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Perché puoi dire di essere 'Mamma'?

Da Chiaragoli
L'altro giorno parlavo del più e del meno con R., la figlia della mia vicina, sulla quarantina, che fa la baby sitter da una vita. Le raccontavo di Lore, del primo giorno di asilo, del primo nostro distacco e conseguenti reazioni. Le ho raccontato del mio self-control di fronte al suo ingresso alla materna e che, nonostante il pianto, (so che può sembrare crudele) sono riuscita a lasciarlo con la dovuta tranquillità senza pormi troppi problemi.
Quest'ultima cosa la racconto 'un po' così', quasi fossi impaurita del giudizio che R., da mamma, poteva avere di fronte alla mia completa serenità sull'argomento 'inserimento', quasi non fosse normale per una mamma covare tutta questa tranquillità di fronte alla circostanza.
Lei lo percepisce subito e, dopo avermi raccontato un po' la sua esperienza, dice:
" Io lavoro da più di 10 anni con 2 famiglie e ti posso dire che una è una mamma e l'altra no. L'altra pensa di essere una mamma, e pensa anche di essere brava, ma non è così".
Rimango basita.
" R, che vuol dire che 'non è una mamma'? Del genere 'io li faccio ma che al resto pensino gli altri?'
" No no, anzi, è lei che per la maggior parte del tempo sta in casa con loro ma ci sta solo come presenza fisica e non come presenza affettiva"
"Cioè, in che senso, ti puoi spiegare meglio (perché so' de coccio....) ?"
"Lei pensa di essere una mamma, e pure brava, perché fa fare ai figli tremila attività diverse, perché va a prenderli a scuola, gli fa da mangiare e li accompagna in queste tremila attività che lei ha deciso per loro. Ma mai che ci si perda in un gioco, che gli chieda com'è andata a scuola, che li abbracci al suo ritorno. Non partecipa della loro vita quasi fosse qualcosa che non la riguardi in prima persona".
Ora, non sto scrivendo questo post per parlare del giudizio feroce dato da R. su questa mamma.
Non so voi ma, lasciando un attimo da parte il fattore 'ma chi sei te per dire una cosa del genere', a me questo fatto del 'questa è una mamma/questa non lo è' mi ha fatto sobbalzare sul posto.
La prima cosa che ho fatto, scattata in automatico nel cervello, mentre ancora R. parlava, è di fare un esamino di una mia giornata tipo con i Quasigemelli, all'incirca così:
- Tremila attività? - NO
- Gioco con loro? - A VOLTE
- Chiedo cosa ha fatto all'asilo? - SI
- Li coccolo e/o dimostro il mio affetto? - SI
- Sto in casa con loro e mi faccio i fatti miei? - A VOLTE
- OK, ancora non sono come la mamma di R., posso continuare il dialogo.
Tutto questo è accaduto nella mia testa nel giro di 3 secondi, forse nemmeno.
Finiamo di parlare e ci salutiamo.
Tornando verso casa ripenso a quel che mi ha detto R. e mi rendo conto che l'essere mamma è tutto meno che un dato di fatto.
Non sono mamma solo perché metto al mondo un figlio (il contrario non sarebbe un'affermazione ma un'eresia), non lo sono solo perché sto in casa con loro, non perché gli preparo pranzo e cena o perché li metto a letto, e tutto questo ogni santo giorno che Dio mette in terra.
E quindi? Perché sono una mamma? Cos'è che mi qualifica come tale? Ok, perché gli voglio un bene spropositato, e questo è indubbio penso per il 99,9 % delle mamme. Ma in cosa consiste questo bene? In quale atti rappresentativi si esprime? Roba del tipo ' fare questo per me è essere mamma' , e dico solo e semplicemente mamma, non una mamma perfetta, bravissima, impeccabile etc.....ma che quando pensi a quel che fai per loro sai di essere perlomeno sulla buona strada.
Io ci ho pensato, molto, e sono arrivata alla mia personalissima conclusione.
Personalissima perché riguarda solo ed esclusivamente me, per quel che sono, per come sono, per quel che penso, per la fatica che faccio, niente a che fare con la frase (secondo me infelice) 'una mamma dovrebbe essere/dovrebbe fare'.
Io, Chiara, sento di essere Mamma con la M maiuscola quando dedico gratuitamente tempo ai miei figli; quando il tempo con loro non è dovuto o obbligato; quando ad esempio gli canto una ninna nanna senza aver fretta che si addormentino; quando mi metto in dubbio; quando cercano la mia attenzione e io non cerco di liquidarli facendoli vedere un cartone perché 'ora non posso'; quando mi trattengo dal dargli uno sculaccione dopo che l'hanno combinata grossa ma cerco di spiegare perché non si fa; quando smetto di fare qualsiasi cosa per farmi massacrare a cavalluccio sul tappeto.
Questi sono esempi spiccioli, presi nella quotidianità, che tengono conto soprattutto dei miei limiti, senza tirare in ballo massimi sistemi.
Mi piacerebbe aprire una discussione con voi mamme su questo, amiche, conoscenti, lettrici per caso, mi piacerebbe sapere perché ognuna di voi, nella propria personale esperienza, ognuna con il suo background, si ritiene 'mamma'. Per confrontarsi e condividere, per mettersi un po' in gioco e per farla in barba agli stereotipi che ci sentiamo puntualmente affibbiare. Quindi vi chiedo:
E voi, perché potete dire di essere mamme?

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