Magazine Politica

Perché Letta non può cadere

Creato il 25 agosto 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Perché Letta non può cadereAlla vigilia della fondazione di Forza Italia, l’allora segretario della Democrazia Cristiana, Mino Martinazzoli, incontrò segretamente Giuliano Urbani e Silvio Berlusconi. Il deputato centrista si trovò di fronte un imprenditore sfacciato che, sondaggi di Pilo alla mano, sembrava pronto a tuffarsi in politica. Il Cavaliere paventava per le successive elezioni un’imminente vittoria delle sinistre, se non si fosse costituito prima un rassemblement delle forze moderate, una coalizione attorno ad un programma innovativo e fortemente liberista. Martinazzoli assistette incredulo a quelle farneticazioni: da moroteo non poteva svilire l’anima sociale del popolarismo. Dopo un’ora buona di soliloquio berlusconiano, l’onorevole rodato sbottò: “dottore, la politica non si fa col pallottoliere”. Aveva torto, l’ultimo leader del Ppi. Maledettamente torto.Il difetto di prospettiva è in realtà un malanno patologico della nostra classe dirigente, una sorta di psicosi che altera le valutazioni di ogni categoria sociale. L’uomo di partito si disinteressa delle ricadute finanziarie di un provvedimento populistico, i giornalisti scrivono opinioni a dispetto dei fatti, e così via.L’Italia di oggi presenta le medesime idiosincrasie. Gli osservatori politici, di questi tempi, si divertono a pronosticare una sciagurata crisi di governo. Come se stessero sfogliando i petali di una margherita appassita, puntano le proprie fortune su una defezione pidiellina o su uno sgambetto renziano, sulle dimissioni settembrine o sulla sfiducia ad inverno inoltrato. I Nostradamus in questione, però, dimenticano alcuni fattori centrali. Nella fattispecie scordano due scadenze, due eventi che condizioneranno giocoforza l’agenda politica del Parlamento.Il primo vincolo è il semestre di presidenza europeo, in cui l’Italia è chiamata a svolgere un ruolo di primaria importanza. E’ ipotizzabile lo scoppio di una crisi istituzionale a ridosso di un impegno di siffatta portata? La risposta deve essere ovviamente negativa: arrivare all’appuntamento con un Esecutivo in carica solo per gli affari correnti sarebbe un suicidio. Una prova così tangibile d’instabilità farebbe schizzare lo spread e porterebbe in tempesta i mercati, esponendo non soltanto il paese, ma l’intera eurozona ad una crisi congiunturale dai confini incerti. Inoltre Napolitano non lo permetterebbe mai: dovesse graziare Berlusconi o supplicare Grillo, il Colle non abiurerebbe comunque alla sua funzione moderatrice, di guida, di faro nel porto delle larghe intese.
Il secondo ostacolo alla crisi ha ragioni squisitamente interne: l’attesa per la pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità o meno del Porcellum è ormai giunta al termine. Siamo agli sgoccioli, in dirittura d’arrivo. L’esito del verdetto appare scontato: non si può pretendere che la Corte avalli un sistema col quale agli elettori viene di fatto inibita la possibilità di esprimere una preferenza. Questa insulsa normativa, nata male e cresciuta peggio, criticata da tutti e boicottata da nessuno, ha sovradimensionato il peso delle segreterie, minando al contempo la libertà di scelta dei cittadini. Di rilievi tecnici per sottolineare le contraddizioni con lo spirito del dettato costituzionale se ne troveranno a bizzeffe. Giungere ad elezioni anticipate nel breve periodo vorrebbe dire ignorare l’imminente pronuncia d’illegittimità e quindi esporre successivamente il Parlamento dei neo-eletti ad un’accusa assai fondata: l’essere tecnicamente “abusivo”, ivi considerata la presenza fra gli scranni di una classe politica non già selezionata dal basso, ma calata dall’alto. Ora, è plausibile che Napolitano, l’unico col potere di sciogliere le Camere, possa correre il rischio di concludere questa legislatura anzitempo per inaugurarne una ancor più fragile, destinata a sciogliersi come neve al sole? Senza contare gli oneri finanziari di una simile condotta, il Quirinale sarebbe disposto – di fronte alla platea internazionale degli osservatori – ad indire elezioni per ben due volte in un anno?I Sallusti vari dicono di sì o, peggio ancora, nemmeno si pongono il problema. Coloro che tifano accanitamente per la crisi nella speranza che cali la notte della Repubblica preferiscono ignorare la realpolitik, invocando la resa dei conti. Una scelta del tutto legittima: c'è chi serve il lettore e chi serve l'editore. Questione di priorità.G.L.
Perché Letta non può cadere

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :