Prima di cominciare qualsiasi discorso è necessario darvi un po' di definizioni. Cominciamo con l’economia, la scienza che studia i sistemi sociali che interessano beni e servizi, sviluppando teorie che possano spiegare l’andamento dei prezzi e dei flussi monetari, tramite strumenti matematici.
Quando si parla di prezzi, i primi fattori da andare a valutare sono la domanda e l’offerta. La curva di domanda economica è l'andamento della quantità richiesta di un bene nel mercato, al variare del prezzo. L'andamento dei beni messi a disposizione sul mercato, sempre al variare del prezzo, sono chiamati “curva dell'offerta economica”.
Con la crisi economica si ha avuto un forte calo della domanda, per motivi che andrò ad esporvi successivamente, sia in quantità che in qualità. Dato che la massima disponibilità di risorse sul pianeta è decisa solo dalla natura, si è reso necessario un intervento degli stati sulla domanda economica.
Migliorare la domanda non si tratta solo di incentivare la richiesta di beni di qualità ma anche di una giusta distribuzione statistica tra le fasce sociali.
In Europa, e soprattutto in Italia, con le recenti politiche economiche per la stabilità finanziaria, si è accentuato di molto questo fenomeno: la realtà è che pochi ricchi diventano sempre più ricchi, e tanti poveri diventano sempre più poveri. Ciò non riguarda solo i cittadini, ma c’è un forte squilibrio anche tra le piccole-medie imprese e le grandi aziende multinazionali.
Prezzo di domanda e offerta
L’area Euro, ossia l’insieme dei paesi che hanno come moneta unica l’Euro, ha tentato di mettere in piedi delle regole che non creassero destabilizzazioni economiche, denominate “Patto di stabilità”. E’ evidente che il “patto” ha fallito, perché la stragrande maggioranza dei paesi dell’unione monetaria Europea hanno avuto famiglie e imprese che hanno accumulato un debito troppo elevato.Questa situazione tuttora sta causando tanti problemi, con famiglie che sono finite in mezzo alla strada, tantissime imprese che sono fallite e addirittura qualche stato adesso rischia il deault. Le uniche che si sono salvate, non a caso, sono state le grandi realtà come qualche storica azienda nazionale e le solide multinazionali.
Molti stati, soprattutto quelli con una fiscalità trasparente, hanno avuto in questi anni bassissime entrate di capitali. Questo accade grazie al meccanismo dei paradisi fiscali, la grande piaga dell’economia internazionale, che danno modo a tutte le multinazionali di fatturare enormi guadagni senza pagare tasse.
Accade così che, con questa situazione, la domanda tende naturalmente a diminuire facendo di conseguenza calare anche la produzione di beni e servizi, che genereranno fallimenti nel settore industriale. Un impresa che fallisce genera disoccupati, che a loro volta fanno diminuire ancora di più la domanda… Fino a degradare completamente tutto il tessuto economico-sociale.
Un concetto interessante che va leggermente approfondito è quello di ciclo economico. Un ciclo economico è formato da ripresa, prosperità, recessione e depressione.
Ciclo economico
Molte volte nella storia le fasi di questo ciclo hanno caratterizzato pesantemente la società, nel bene e nel male. Dopo un lungo periodo di prosperità siamo arrivati alla recessione e ci stiamo avviando in un periodo di depressione economica con bassi livelli di produzione e vendite, fallimenti aziendali e alti livelli di disoccupazione.
Questo periodo negativo non compensa affatto la prosperità che ha vissuto la generazione dei miei genitori, per questo sarebbe stato necessario equilibrare il ciclo economico usando gli effetti positivi della prosperità per limitare poi quelli negativi della depressione. Tutto ciò non è stato fatto, proprio perché la classe dirigente e politica ha pensato prima di tutto ad arricchirsi e non si è preoccupata di guardare al futuro, che oggi è il nostro triste presente.
Come se non bastasse, l’industria Italiana si è dovuta confrontare con una realtà competitiva sempre più globalizzata e senza regole, la quale ha dovuto adeguarsi con licenziamenti, diminuzione dei salari, aumento dei posti di lavoro precari a discapito di quelli a tempo indeterminato.
Come può un industriale onesto competere con chi ha un industria in Congo che per operai usa dei bambini che lavorano praticamente gratis? E' normale che il mercato del lavoro peggiori sempre più.
Le fasce sociali più deboli sono diventate più vulnerabili alla disoccupazione ed alla diminuzione del reddito, proprio perché non riescono a metter dei risparmi da parte. Non meravigliamoci che in questi anni siano aumentati l’evasione fiscale, il lavoro nero e la corruzione, nonché i clientelismi.
L’immagine del plebeo che lecca i piedi al ricco signore sta tornando prepotentemente di normalità: quanti genitori sarebbero disposti ad umiliarsi per sistemare i propri figli?Dai piani alti poi, nel pubblico come nel privato, non è che si faccia molto per cambiare questa situazione: mancano le iniziative per individuare e valorizzare le risorse intellettuali del nostro paese, le quali sono fondamentali per permettere al nostro settore produttivo di tornare a competere ad alti livelli, così da poter aumentare e migliorare i salari.
