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Perchè il 1. marzo comprerò un libro, ma non parteciperò al flash mob.

Creato il 06 febbraio 2014 da Sdemetz @stedem

Alcuni giorni fa, nel mio gironzolare quotidiano su facebook, ho trovato l’invito a un evento:

Flash Mob Letterario, 1. Marzo. Compra un libro.

FLASH MOB LETTERARIO
Senza tanto pensare, come spesso accade sui social, ho cliccato subito: partecipa! Insomma, la parola letterario mi è piaciuta e tutte le iniziative volte a stimolare la lettura trovano il mio pieno appoggio.

Poi però mi sono fermata a pensare. Flash mob letterario. Flash Mob? Cioè?

Questa iniziativa sta riscuotendo un grande successo in rete (in questo momento, mentre scrivo, sono 6.000 i partecipanti). Ma è davvero un flash mob? Nel sottotitolo semplicemente si dice: compra un libro.

Lo so che sono un po’ tignosa talvolta, ma il primo pensiero che mi è venuto è il seguente: se tutti andiamo a comprare un libro nella nostra libreria di fiducia, abbiamo partecipato a un flash mob? E la seconda domanda è stata: che cavolo è davvero un flash mob?

Per capire meglio, ho fatto un po’ di ricerche sulla storia del flash mob e sul suo senso, che ho riassunto nel mio piccolo dizionario.

Senza andare a riscrivere tutto, qui mi interessa fare una riflessione un po’ diversa, legata proprio alla confusione che aleggia intorno alle parole nel mondo degli eventi.

Le parole sono importanti. A maggior ragione se devono definire l’effimero e l’impalpabile.

Sono dunque andata nel web, ho cercato su twitter poi ho fatto la stessa cosa su youtube e vimeo e google e così via. E ho scoperto che c’è davvero un po’ di confusione. Ci tengo a fare una premessa: nel mio essere un po’ cocciuta sull’uso severo delle parole, sono altresì consapevole che il linguaggio è dinamico e che nell’uso le parole spesso si ritrovano con sensi originari spariti e nuovi sensi che s’impongono . Ciò è naturale. Tuttavia, nel caso del flash mob credo ci sia alla base una sorta di pigrizia (o furbizia) linguistica.

Il vocabolario dei raduni

Quando diverse persone si radunano in un certo luogo possiamo avere un evento, una manifestazione, una dimostrazione, un’iniziativa o, appunto, un flash mob.

Per spiegare le differenze, mi appoggio alla Treccani, limitandomi ai sensi pertinenti a questo blog: sensible event management.

Evento:

Avvenimento, caso, fatto che è avvenuto o che potrà avvenire.

(…) grandi e., avvenimenti di grande importanza (in origine con riferimento a importanti competizioni sportive, sul modello dell’ingl. great event, e oggi esteso a qualunque manifestazione o spettacolo che attiri il pubblico). 

L’evento per me è in realtà qualcosa di più, manca in questa definizione l’ampiezza semantica, ma per questo rimando nuovamente al dizionario sul mio sito. Prendiamo comunque per buona questa definizione, che aiuta a definire il campo.

Manifestazione:

Forma di protesta o espressione dei sentimenti di una collettività o di un gruppo di persone, attuata sfilando per le strade oppure radunandosi in massa in luogo pubblico, e rendendo noto mediante discorsi, slogan, scritte su cartelli e striscioni il proprio atteggiamento relativamente a determinati fatti politici, sindacali, sociali, ecc. (…)

Spettacolo pubblico, destinato a largo concorso di popolo: una martistica,musicalepirotecnicamsportiva, complesso di gare o di incontri sportivi tenuti in luogo pubblico.

Dimostrazione:

Manifestazione collettiva di volontà popolare, per lo più di natura politica o sindacale, che si svolge di solito mediante cortei attraverso le vie cittadine o mediante raduni, per far giungere ai responsabili della vita politica o amministrativa la propria protesta o le proprie richieste.

Iniziativa:

L’attività stessa, l’impresa, l’azione ideata e promossa: un’i. editoriale che ha avuto grande successo; favorire il buon esito dell’i.; far fallire le i. di pace. 

