Magazine Psicologia
Molto spesso mi capita di sentire tra le persone le seguenti affermazioni: “non riesco a innamorarmi…mi innamoro sempre della persona sbagliata…ho sempre lo stesso incubo”. La coazione a ripetere, in altre culture chiamata “karma” o “destino negativo”, è una caratteristica per asserire la propria esistenza e quindi la propria identità nel mondo, nella società, nelle relazioni. Tipico atteggiamento di questo meccanismo è la cosiddetta mentalità della vittima, la quale imputa le cause del proprio destino a eventi o a persone esterne, non prendendosi mai la responsabilità piena della propria vita. La relazione affettiva e quella erotica hanno bisogno, invece, di tutti quegli elementi necessari per “buttare via” gli “abiti vecchi”, per guardare al nuovo e per accettare il conflitto dentro di sé. Conflitto che molto spesso è sinonimo di ignoto, di turbamento, di mistero: ancorati alle proprie certezze e sicurezze, si ha paura di affrontare ciò che non è conosciuto, ciò che è inconsueto, l’Ombra.
Si tende a ripetere e a trovare partner dalle caratteristiche simili alle relazioni precedenti, ad avere modalità di interazioni sempre uguali, schematiche, ripetitive. Il cambiamento, invece, agito anche a livello terapeutico, prevede il superamento e l’elaborazione delle proprie resistenze, delle proprie difese, dei ricordi negativi e dei desideri negati. Le difficoltà emergono quando la persona ripete le stesse esperienze, nucleo della propria nevrosi, quasi che nulla di nuovo possa accadere, nuove domande per cercare nuove risposte.
Il transfert in terapia prevede l’oscillazione tra attrazione e paura, tra interesse ed estraneità, tra le fantasie e la ridicolizzazione di esse. Freud nominò perturbante tutto ciò che muove affetti contrastanti, contraddittori, in cui la paura si coniuga alla fascinazione, l’attrazione alla vergogna. Il terapeuta svela ciò che nel “familiare”, nel consueto è stranamente inquietante, cioè l’alter ego del soggetto, il suo gemello sconosciuto, la sua ombra. Infatti, nell’area del desiderio e della seduzione, paura e fascinazione sono sempre strettamente congiunte, così come la scissione tra l’oggetto “buono” e l’oggetto “cattivo”, frutto delle fantasie nevrotiche che animano il soggetto.
L’attaccamento a modalità fusionali e appagamenti illusori nella relazione amorosa è un altro ostacolo a questo processo di evoluzione, di cambiamento, in quanto tutte le energie sono impegnate a tutelare uno spazio protetto, difeso, quello della fragilità dell’Io. In un lavoro terapeutico il compito di chi aiuta è quello di contenere le ansie e le frustrazioni della persona che si esprimono, in questo caso, nel chiedere amore, nella coazione a ripetere, nel potere sull’altro o nella rinuncia masochistica.
La persona che ha conosciuto in terapia uno “sguardo” nuovo potrà “guardarsi” in modo diverso, vedrà l’altro come persona e non come oggetto. Molto importante, a questo proposito, è la comunicazione empatica : il terapeuta assume su di sé le sofferenze espresse dalla persona e le elabora insieme a lui, creando un clima di accoglimento e di fiducia, per arrivare non solo al riconoscimento delle proprie fragilità, dei propri desideri inappagati, della propria immaginazione, della propria storia, ma anche e soprattutto a conoscere e riconoscere in maniera più ampia, l’amore dentro di sé. Claudia Sposini, psicologa
I suoi ultimi articoli
-
L'uso dell'iPad nella ricerca con bambini e adolescenti
-
Cyberbullismo: Digital Food Days
-
Nasce il gruppo "cyberbullismo e adolescenza" su FB: un luogo dedicato alle vittime di cyberbullismo
-
Si fa ancora troppo poco contro il cyberbullismo: la mia lettera/iniziativa al Corriere della Sera