In questi ultimi giorni sono nuovamente ossessionato da Medium. Non sto parlando della serie tv con Patricia Arquette (che nel frattempo è terminata e la sua protagonista e a casa ad accarezzare il suo Oscar per Boyhood), anche perché questo non è Seriesly e io non voglio rubare il lavoro a Fabrizio Busillo.
Parlo invece della piattaforma nata nel 2012 da due che non sono proprio gli ultimi arrivati: Evan Williams e Biz Stone, già responsabili di gran parte delle mie perdite di tempo avendo loro creato Twitter. Ne avevo già parlato mesi fa in questo post, ma ora Medium è migliorato ulteriormente e sento nuovamente l’esigenza di parlarne. Voi assecondatemi.
In due parole, che cos’è Medium? È una piattaforma nata per condividere storie. Chiunque può farlo in modo semplice, immediato e bello da vedere. Ed è allo stesso tempo un ottimo sistema per scoprire contenuti interessanti.
Vi spiego, quindi, perché dal mio punto di vista (cioè quello di una persona che ogni tanto produce anche contenuti) Medium è molto figo.
Perché è bello da vedersi
Se c’è una cosa che la società moderna ci ha insegnato è che la bellezza conta (e tanto). Questa è una delle caratteristiche distintive di Medium: è graficamente bello da vedersi. Ora, io ci capisco poco di grafica, ma sono in grado di riconoscere quando una cosa è appagante per la vista. Medium colpisce perché tutti i dettagli sono al loro posto e aiutano a costruire un’esperienza di lettura chiara e pulita.
Perché, come dice Britney, What You See Is What You Get
Anche l’esperienza di scrittura è, perdonatemi la ripetizione, “bella”. Su Medium, grazie all’editor WYSIWYG (che non è la sigla di un nuovo gruppo terroristico, ma sta per “What You See is What You Get”) mentre si scrivono le proprie storie queste vengono già visualizzate nel loro layout finale. Le possibilità di personalizzare il testo si limitano alle modifiche relative allo stile o all’inserimento dei contenuti multimediali, ma il lato positivo è che l’autore non deve preoccuparsi di alcun altro dettaglio relativo alla formattazione e all’impaginazione del testo. E chi gestisce un blog sa quanto questo possa portare via tempo prezioso.
Perché non bisogna perdere tempo con le impostazioni
Come già accennato, non ci sono fronzoli o complicati parametri da modificare. La pagina profilo degli autori (che contiene anche l’elenco di tutti i post scritti da quella persona) è uguale per tutti, eccetto ovviamente la possibilità di personalizzare la propria immagine profilo, l’immagine di sfondo e la propria bio. Potrebbe sembrare un aspetto di monotonia, in realtà dal mio punto di vista questo consente di eliminare altre distrazioni e mettere al centro i contenuti.
Perché ora si possono anche importare storie
Quando avevo mosso i primi passi su Medium avevo visto un enorme potenziale. C’erano però alcune lacune: una di queste era l’eccessiva “chiusura” della piattaforma. Siccome sono potente e influencereinvece, di recente è stata introdotta la possibilità di importare storie da siti esterni. Come ho fatto ad esempio quando ho scritto la breve storia del blog.
Perché ora si può scrivere anche dal bagno
Altro punto a sfavore che avevo riscontrato in Medium era la limitatezza dell’app per smartphone e tablet. Era infatti possibile utilizzarla solamente per leggere (e raccomandare) storie, ma non per scriverle. Con l’aggiornamento rilasciato qualche giorno fa anche questa pecca è stata cancellata. Anche se di strada ce n’è ancora da fare, visto che le bozze delle storie che vengono scritte dalle app vengono salvate solo localmente sul dispositivo e non sincronizzate sulla piattaforma. In altre parole, non è ancora possibile iniziare a scrivere una storia sull’ipad mentre si è in bagno e finirla in pausa pranzo dal computer dell’ufficio.
Questi sono i motivi principali che mi hanno convinto a tornare ad utilizzare Medium. Vi invito caldamente a seguirmi anche lì, dove probabilmente troveranno spazio le mie riflessioni personali che su Signorponza.com avrebbero meno senso.