In Europa, nonostante i problemi ambientali attuali, ancora non è stata creata una struttura normativa tale da orientare il sistema produttivo verso obiettivi sostenibili per l’ambiente e la collettività, incentivando l’innovazione e la ricerca.
Prima della crisi speculativa italiana, il governo, anziché aumentare le tasse, ha deciso di fare dei tagli nel settore dei servizi ai cittadini. Questa scelta, che può essere condivisibile, non può però essere protratta troppo a lungo se non si vuole abbassare la qualità della vita più di quanto lo è già.
Le tasse sono importanti, importantissime, perché permettono a tutti di avere accesso alla salute, all'istruzione e a tanti altri servizi. "Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali istruzione, sicurezza, ambiente e salute", diceva anni fa l'ex ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, venuto a mancare poco tempo fa.
Per questo vanno ripristinate, costretti dalla crisi, ma create in modo da disincentivare i comportamenti negativi per la società. Se pagare meno tasse può significare una condotta sociale positiva, allora questa è la nuova strada da percorrere. Tanto per citare un esempio, l’anidride carbonica, che è uno dei gas che causa l’effetto serra, è uno di quei sottoprodotti industriali che potrebbero essere tassati con effetti molto positivi.
Il sistema produttivo attuale invece non è realmente indirizzato da politiche orientate allo sviluppo industriale. Si è instaurato un sistema di favori reciproci tra la classe politica, gli imprenditori e la criminalità organizzata, lo scarso senso democratico e la mancanza di trasparenza favoriscono la staticità della situazione attuale in Italia, ostacolando così i nuovi imprenditori indipendentemente dalle loro capacità, togliendo la priorità alla tutela della salute e dell’ambiente..
Tutte queste politiche sbagliate promuovono una staticità dannosa per le attività produttive che, per essere al passo con la concorrenza, devono attuare soluzioni svantaggiose per la collettività, sia se chiedono aiuto allo stato, sia se continuano a produrre sempre con i soliti metodi, sia se si rivolgono alla malavita organizzata.
L’egoismo sociale è il tumore di questa economia malsanaSenza legami e solidarietà tra le fasce sociali si finisce per perdere il contatto con la realtà entrando in una dimensione in cui la felicità corrisponde solo ai guadagni economici. Una politica atta ad accrescere i capitali già esistenti dei soliti noti non può che essere un ostacolo al cambiamento. Bisogna perciò favorire la formazione di nuovi capitali, incentivando chi ha il coraggio di innovare, anziché tutelare chi si preoccupa soltanto di difendere i suoi guadagni ostacolando una concorrenza leale.
L’attuale economia italiana non si è ancora adeguata alla realtà proprio perché la politica economica è legata a logiche clientelistiche e lobbistiche. Le industrie italiane più forti non sono sempre quelle che fanno prodotti migliori, che inquinano di meno o che risparmiamo più energia di tutti, ma spesso sono quelle che hanno i favori dei politici o della criminalità organizzata per i motivi più vari. La protezione degli ecosistemi più belli del pianeta o la semplice gestione dei rifiuti sono così diventati impossibili con le attuali condizioni.
Alcuni hanno pensato di privatizzare questi settori ormai ingovernabili, ma gli effetti sono stati a dir poco insoddisfacenti. Con un etica industriale di basso livello come quella italiana, dove il guadagno ad ogni costo è la priorità, qualsiasi gestione privata diventa un pericolo per tutti i cittadini.
Ci sono centinaia di casi in Italia, che non citerò, di privatizzazioni mal riuscite. La cosa peggiore di tutte è che, se dei cittadini hanno dei diritti da far valere, spesso si hanno le mani legate contro l’enorme potenza economica e l'influenza politica delle aziende dei settori privati, le quali il più delle volte sono legate fortemente con i politici regionali o con la mafia.
Qualcuno potrebbe dire che questo accade anche per il settore pubblico, e dovrebbe guardarsi bene dal gettare fango sul privato, ma in questo caso una situazione sgradevole può essere cambiata dagli elettori in qualsiasi momento, se la democrazia funziona. Al contrario, nel settore privato, difficilmente si può mettere mano su ciò che è proprietà di altri.
Il tempo della crescita economica è ormai finito, ora bisogna puntare alla valorizzazione delle risorse che già si hanno. Una maggiore qualità della produzione, sotto ogni aspetto che può venirvi in mente, deve diventare l’obiettivo principale.
Sarà questa economia di qualità a darci la capacità di guardare avanti, con l’ottica di un futuro positivo per l’umanità e per il nostro pianeta.
Per saperne di più:
- Dopo la crisi - sbilanciamoci.info
- Wikipedia
- Come depredare il sud del mondo - Altraeconomia