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Perchè pubblicare online

Creato il 05 agosto 2010 da Scrid

Mi ha contattato la scrittrice Cinzia Di Mauro affinchè leggessi il suo ultimo romanzo: “Che minchione le formiche!”

Professoressa di lettere, catanese, Cinzia, al suo attivo ha già la realizzazione di una trilogia di fantascienza e diverse partecipazioni a concorsi letterari, sempre con ottimi esiti.

Purtroppo nessuno dei suoi romanzi è stato scelto per essere pubblicato. Tutte le agenzie letterarie a cui si è rivolta, hanno giudicato i suoi scritti non vendibili. Allora, Cinzia ha scelto di pubblicare Che minchione le formiche a puntate sul suo blog; poche pagine per volta con scadenza quasi giornaliera.

Mi è sembrata una scelta quasi obbligata, ma che ormai accomuna molti scrittori, esordienti e non. Ancora più emblematiche sono le motivazioni di tale decisione:

Sapevate che oggi le grandi case editrici non leggono quasi più i manoscritti di autori ancora inediti e/o sconosciuti?

Lasciano questo ingrato triage alle agenzie letterarie (tra l’altro più o meno serie e quasi tutte a pagamento) che, spesso, tramite lettori esterni, giudicano non tanto e non solo la bontà di un’opera, quanto soprattutto la sua vendibilità. Ovvero, mi son chiesta, cosa comporta questo processo per un’azienda “virtuosa”.

Naturalmente la risposta salta agli occhi: che si guardi a un target di lettori più ampio possibile. Ossia? Persone di cultura medio-bassa, abituate a comprare libri agli ipermercati (talvolta, ahimé, a peso come fasci di verdura), a catalogarli mentalmente in generi – fino all’avvento dell’economia di mercato il romanzo era lui stesso un genere, bello o brutto, interessante o noioso, ma ora la prima domanda che si e ti pone un editore è “di che genere si tratta?”, cioè “in quale scaffalatura dovremo piazzarlo?” -, a confrontarne il contenuto con quanto ricevono quotidianamente in pasto dalla TV, reality orrendamente urlati (surrogati dei cortili dei piccoli paesi di una volta), soap di amorazzi e di vite adolescenziali [..]

Ho creduto e credo che la letteratura non vada catalogata in rozze scaffalature, sotto l’etichetta (è tutto vero, poveri noi!) “i più venduti”, “rosa”, “giallo” ecc., ma vada letta e perciò acquistata perché è ARTE. Vi ho spaventati? Ho osato troppo? Nessuno pronuncia più questa parola, se non a sproposito [..]

Che male c’è a dirlo e a pensarlo: le librerie dovrebbero essere piene di Letteratura. Con questo non intendo dire che Che minchione le formiche! sia un capolavoro, soltanto che non è stato giudicato né da critici letterari (che da ora in poi avranno tra le mani solo quel che passa il convento), né secondo i criteri dell’Estetica, ma solo per la sua vendibilità[..]

Dunque, mi è parso che il blog potesse essere uno strumento alquanto democratico per lasciarmi giudicare da un pubblico, che voglia rispondere alla sfida, e per ricevere subito dei commenti positivi o negativi che siano. Magari l’editoria scoprirà che noi lettori siamo più interessati al nuovo e al complesso di quanto essa non ritenga.

Ho la quasi certezza che Cinzia Di Mauro non sia l’unica ad essere rimasta incastrata tra le maglie di questo sistema editoriale. Basta guardare con attenzione certe premiazioni di certi concorsi letterari, oppure, alle grandi operazioni pubblicitarie che, poi, mancano totalmente di sostanza o, come ama dire Cinzia, di Arte.

Tanti sono anche quelli che hanno contatto Storia Continua per segnalare il blog dove pubblicano i loro romanzi. Prego, quindi, questi tanti di lasciare un commento. Raccontateci la vostra esperienza e partecipate alla discussione.


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