Magazine Fotografia
Ripropongo qui il post che ho scritto ieri sera sull'altro mio blog, perchè frutto di una lunga riflessione, studio e ricerca.
Scusate il doppione ma ci tengo.
"La fotografia stenopeica, pur dal sapore antico, ha una filosofia che si stacca dagli altri modi di fare fotografie: ci fa riappropriare delle nostre sensazioni, gustare di nuovo la capacità di guardare, analizzando i contenuti e apprezzando i vari aspetti che ci vengono proposti o che vogliamo proporre.
Perchè la sostanziale differenza con la fotografia "tradizionale" è proprio l'approccio con il quale il fotografo si avvicina al soggetto da riprendere. E' il tempo impiegato per la ripresa. Ma soprattutto diverso è il rapporto uomo/macchina.
In una parola: la semplicità.
Dice Franco Vaccari: "il fascino di questo tipo di fotografia è che in essa si incontrano il minimo di complicazione strumentale con il massimo di magia dei risultati... questa combinazione è fonte di benessere psicofisico, come si verifica ogni volta che si ottengono buoni risultati con il un risparmio di energia..."
Come suggerisce giustamente Vincenzo Marzocchini: "la fotografia stenopeica crea le condizioni (lunghi tempi di esposizione) per un ascolto prolungato del mondo circostante, stimolando un nostro lento ma efficace passaggio dal guardare al vedere [...]"
Un'altra parola: il tempo.
La paura di perder tempo, ma ancor di più l'ansia di guadagnare tempo, sono oramai la costante tipica del nostro tempo, del nostro modo di produrre, di condurre la vita, di consumare. Anche le immagini vengono consumate ad un ritmo vertiginoso, tanto da rendere un "passa tempo" un pericoloso vortice di "recupera tempo".Nella fotografia stenopeica il tempo è necessariamente lungo, ed il semplice atto di guardare può diventare davvero l'atto di riflettere.
Ma forse è qualcosa di più, "è un modo di raccogliere immagini nel modo più puro" ci dice il maestro Paolo Gioli, che però aggiunge "è il più complicato, e davvero maledetto, perchè ti viene tolto addirittura quello di cui tutti si sono subito preoccupati, il mirino [...] con il foro stenopeico questo è cancellato: è negata la traguardazione, l'inquadratura".
Con questa piccola testimonianza voglio rinnovare di nuovo il mio amore per questa disciplina, così unica e solitaria, così unica da rendermi un solitario pieno di amici e riproporre una delle foto che più amo, scattata appunto con la "scatola delle magie" come la chiama il mio amico Franco."
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