora che le venne il desiderio di andare all’estero?
Gino Venturelli. Alcune occasioni sono uniche nella vita, soprattutto quando si è sognata tutta la vita un’esperienza estera, quindi accettai la proposta del gruppo GIS di seguire la direzione artistica di Vitromex, in Messico. Restai in Messico quasi 5 anni durante i quali mi occupai prevalentemente di sviluppare prodotti per il mercato statunitense sia nell’ambito piastrelle, che sanitari e stoviglieria. Esperienza unica per stimoli ed orizzonti. Al rientro mi ritrovai dove ero partito, mi venne infatti offerta la direzione marketing del gruppo Florim dove restai fino ad intraprendere la libera professione come socio di una grande agenzia di comunicazione prima: l’Omniadvert, poi in qualità di consulente marketing e designer in outsourcing.
Ediltecnico. … e passò la barricata: dalla ceramica al PVC …
Gino Venturelli. In realtà, l’approdo al PVC è stato graduale e dolce, già da anni seguivo aziende nel settore della pelle, del marmo e della carta d’apparati in parallelo al core business nel ceramico, quindi non ho avuto alcun dubbio nel passaggio a questo materiale versatile dalle potenzialità fantastiche. Oggi sono un professionista maturo che si occupa dello sviluppo e lancio nuovi prodotti per un grande gruppo multinazionale con enormi potenzialità che spaziano dall’avvento del digitale alla trasformazione eco-sostenibile del prodotto.
Con 2750 dipendenti distribuiti su 23 filiali, 10 stabilimenti produttivi e piattaforme logistiche, Gerflor si è specializzata nella fornitura di prodotti innovativi e soluzioni di design in grado di rispondere alle esigenze dei clienti in tutto il mondo.
Ediltecnico. Nell’introduzione a questa nostra chiacchierata abbiamo detto che 9 persone su 10, se interrogate a proposito, confondono il PVC con il linoleum. Di più: tanti pensano al PVC come a un materiale freddo, impersonale non adatto agli ambienti domestici e residenziali. Cosa direbbe per smentire queste convinzioni?
Gino Venturelli. Credo di essere entrato in questo settore con gli stessi preconcetti della gente comune, con l’aggravante di essere un designer specialista in superfici!
Il pavimento in PVC in effetti rappresenta l’evoluzione del vecchio pavimento in linoleum che, fra parentesi, non corrisponde assolutamente all’idea di un prodotto bio, trattandosi di materiale vegetale riciclato, sì, ma anche di resine e di varie sostanze chimiche atte a compattare e stabilizzare il prodotto.
Ediltecnico. Quindi il pavimento in PVC è in plastica, giusto?
Gino Venturelli. Sbagliato. Il PVC non è la plastica e nasce con una formulazione che utilizza meno del 50% di derivati dal petrolio con una forte tendenza a sostituire gradualmente i componenti con prodotti a base vegetale. Il prodotto Gerflor non ha emissioni di solventi come accade spesso per i laminati plastici, mobili compresi, quindi è perfettamente compatibile con l’uso domestico, dove riproduce coerentemente sia l’aspetto estetico che tattile del materiale naturale al quale si ispira. Invito tutti a fare una verifica empirica personale mettendo a confronto un vero parquet ligneo, una piastrella, un marmo, un parquet laminato ed un listone di PVC, scoprirete che il PVC non solo è meno “plastico” di quanto immaginato, ma offre un calore visivo e tattile ben superiore ad altri materiali. In aggiunta, pensiamo alla facilità di posa, alla fono-assorbenza ed alla facilità di pulizia per convincerci che questo nuovo prodotto non è poi tanto male….
Il 2015 è un anno importante per Gerflor che la vede impegnata in un grande progetto di espan-sione con il lancio del nuovo brand di pavimenti in PVC: LVT Virtuo.
Ediltecnico. Un’ultima domanda, approfittando della sua visione internazionale. In Italia il CRESME fa stime confortanti per il futuro dell’edilizia. Dalla sua esperienza in Gerflor, sta avvertendo un cambiamento nei mercati finora bloccati dalla crisi?
Gino Venturelli. Premetto che non è materia di studio specifica del mio ruolo, ma ho regolarmente accesso a informazioni che permettono di formulare un pensiero. Intanto, non è possibile dare un quadro generale, ogni mercato vive di una complessità di fattori che vanno dal macro andamento dell’economia, agli incentivi per l’edilizia.
Ediltecnico. Allora rimaniamo a casa nostra. Esaminiamo la situazione in Italia?
Gino Venturelli. La casa in Italia ha rappresentato fin dal dopoguerra un valore primario e solo attraverso la crisi questo modello è stato rimesso in discussione, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Preso atto degli errori, spero che in futuro si faccia tesoro del “valore casa” nell’ottica di proseguire l’incentivazione sulle ristrutturazioni e adeguamento energetico, ma soprattutto si possano fare delle scelte coraggiose nella qualificazione di interi quartieri e zone industriali costruite malamente o assolutamente invivibili. Il nostro è un territorio delicato e prima di intervenire sul nuovo, invito a fare mille riflessioni su ciò che può essere cambiato del vecchio.
Ediltecnico. Allude al tema della riqualificazione dell’ambiente costruito e di quello urbano?
Gino Venturelli. Siamo pieni di capannoni abbandonati ed in disuso, di quartieri popolari malsani ed invivibili, il nuovo modello abitativo permette di ripartire dalla demolizione di fabbricati nati dalla cementificazione selvaggia degli anni ’70 con progetti sostenibili che coniugano la qualità della vita alla prossimità del luogo di lavoro.
Un modello di urbanistica che attinge dall’esperienza storica positiva dei Comuni e che nell’attualità, ho verificato di persona, funziona perfettamente sia in Cina che negli Stati Uniti.