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Quando
da piccolo passavo davanti alle vetrine dei tabaccai rimanevo sempre
con la bocca aperta; era chiaro sin da allora che la pipa esercitava su
di me un fascino magnetico che, se da un lato mi avvicinava al mondo dei
"grandi", dall'altro rappresentava qualcosa di più di un semplice
strumento da fumo. Senza nemmeno sapere di cosa si trattava, imparavo a
memoria i nomi dei marchi esposti: gli accendini Zippo, le pipe Ser
Jacopo, Mastro de Paja, Dunhill e, un nome su tutti, Savinelli. Tanto lo
vedevo ricorrere che per me dire "pipa" e dire "Savinelli" era come
dire la stessa cosa.Qualche anno
più tardi, deciso a provare l'ebbrezza della radica e scartata l'idea
della pittoresca - ma apparentemente poco affidabile - pipa di
pannocchia, chiesi al tabaccaio proprio una Savinelli da battaglia, una
bent billiard che più classica di così proprio non si poteva. I primi
tempi mi sentivo un dio e non facevo tanto caso all'oggetto pipa, preso
com'ero da pensieri quali Cazzo, finalmente ho una pipa dopo tanti anni che volevo provare e Evviva, finalmente potrò fumare tabacchi alla ciliegia e alla vaniglia (...si,
erano proprio altri tempi). Progredendo nella mia scoperta di questo
magnifico e multiforme mondo, messo leggermente in secondo piano
l'aspetto "degustativo" ho incominciato ad interessarmi al lato estetico
dell'oggetto-pipa.Prendevo
spesso in mano la Savinelli da combattimento. La osservavo attentamente
alla ricerca di qualcosa che catturasse la mia attenzione: si, bella,
assomiglia a quella di Magritte, ma... non sapevo cosa non mi
convincesse. Nel frattempo i mesi passavano, i gusti si affinavano e
andavano in direzioni diverse. Le cose non cambiavano, anzi. Alla fine
no, la pipa proprio non mi convinceva più. Siccome mi dispiaceva che
rimanesse "ferma", la regalai ad un carissimo amico che voleva imparare a
fumare. Nel frattempo non ero
rimasto fermo con le acquisizioni, e anzi, perseveravo ad acquistare
Savinelli, ancora attratto dai miei atavici luoghi comuni. Piano piano
però cominciava a diffondersi a tutte le Savinelli che avevo tra le mani
lo stesso sentimento di No, non ci siamo che avevo avuto con la
prima. E si che avevo pure una Standing e una Punto Oro (punzonatura a 4
cifre dei bei tempi andati), che insomma, non saranno state grandissime
pipe ma erano pur sempre meglio delle entry-level da venti euro: no,
niente da fare. Oramai ogni
volta che passavo davanti ai tabaccai veneziani con Savinelli in vetrina
non riuscivo a trattenere un certo fastidio ed era perciò evidente che i
miei problemi riguardavano il rapporto col marchio e non con i singoli
articoli. Ho provato a chiedermi il perché di questo mio cambiamento di
gusti, giungendo ad una serie di conclusioni di cui vi rendo partecipi. Primo:
ho notato materiali e tecniche apparentemente di scarso livello.
Chiaro, non si pretendono radiche fiammate sulle serie Oscar, ma anche
su certe pipe a tiratura limitata ho trovato radiche non sempre
eccezionali, con quello stucco che sembra dirti Sulle prime non mi vedi ma poi quando mi vedi ti mordi le dita perché è tutto pieno di pezze e ti ho fregato.
Non parliamo poi della verniciatura che, va bene che parliamo di pipe
industriali, ma converrete che vedere una pipa trattata come una mela
caramellata, con quell'effetto specchio vorrei ma non posso, non è proprio il massimo.E
poi, gli shape. Ultimamente trovo le interpretazioni di Savinelli da
6+. Fossi un insegnante di italiano che commenta un tema, direi che
l'alunno è rimasto dentro la traccia e ha avuto qualche spunto che però
non è riuscito a sviluppare (aggiungo: qualche imprecisione
ortografica). Mi sembra in altre parole di trovarmi davanti ad un
prodotto da mera sufficienza, che non va oltre alla banale
riproposizione del capostipite. Che so, ci fosse una veretta, una forma
del bocchino un tantino meno goffa... il massimo che ho visto è il
ricorso al bocchino in metacrilato dai mille color, alla maniera delle
pipe di Croci, che francamente reputo un pugno su un occhio (confesso
che la mia Standing, che avevo acquistato in un momento di profonda
rabbia giusto per dire "butto via i soldi", apparteneva a questa
categoria). Ma non basta un bocchino a fare bella una pipa dove già la
radica è lavorata in modo poco soddisfacente. Altra
cosa che non mi va giù è l'aggiunta, in alcune serie di particolari
che con la pipa hanno ben poco a che fare e sconfinano nel peggior
kitsch: vada per la veretta in argento, ma che senso hanno la ghiera
antivento o i diamanti incastonati nella radica, o peggio ancora la
foderatura in cuoio, che stanno alla pipa come un pinguino ai tropici?
Quando si dice che il peggio non è mai morto... Tirando
le somme, sembra di trovarsi davanti alle chitarre da trecento euro che
si vendono nei negozi di musica. Strumenti ottimi per "sbirciare" e
cominciare, ma nettamente inferiori dal punto di vista funzionale e
ancora di più da quello estetico: tavole armoniche con un dito di
vernice a spruzzo, palette che si rendono ridicole nel tentativo di
imitare un disegno Ramirez, Fleta o peggio ancora granadino... insomma,
un delirio. Continuando con
questo paragone, mentre nel campo delle chitarre, generalmente, se vai
sui 1000 euro già trovi qualcosa di sensibilmente migliore rispetto agli
strumenti da 150, che è un prezzo onestissimo per cominciare, con
Savinelli questo non succede. Mi è capitato di vedere pipe Savinelli
vendute a 200/250 euro - cifra abbastanza ragguardevole - che però non
si distanziavano in modo netto, se non nella confezione e in altri
dettagli di poco conto, dalle gamme entry-level. I motivi li ho
analizzati poc'anzi.Per carità,
lungi da me il dettar legge, anzi, se non siete d'accordo ditemelo
esplicitamente, ne sarò ben contento e sarà occasione per un sano
confronto. Devo dire però che mi trovo abbastanza "saldo" in queste mie
recenti considerazioni savinelliane.