Flash mob:

Riunione di gruppo improvvisata, che si organizza mediante una convocazione a catena inoltrata su siti Internet o tramite messaggi di posta elettronica, durante la quale i partecipanti compiono un’azione collettiva. ◆ [tit.] Anche a Roma sbarca la «mania» del flash-mob con inviti via e-mail [testo] Diffusissima negli Stati Uniti e in Giappone la moda dei flash mob sta prendendo piede anche in Italia. Si tratta di mobilitazioni improvvise che coinvolgono centinaia di persone reclutate con inviti a catena tramite mail. Ai convocati viene chiesto di recarsi in un luogo pubblico dove riceveranno ulteriori informazioni sul da farsi. Il tutto dura pochi minuti. Una folla di sconosciuti appare ad un’ora prestabilita nel luogo prescelto, compie azioni apparentemente senza senso e poi si dissolve. Lo scopo è solo quello di divertirsi

Ecco qui il punto!

Nel blog Bookshelf, ho trovato questa spiegazione relativa al flash mob letterario:

L’idea è semplice, ovvero recarsi in libreria sabato I° Marzo e fare un acquisto, in un flash mob atipico, esteso a tutta l’Italia e a tutta la giornata, magari scattando anche una foto da pubblicare in rete a testimonianza della propria adesione all’iniziativa.

Alla faccia dell’atipico mi verrebbe da dire, perché questa iniziativa (parola che effettivamente viene usata) non ha davvero nulla, ma proprio nulla del flash mob. Tanto per essere chiari, l’Oxford Dictionary lo definisce così:

a large public gathering at which people perform an unusual or seemingly random act and then disperse, typically organized by means of the Internet or social media:

Le parole chiave sono:

  1. large public
  2. unusual random act
  3. disperse
  4. organized by means of the internet.

Il punto 1. ce lo auguriamo tutti per il flash mob letterario e il punto 4. è evidente, ma la natura vera (punti di 2. e 3.) sono assenti. Cioè l’anima del flash mob non c’è. E la tanta gente e un tam tam nel web non sono sufficienti perché un raduno si trasformi in  flash mob. E oltretutto in questo caso mancherà pure il raduno, perché ognuno a andrà da solo nella sua libreria.

“Eh, ma come sei fanatica, in fondo – mi direte – è un’azione positiva, perché mira a far comprare più libri alla gente”.

Si, è vero, ma nel mio fanatismo ritengo che proprio chi  promuove la cultura dovrebbe usare il linguaggio in modo corretto. La lettura di un libro – oltre all’immersione in nuovi universi – è anche un’occasione per imparare a rispettare le parole e i loro sensi. E ritengo che soprattutto chi tratta temi sulla lettura, i libri, la cultura in genere dovrebbe stare più attento e non essere vittima di facili (o pigre) semplificazioni. Forse di questo mio fanatismo porta la  colpa il mio professore di filosofia al liceo, che nelle interrogazioni si arrabbiava davvero tanto e non se non sapevamo chi avesse scritto la “Critica alla ragion pura”, ma soprattutto se usavamo le parole in modo approssimativo e scorretto.

E allora: questo flash mob letterario non è un flash mob. Chi lo promuove probabilmente è vittima del diffusissimo uso improprio di questa espressione.

Nella mia ricerca nel web ho trovato che il flash mob in Italia è usato davvero quasi solo per dimostrazioni politiche o sociali, o per impacchettare in modo furbesco una festa. L’anglicismo probabilmente fa sembrare tutto più giovane, più moderno, più global.

Come ad esempio questa festa di carnevale:

falso flahmob

O ancora, questa (importante) dimostrazione:

falso flash mob

In questo caso basta leggere l’articolo per capire che non si è trattato di flash mob.

E allora, che fare?  E soprattutto: che parole usare? Iniziativa letteraria?

A dire il vero non saprei e sono pure consapevole che il successo di questa azione promossa da Caffeina, si deve forse proprio all’aver preferito flash mob, una parola che oggi è di moda, alla noiosa e vetusta iniziativa.

Ma ecco, usare in modo scorretto le parole è come vendere fischi per fiaschi. In Italia il flash mob mi pare sia ormai sinonimo di dimostrazione politica, manifestazione o iniziativa. Ed è un peccato, per il flash mob, quello vero, contiene in sé una carica energetica e un po’ di follia, una scintilla che scardina i conformismi e fa divertire e giocare. Tutte cose che in questo modo rischiamo di perdere.


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