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Perché il quartiere Asakusa mi è rimasto nel cuore

Da Marika L

“Asaksa”, come lo pronunciano i giapponesi, è probabilmente il quartiere di Tokyo che mi è piaciuto di più, sia perché si avvicina a quell’immagine tradizionale che tutti conserviamo nella nostra testa e sia perché, rispetto al resto della città, è molto più semplice e disordinato. Per quanto possa essere disordinato un quartiere giapponese.

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Questa zona deve la sua fama ad uno dei templi buddisti più famosi dell’intero Giappone nonché il più antico della capitale: il Senso-ji. Secondo la leggenda, due fratelli pescarono una statuetta della dea Kannon e, nonostante tutti i tentativi di rigettarla nel fiume, essa ritornava sempre da loro. Infatti questo edificio sacro ha anche un secondo nome: Asakusa Kannon.

Per arrivare alla porta principale bisogna attraversare la Nakamise Dori, una strada ricca di botteghe (qui potrete acquistare souvenir a prezzi accessibili) e di angoli dedicati allo streetfood. E’ davvero impressionante la quantità di persone che popolano questa zona ed è bello notare come gli stessi giapponesi siano in netta maggioranza rispetto ai turisti.

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Rivenditore di Takoyaki ad Asakusa

La prima porta da oltrepassare si chiama Kaminarimon (Porta del tuono), la seconda Hazomon. Lo spettacolo che segue ha un impatto visivo molto elevato, da qui si ha una panoramica completa non solo del tempio Senso-ji, ma anche della pagoda a cinque piani che lo affianca. Prima di addentrarvi, non dimenticate di purificarvi l’anima nelle Tsukubai, le fontane antistanti. L’usanza comune prevede di sciacquare sia le mani che la bocca.

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Rituale di purificazione ad Asakusa

Nel meraviglioso spiazzale, simbolo di Asakusa, è possibile pescare il proprio Omikuji, ovvero un biglietto contente una predizione divina che viene estratta dopo l’inserimento di una monetina in un distributore simile a quello delle caramelle o dei ciondoli per il cellulare (E’ proprio il caso di dirlo: la modernità non risparmia niente e nessuno!). Se la predizione è negativa si usa attaccare il proprio omikuji ad un pino in modo che la cattiva sorte rimanga attaccata all’albero piuttosto che al malcapitato di turno.

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Pagoda di Asakusa

Dopo aver srotolato il mio biglietto ho capito che, probabilmente, sarò la persona più sfigata sulla faccia della Terra.
Oracolo, ma che ti ho fatto?

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