Va bene il citazionismo sfrenato senza il quale sarebbe stato difficile definire il radicalchicchismo, va bene la capacità di immaginare il futuro, va bene, è pur sempre un film di Moretti che fai, non lo vedi?
Ma senza voler fare del becero spoiler oppure una lista di sì, no, però, ho solo un paio di considerazioni di quelle che fai quando ti vergogni di prendere il cellulare in mano, illuminarlo nel buio della sala, per vedere quanto manca.
Il problema dei film di Nanni Moretti è Moretti, che deve sempre per forza fare la morale a tutto, guardare quasi in camera e fare la morale. E’ facile con certi presupposti sparare sulla chiesa e dire, per esempio, “no, non credo” davanti a cento cardinali. Sei Moretti, per di più interpreti uno psicoanalista, non ci vuole poi molto.
Il problema dei film di Nanni Moretti sono le aspettative. Nello specifico questo è ben fatto – è corale e veramente molto ironico in certi momenti – ma sarebbe bastato non forzare sempre tutto per strappare la risata rumorosa e sarebbe stato un film fatto bene alla Moretti sì, ma piacevole.
E invece no – sacrilega, come ti permetti! – Habemus Papam non è piacevole. Lo è fino ad un certo punto, poi stanca irreparabilmente; ad un inizio fortissimo corrisponde un seguito banale con qualche punta divertente che provoca reazioni più sulla fiducia che sull’effettiva ironia di quello che si sta vedendo.
E questo, insieme alle aspettative, è un altro problema dei film di Moretti: il pubblico. Fuori tra una sigaretta e due chiacchiere si notava immediatamente la devozione, sempre più disillusa dai tempi, di chi ancora una volta è in fila per vedere un film, sperando di poter uscire gridando al miracolo e un po’ più compiaciuto di essere dalla parte giusta.
Si ride e piace sempre e comunque perché è Moretti, perché è il film sul papa, sul potere e sulla paura del potere. E si ride fortissimo, mica in maniera sommessa. E allora l’illuminazione è arrivata tra l’ultima risata fatta e la mia noia che andava avanti da un po’: a parte il beneficio della garanzia della quale godono, i film di Moretti sono per noi il corrispettivo dei cinepanettoni. Una sicurezza.
Quanto a me, consapevolmente, ci casco sempre nella sua trappola ma questa volta quello che più mi resta è il pezzo di Mercedes Sosa e i cardinali che battono le mani. Forse perché c’avevo il ciclo e sono una romanticona, in fondo.
Per il resto mi piacerebbe leggere una critica di quelle non schierate né da un lato – genio! – né dall’altro – offensivo! – ma alla fine che vuoi fare “E’ una condanna essere il più bravo. Perché io sono il più bravo”. E questa è un’altra sicurezza spendibile, in maniera diversa, sia da una parte che dall’altra.
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