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Perché odio l’Italia

Creato il 08 luglio 2013 da Pietro Acquistapace

Oggi dovevo fare una cosa semplice semplice: andare in questura per ritirare il mio passaporto nuovo. Per farlo dalla città grande dove vivo (nella città grande ci sono più occasioni per morire di fame) sono tornato apposta al paesino dove vive mia mamma con la sua televisione. Mi sveglio e vado nella città media tanto attenta al decoro, da cui il paesino amministrativamente dipende.

Giro un’ora e noto che la decorosa città media non ha più un solo parcheggio che non sia a pagamento, il giramento di palle cresce e Gesù mi vuole meno bene. Dopo un’ora decido di usare tutti i soldi nelle mie tasche, ben 2 euro, per pagare uno spazio pubblico dove fermare la mia auto bloccando momentaneamente gli introiti di qualche compagnia petrolifera. Inserisco la mia bella monetina e prendo il biglietto che mi autorizza a non guidare per ben 2 ore; la macchinetta non mi fornisce resto. Colpa mia, avrei dovuto leggere prima l’avvertimento minuscolo in un angolo e mendicare un cambio moneta ai passanti.

Vado in questura pronto a litigare con i vigili che mi metteranno la multa dopo due ore, e mi preparo a spiegare che se la coda allo sportello mi impedisce di tornare a inserire nuove monetine non è propriamente lo stesso di chi abbandona la vettura per andare liberamente a farsi i fatti suoi. Arrivo in questura e trovo una bambina italianissima figlia di donna italianissima correre urlante per la sala d’attesa. Rischio l’arresto quando mando a quel paese l’italianissima madre incapace nel momento in cui questa chiede al signor poliziotto-allo-sportello se può saltare la coda in quanto detentrice di figlia rompicoglioni (che lei definisce però “piccola”). Come farsi forte dei propri limiti…

Ma non è finita. Infatti un italianissimo ragazzotto alla consegna della documentazione allo sportello, aggiunge che il passaporto gli serve subito in quanto deve fare il visto. Bello vedere come il viaggiare sia ancora cosa sconosciuta ai miei concittadini. Tocca a me, finalmente. Evviva! Presento il mio bel foglietto dove sugli stampati 15 gg di attesa dalla consegna, un solerte funzionario tracciò a suo tempo una riga correggendo in 30gg. E mi viene detto che i passaporti non sono ancora pronti chiedendo se devo partire a breve. Quindi se io dovessi mentire avrei una corsia preferenziale, benissimo. Mi viene dato un numero di telefono dove chiamare dopo una settimana e ripetuto di comunicare se dovessi partire. Direi invasione della sfera privata ed istigazione alla menzogna.

Torno a casa alquanto deluso dal mio paese che non mi permette nemmeno di essere un bravo cittadino, e nel mentre l’autista furbo di turno supera sulla destra tutta la coda (me compreso) per fare una rotonda nella corsa riservata ai bus. Su di un muro splendida retorica italiana: un “Topola ti amerò per sempre” cancellato da una riga; evidentemente “per sempre” è un concetto relativo. Posso finalmente arrivare a casa e restare allibito di fronte al telegiornale che parla di un paese a caso, ma comunque non il mio.

Italia, tu non mi vedi più!


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