Lamento per la distruzione di Gerusalemme
Salmo. Di Asaf.
O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti:
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto Gerusalemme in macerie.Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici.Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme
e nessuno seppelliva.Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini,
lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno.
Fino a quando sarai adirato, Signore: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia?
Riversa il tuo sdegno sulle genti che non ti riconoscono
e sui regni che non invocano il tuo nome,
perché hanno divorato Giacobbe,
hanno devastato la sua dimora.
Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!
Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome.
Perché le genti dovrebbero dire:
“Dov’è il loro Dio?”.
Si conosca tra le genti, sotto i nostri occhi,
la vendetta per il sangue versato dei tuoi servi.
Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la grandezza del tuo braccio
salva i condannati a morte.
Fa’ ricadere sette volte sui nostri vicini, dentro di loro,
l’insulto con cui ti hanno insultato, Signore.
E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di generazione in generazione narreremo la tua lode.
Ciao, amici carissimi.
Oggi ho voluto riportare un salmo dalla Bibbia, una’antica preghiera ebrea.
Siete scandalizzati? siete inorriditi dalla sua inattualità e dalla sua incomprensibilità?
Non scandalizzatevi, non inorridite (ben altri sono gli scandali e gli orrori); anzi, pregare è ancora un gesto naturale e pulito che ci rende la nostra dimensione di uomini.
Pregare è un gesto semplice ed umile, dignitoso, intelligente, razionale e irrazionale nello stesso tempo, comunque sia, immortale perchè senza tempo.
Sui contenuti si può discutere fino alla fine del tempo, ogni fedele esprime le proprie preghiere, si rivolge al proprio Dio o alla propria idea di Bene, non è di questo che intendo discutere. Sulla tragicità stessa del salmo, anche qui potremmo discutere per intere notti e per interi giorni, potremmo trovare alcune espressioni persino sconvenienti ed equivoche…ma non voglio puntare l’attenzione nemmeno sul contenuto della preghiera specifica.
Intendo invece volgere lo sguardo solo sulla pratica della preghiera, pratica che sopravvive degnamente nel mondo solo grazie ai religiosi, alle monache, ai monaci, agli asceti; ma sopravvive anche forse indegnamente grazie alle persone normali, come noi, persone secolari, che vivono nel mondo e che non per questo la disconoscono.
E’ comprensibile la ragione del perché questa pratica sia caduta da tempo in disgrazia; nel passato pregava l’ignorante, pregava il miserabile, pregava il nobile comunque afflitto da gravi preoccupazioni, e la preghiera era l’atto normale della vita quotidiana.
Nel presente non è detto che l’ignorante ed il miserabile preghino, anzi, il mondo tecnologico ha insegnato loro che pregare non serve, è un gesto puerile e insensato, superstizioso, di chi si attende da un’entità inesistente un intervento che dipende solo dalla nostra stessa volontà. Nel frattempo l’ignorante è diventato sempre meno ignaro, il miserabile sempre meno sprovveduto e preda delle angherie del più forte…quindi alla preghiera è subentrata una forma diretta e consapevole di difesa dei propri diritti, e sen non di difesa, di reclamo degli stessi.
Il nobile aristocratico è stato sostituito dal ricco borghese che un giorno si accorge come il suo antenato che il potere dei soldi ha un limite, ha un potere contenuto e non infinito; da qui la paradossale conseguenza che mentre il miserabile per lo più non prega più, il ricco continua a pregare quando si trova di fronte al limite oggettivo delle sue possibilità.
La fede antica sembra essere rimasta un lusso dei privilegiati e dei puri.
Per non parlare della grave crisi che sta attraversando il mondo della Chiesa, crisi di immagine, di credibilità, di forza persuasiva, di coinvolgimento delle genti; solo i santi, quelli veri, i comportamenti eroici degli uomini giusti perchè seriamente innamorati della persona di Gesù, come della persona del divino, possono di fatto ancora oggi come ieri fare accorrere in massa le folle assetate di verità, di bontà, di esempi positivi.
Nel ’900 abbiamo avuto l’esempio di Pio da Pietralcina e di Teresa di Calcutta, solo per citare i due più famosi ed acclamati. Per l’800 si potrebbe parlare di ……….; per il ’700 dovremmo nominare……………………; per il ‘ 500 sarebbe la volta di …………… ; la lista potrebbe continuare a dismisura, soprattutto se dovessimo prendere in considerazione i beati, le persone pie che non sono mai diventate famose ma hanno di fatto condotto una vita esemplare perchè impostata alla giustizia e all’amore del prossimo.
Questo discorso sta diventando antipatico: saremmo qui a parlare delle persone perfette o che si sono molto avvicinate alla perfezione come se non facessero parte della vita reale, quando vorrei proprio arrivare a trasmettere l’idea esattamente contraria. Allora abbandono il passato e mi concentro solo sul presente.
Se volessi raccontare a qualcuno di qualcosa di molto positivo che sta accadendo oggi o che accadrà forse domani, cosa potrei dire?
Per esempio di tutte quelle varie persone che con dignità cercano di assistere i loro malati; di tutte quelle persone che fanno volontariato in un modo autenticamente altruistico; di tutte quelle persone che si rispettano e non si fanno torti vergognosi. Per esempio di tutte quelle persone oneste che lavorano senza frodare; di tutte quelle persone che cercano di riscattarsi da un passato infelice e sfortunato; di tutte quelle persone che non donano al prossimo il loro superfluo ma le loro migliori energie…
Mi verrebbe da concludere che i veri santi sono loro, sono tutte quelle persone appena ora descritte le vere designate che ancora sanno pregare e che comunque concepiscono l’atto di preghiera come qualcosa di pratico e concreto e non di sporadico e teorico.
Nel silenzio della nostra stanza, nel silenzio del nostro cuore rimane una preghiera sconosciuta, ancora da pronunciare a chiare lettere, quella ancora da decifrare, quella ancora da vedere realizzata, ma intanto la vita procede a piccoli passi, ci si arrangia come si può, si fanno i salti mortali per nascondere agli occhi indiscreti il nostro lato fideistico ossia intimo, sentendosi forse come esseri fuori catalogo, superati…ma si tira dritto, senza vergogna, senza ripensamenti.
Io sono un uomo moderno, lascio la libertà a tutti di fare quello che credono, non mi scandalizzo di chi sceglie di fare di sè stesso (e dunque a danno solo di se stesso) quello che crede, mi basta il mio problema, non ho nè il tempo nè la forza nè il diritto di giudicare chichessia, ma per carità, pretendo lo stesso comportamento nei miei riguardi.
Ama e fa quel che vuoi era il motto di S. Agostino ed è anche il mio motto.
Io amo, amo chiunque ho scelto d’amare, nella forma che mi è concessa perchè rispetto le regole.
L’amore mi rende libero, le regole mi rendono giusto.
Senza libertà sarei un essere disperato, senza giustizia sarei un criminale.