Perché non riusciamo ancora a prevedere i terremoti
Creato il 03 maggio 2015 da Gianluca1
10mila morti. E
ancora una volta un evento sismico ci coglie impreparati, al punto che viene
spontaneo chiedersi come, nonostante i progressi della scienza, non sia ancora
possibile prevedere un terremoto. Eppure è così. Di fronte alle bizzarrie della
tettonica a zolle, la disciplina che spiega le dinamiche della deriva dei
continenti, l'uomo brancola nel buio. Il problema è che nessuno è in grado di
indagare adeguatamente le profondità della terra, per capire dove si sta accumulando
energia, pronta a manifestarsi sottoforma di un evento sismico. Siamo peraltro all'oscuro
di molte faglie (fratture rocciose legate ai terremoti) che potrebbero
provocare scosse telluriche ovunque, da un momento all'altro. Di Katmandu sappiamo
che sorge su un territorio altamente sismico, dove la placca indiana spinge su
quella euroasiatica, ma non di più. Nella migliore delle ipotesi, quindi, siamo
capaci di individuare una zona potenzialmente a rischio, ma non affermare se un
terremoto potrà verificarsi domani, fra cento o mille anni.
Il caso più noto
riguarda la faglia di Sant'Andrea, in California, che divide la placca
nordamericana da quella pacifica, e il famigerato Big One. I sismologi
ribadiscono che ci sarà un grosso terremoto in California, ma senza stabilire
una data. Parkfield è un centro che sorge proprio sulla faglia, dove ogni
ventidue anni si verifica un forte sisma. Da tempo si studia il territorio per
poter avanzare una valida teoria che permetta di prevedere l'arrivo di una
scossa. Per ora il risultato migliore riguarda un terremoto previsto per il
1993, avvenuto nel 2004. Non proprio confortante. Al 2005 risalgono invece le
ricerche più approfondite sul Big One. I sismologi prevedono un terremoto
catastrofico entro il 2035 che, nel 67% dei casi, colpirà Los Angeles con una
magnitudo superiore a 7 (in Nepal è stata di 7,8). Nel 2007 arriva la conferma
dello Uniform California Earthquake Rupture Forecast: entro trent'anni, con una
probabilità del 99,7%, la California sarà colpita da un evento sismico di
magnitudo superiore a 6,7.
Ma la difficoltà
di prevedere efficacemente un fenomeno naturale non riguarda solo la
sismologia. Pensiamo ai vulcani. Anche in questo caso, spesso, gli eventi sono
improvvisi e lasciano poco spazio all'intervento umano. Se non a livello
preventivo. Sei giorni fa, l'ultimo episodio. Il vulcano Calbuco, in Cile, fra
i più pericolosi vulcani della zona, ha eruttato dopo oltre quarant'anni di
silenzio. Non è stato difficile predisporre un piano di evacuazione perché le
scosse sismiche, che di norma precedono un'eruzione, venivano monitorate già da
qualche ora. Ma nessuno poteva preannunciare con largo anticipo la sua attività
esplosiva. Anche gli ultimi studi sul Vesuvio sono vaghi. Ricerche ipotizzano
un'imminente eruzione, ma nessuno sa dire quando avverrà di preciso. Le
previsioni sono solo di natura statistica. La ricostruzione storica dice che il
Vesuvio erutta su larga scala ogni mille anni e su media scala ogni
quattrocento, cinquecento anni. L'ultima potente eruzione risale al 1631, ma il
risultato di qualunque calcolo non sarebbe in fondo così diverso dall'opportunità
offerta da un manuale di astrologia.
Infine, la
climatologia. Lasciando perdere le previsioni del tempo tradizionali, che frequentemente
fanno cilecca, basta dare uno sguardo alle ricerche sull'effetto serra e le
possibili conseguenze del surriscaldamento globale. Gli scienziati da più di
venti anni prevedono un incremento costante delle temperature su scala globale,
con gravissime ripercussioni a livello ambientale. Ma un nuovo studio
australiano pubblicato su Nature Climate Change, sfata questa teoria, affermando
che la crescita della temperatura superficiale terrestre è rallentata negli
ultimi anni. Il motivo? Gli alisei, i venti costanti che spirano verso
l'equatore, che ultimamente starebbero soffiando con maggiore intensità, spingendo
gli strati di acqua calda in profondità. Il fenomeno provocherebbe un
raffreddamento delle aree circostanti, con un abbassamento medio delle
temperature. Insomma, le previsioni in questo caso ci sono, ma la loro
attendibilità è ancora tutta da provare.
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