Come mai l’essere umano è così, irrimediabilmente, insicuro? Anche quello che sembra più fiero in realtà nasconde insicurezze che non sospetteremmo mai. Perché?
E perché l’uomo passa la propria esistenza a nascondere queste insicurezze, adottando comportamenti a volte diametralmente opposti (le persone troppo sicure in realtà, lo sappiamo, sono estremamente fragili) che non fanno altro che alimentare questo senso di inadeguatezza?
Come mai me ne esco con un argomento del genere? Perché io sono l’emblema dell’insicurezza. Sono l’insicurezza per antonomasia e pure se mi affanno ogni giorno per sembrare l’essere più forte del mondo, in realtà sono fragile come uno specchio. E come in uno specchio mi rifletto costantemente. Passo la mia esistenza a riflettermi e riflettere su me stessa, su quello che sono, su chi sono stata, dove voglio andare, cosa voglio fare della mia vita. Sui passi che non ho fatto perché non mi credevo in grado di farli, sulle scelte che ho compiuto e che ho sbagliato.
Siamo esseri imperfetti, noi uomini. Siamo essere perfettibili, però. Questa è l’unica certezza di cui dispongo. Possiamo migliorarci, sempre e ovunque, dipende solo da noi. Come possiamo peggiorare. E farci del male. E noi uomini siamo proprio bravi a farci del male. Io poi sono un genio in questo. Se faccio dieci cose bene e una male, state pur certi che mi struggerò tutto il giorno per quell’insuccesso piuttosto che gloriarmi ed essere orgogliosa per i traguardi raggiunti. Io guardo sempre il bicchiere mezzo vuoto, anche se la mia ragione mi impone di guardare il lato positivo di quel bicchiere.
Poi magari mi riprendo, mi impongo di essere più forte, di non pensarci, mi guardo intorno e cerco di essere grata per tutto quello che ho, che è tanto. O forse sarebbe meglio dire che non è poco. Ecco, di nuovo il bicchiere mezzo vuoto che ritorna…. J
Mi domando il perché di tutto questo. Se l’uomo non fosse così insicuro, forse il mondo sarebbe un posto migliore? O, per ridimensionare il tutto, una persona sicura è una persona più appagata e felice, o forse le insicurezze ci impongono un’autocritica costante e quindi ci portano a un certo miglioramento?
Sono forse le insicurezze a renderci, paradossalmente, più forti nel momento in cui le superiamo? O perlomeno proviamo a sormontarle? Sono necessarie per lo sviluppo dell’individuo?
Perché un insuccesso ha un impatto emozionale più devastante rispetto a un traguardo faticosamente raggiunto che dovrebbe dare invece mille gioie e soddisfazioni?
Forse sono solo io, forse per voi non è così e ne sono davvero felice. Io sono troppo istintiva e umorale, sono una perfezionista incallita e orgogliosa. Seguo più l’istinto della ragione ( e penso ve ne siate accorti!), seguo i miei entusiasmi e assecondo le miei repentine perdite di interesse: accetto passivamente questi balzi in alto e in basso di umore e passione, invece che soffermarmi sulla ragione degli stessi.
Vorrei alzarmi domani ed essere libera da condizionamenti e insicurezze. Vorrei eliminare quella morsa che mi prende lo stomaco, mi fa venire il magone, mi trascina giù senza motivo. Perché non c’è mai un motivo. Le insicurezze non sono mai giustificate. Eppure io le ho, voi probabilmente a modo vostro le avete. Ogni individuo porta, come dire, la sua “croce”.
Il mio viaggio australiano, come ho avuto modo di ribadire già altrove, ha da una parte rafforzato il mio spirito ma mi ha anche riempito di insicurezze. E sinceramente non capisco perché. Mi sento più forte nelle situazioni di lavoro, dove occorre professionalità e sangue freddo (prima della cura australiana mi partiva l’embolo ogni secondo sul lavoro, con capi e colleghi indistintamente) ma quando si tratta di relazioni affettive o qualcuno mette in discussione le mie capacità personali sono un vero disastro. Cado nel baratro facilmente. Grazie a Dio, mi riprendo durante la caduta libera, prima di schiantarmi definitivamente al suolo.
Ma davvero, non capisco il senso di tutto questo. Sono l’Araba Fenice di me stessa: mi incenerisco e rinasco dalla mie ceneri da sola. Faccio tutto io. E’ normale tutto questo? Prima o poi ci sarà l’evoluzione e la smetterò di massacrarmi testa e cuore o non c’è speranza? Mi prenderete per pazza, ma spero che tra di voi ci sia qualcuno che mi capisca.
Perché l’Araba Fenice era una tipa tosta: si inceneriva e rinasceva ogni 500 anni, mica come me che compio metaforicamente il rito quasi quotidianamente! Lei rinasce più forte, io ho come l’ impressione, ogni volta, di acquistare e perdere qualcosa. Devo smetterla.
Magari le insicurezze aiutano a migliorarci. Ma spesso sono come zavorre che ci impediscono di prendere il volo al momento giusto. E quando, faticosamente o pigramente ce ne liberiamo, forse è troppo tardi per realizzare i propri sogni.
La Maga Fenice