Più che un QE2 (come atteso dai mercati), la Bce ha aggiustato il tiro alle misure già in esistenti, introducendo, tuttavia, alcuni elementi di novità.
In dettaglio la banca centrale ha assunto le seguenti decisioni:
- Ha tagliato dello 0.10% il tasso di deposito delle banche presso BCE, portandolo a -0.30%. I mercati si attendevano un taglio di più robusto.
- Ha esteso l'acquisto dei titoli fino a marzo 2017 (originariamente settembre 2016), salvo ulteriori differimenti, ma lasciando invariato a 60 miliardi di euro il volume di acquisti mensili. Il mancato aumento del volume di acquisti è stato l'elemento di maggior disappunto per il mercati, dato che si attendevano un aumento di acquisti dai 10 ai 20 miliardi aggiuntivi al mese.
- Ha deciso che gli acquisti includeranno anche i titoli emessi dalle regioni o enti locali. Si tratta principalmente di titoli riconducibili soprattutto ad alcuni Lander tedeschi e alcune regioni autonome spagnole.
- Ha deciso la continuazione della fornitura alle banche di liquidità illimitata a tasso fisso, fino a fine 2017.
- Ha determinato, inoltre, che la banca centrale reinvestirà i rimborsi dei titoli che verranno a scadenza nell'ambito degli acquisti effettuati attraverso il Qe. Ma poiché i titoli acquistabili nell'ambito del programma del Qe devono avere vita residua superiore ai 2 anni al momento dell'acquisto, se ne deduce che i primi titoli acquistati giungeranno a scadenza solo nel 2017. Ciò conferma la possibilità di ulteriori estensioni del programma di stimoli monetari, oltre marzo 2017.
Dato il quadro appena accennato (crescita stabile e previsioni di inflazione in calo) le misure adottate non appaiono troppo robuste, ed è probabile che la Bce, nell'ambito delle decisioni assunte ieri, abbia voluto lasciare la porta aperta ad eventuali ulteriori stimoli monetari e che abbia voluto giocare di anticipo rispetto alle decisioni che la Federal Reserve assumerà nella riunione di metà dicembre. Infatti, l'apprezzamento dell'euro che si è registrato ieri sui mercati contribuisce a dar maggiore sostegno alla Fed nell'aumento dei tassi di interesse nella prossima riunione. Sotto questo aspetto è probabile che la Bce abbia voluto anticipare la Fed (varando misure inferiori alle aspettative di mercato) e tenersi qualche colpo in canna qualora i dati che giungeranno nei prossimi mesi dovessero dimostrarsi inferiori alle aspettative e lontani dai target della Bce. Sotto questo punto di vista, l'impatto dell'eventuale aumento dei tassi Usa sul cambio eur/usd, unitamente al prezzo del petrolio e ai dati sull'attività economica in Eurozona e sull'inflazione, saranno fattori determinanti per capire se la Bce avrà bisogno di implementare nuovi stimoli monetari per riportare l'inflazione verso il target del 2%.
Dato quanto appena detto, se i prossimi dati dovessero deludere le attese, è probabile che si possa giungere ad un ampliamento del Qe; contrariamente, se i dati dovessero confermare la ripresa, questi finiranno per riflettersi sugli utili societari (che cresceranno) e pertanto diventerà meno esigente aumentare gli acquisti dei titoli.