Lo spread sale… lo spread scende… ecchissenefrega, verrebbe da dire.
E invece no!
Lo spread, almeno la definizione che ci interessa è «la differenza fra due tassi di interesse». Lo spread che ci allieta o ci affligge, si riferisce ai tassi sui titoli pubblici in particolare tra quelli emessi dallo Stato italiano con scadenza a 10 anni (si chiamano BTp, cioè Buoni del Tesoro poliennali) e quelli emessi dalla Germania, i cui titoli pubblici a 10 anni si chiamano Bund.
Quindi il famigerato spread che occupa le pagine dei giornali è il divario BTp-Bund a 10 anni, cioè la differenza fra i due tassi. Nel momento in cui scrivo i tassi sui BTp a 10 anni sono al 4,73% e i tassi sui Bund a 10 anni sono a 1,32%. Facendo la sottrazione (4,73-1,32) concludiamo che lo spread è di 3,40 punti (ovvero 340 punti base). Per comprendere l’importanza di questo indice occorre sapere che i tassi sono determinati dai mercati finanziari sulla base della fiducia che gli operatori accordano all’ente emittente (debitore-Stato). Più è alto questo tasso e più significa che lo stato che emette i titoli non è affidabile e quindi paga di più a coloro i quali gli prestano i soldi.
Fatte le debite premesse eccoci alla questione.
Ma perché lo spread è così importante? Per almeno tre ragioni:
Prima ragione: se lo Stato italiano spende di più per interessi e non dobbiamo aumentare il deficit vuol dire che dovremo ridurre altre spese o aumentare le imposte. E si tratta di miliardi di euro: perciò è interesse di tutti i cittadini (o meglio di coloro che le tasse le pagano) avere uno spread più basso possibile.
Seconda ragione: se lo Stato italiano paga più interessi dello Stato tedesco finisce che anche le imprese italiane pagheranno tassi più alti rispetto alle imprese tedesche. Quindi, le imprese italiane si trovano svantaggiate rispetto alle imprese tedesche.
Terza ragione: se i risparmiatori – italiani e stranieri – che sottoscrivono i titoli pubblici italiani perdono fiducia nel debitore-Stato, le conseguenze possono essere terribili. Questo vale soprattutto per il nostro paese che vanta un grande debito pubblico (cioè la somma di tutti i titoli di stato emessi). Se il mercato non rinnova i titoli lo Stato italiano fallisce, la fiducia di imprese e famiglie crolla, l’economia affonda e si scatena una crisi gravissima, con ripercussioni internazionali.
Quindi la prossima volta che sentirete qualcuno che dice che non gli importa un fico secco dello spread, sapete come rispondergli.