Oggi, sui siti e blog che si occupano di libri, troviamo svariate proposte di lettura sulla Liberazione. Il tema è incentrato soprattutto sulla lotta partigiana. Il patrimonio letterario di questo genere in nostro possesso è grande e importante. Scrittori eccezionali, dopo la fine della guerra, sentirono l'impellenza di testimoniare, pubblicando libri sulla loro esperienza di resistenza, lotta e liberazione, creando in questo modo un'eredità di cui ancora godiamo. Eppure questa eredità sembra non bastare più. Oggi pare emergere una realtà tenuta nascosta per lungo tempo: siamo un popolo dalla doppia anima. Siamo stati vincitori, ma anche vinti. I nostri nonni potevano essere partigiani, oppure fascisti, perire nelle fosse Ardeatine o nelle Foibe. In questi ultimi anni la questione continua a sollevare polemiche, quasi sempre inconcludenti. Io credo che la nostra generazione abbia deciso di abbandonare tale spazio di discussione. O, forse, non gli è mai appartenuto. Mancano scrittori giovani che tentino, su entrambi i campi ideologici di appartenenza, di analizzare la materia sulla scia della memoria lasciata dai loro nonni. Non parlo solo di testimonianze. Penso anche a storie inventate, romanzi e racconti, che analizzino il passato, così come la metamorfosi che la memoria ha subito, fino ad arrivare alla schizofrenia in cui il nostro Paese è pericolosamente caduto. Abbiamo bisogno di una nuova letteratura che sappia parlare onestamente di una questione antica. Perché le polemiche non possono farci comprendere argomenti così complessi. La letteratura, invece, sì.Magazine Cultura
Oggi, sui siti e blog che si occupano di libri, troviamo svariate proposte di lettura sulla Liberazione. Il tema è incentrato soprattutto sulla lotta partigiana. Il patrimonio letterario di questo genere in nostro possesso è grande e importante. Scrittori eccezionali, dopo la fine della guerra, sentirono l'impellenza di testimoniare, pubblicando libri sulla loro esperienza di resistenza, lotta e liberazione, creando in questo modo un'eredità di cui ancora godiamo. Eppure questa eredità sembra non bastare più. Oggi pare emergere una realtà tenuta nascosta per lungo tempo: siamo un popolo dalla doppia anima. Siamo stati vincitori, ma anche vinti. I nostri nonni potevano essere partigiani, oppure fascisti, perire nelle fosse Ardeatine o nelle Foibe. In questi ultimi anni la questione continua a sollevare polemiche, quasi sempre inconcludenti. Io credo che la nostra generazione abbia deciso di abbandonare tale spazio di discussione. O, forse, non gli è mai appartenuto. Mancano scrittori giovani che tentino, su entrambi i campi ideologici di appartenenza, di analizzare la materia sulla scia della memoria lasciata dai loro nonni. Non parlo solo di testimonianze. Penso anche a storie inventate, romanzi e racconti, che analizzino il passato, così come la metamorfosi che la memoria ha subito, fino ad arrivare alla schizofrenia in cui il nostro Paese è pericolosamente caduto. Abbiamo bisogno di una nuova letteratura che sappia parlare onestamente di una questione antica. Perché le polemiche non possono farci comprendere argomenti così complessi. La letteratura, invece, sì.Potrebbero interessarti anche :
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