Detto da uno che ne fa largo uso sembrerebbe ipocrita come affermazione e, difatti, il titolo era volutamente provocativo. Allo stesso tempo devo confessarvi che c’è del vero in queste parole, non credete?
Con la nascita dei social media, di twitter in particolar modo, ci siamo trovati a fronteggiare un’evoluzione nell’ambito della divulgazione dell’informazione e del blogging: sempre meno blog, sempre più account twitter, e quindi sempre meno contenuti di qualità in favore della velocità a cui viaggia la microinformazione.
Per quanto sia vero che la microinformazione sia oramai alla base del sistema comunicativo di internet, rimango dell’idea che alle fondamenta di questo sistema vi siano ancora i contenuti di qualità.
Per essere chiari possiamo distinguere gli utenti del web in due categorie: i creatori di contenuti, ossia coloro che alimentano sul web il fuoco ardente delle passioni e delle notizie di qualità, e i distributori – che, come in una vera azienda, riescono a trarre i loro profitti dalla semplice condivisione dei contenuti altrui.
Sono il primo ad essere consapevole che oggi basta un account twitter, qualche strumento di analisi e un sistema di condivisione automatica dei contenuti per far schizzare alle stelle la nostra audience sui social media. Ma questo non ci da il diritto di presentarci, nella nostra headline di twitter, come esperti di personal branding.
Tutto ciò che è social è nato dalla condivisione, e la condivisione ha come oggetto principale i contenuti: non vi sarebbe microinformazione senza un’informazione primaria.