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Perchè Sant’Antonio da Vienna e “te lo fucu”?

Creato il 13 gennaio 2011 da Cultura Salentina

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Nel Mezzogiorno d’Italia attorno al XIV sec. Sant’Antonio Abate si distinse anche con la titolazione, molto comune nel Salento, di Sant’Antonio da Vienna ma questo è solo uno dei tanti attributi accostati al nome di Sant’Antonio, così come si legge nelle diverse agiografie per le quali lo stesso è il Grande, d’Egitto, del Fuoco, del Deserto e l’Anacoreta, ma sono tutti termini strettamente legati alla vita di questo Santo che la tradizione ha consacrato come il fondatore del monachesimo cristiano. Per le vicende storiche connesse ai termini di Vienna e del fuoco, particolarmente attinenti con la tradizione di Sant’Antonio nel Salento, è necessario fare una premessa.

L’agiografia di Sant’Antonio descrive come per buona parte della sua vita fu l’Abate combattuto con le tentazioni del maligno che lo stesso proponeva sotto sembianze angeliche, umane e di animali feroci. Fu proprio per queste battaglie contro il demonio, dal rapporto con gli animali e con il fuoco dell’inferno e la fama di conoscere a memoria le Sacre Scritture, l’origine di tutti gli elementi iconografici visibili nelle rappresentazioni del Santo.

Quando l’Abate morì, il 17 gennaio del 357 nel deserto della Tebaide, fu sepolto in un luogo segreto. Due secoli e mezzo dopo, nel 561 precisamente, le reliquie furono trasportate ad Alessandria d’Egitto ma con l’occupazione araba si traslarono nel 635 a Costantinopoli nella chiesa di San Giovanni Battista. Circa quattro secoli dopo attorno all’anno Mille, l’imperatore di Costantinopoli ne fece dono, altre fonti riferiscono trafugate, al nobile francese Jocelin de Chateau Neuf dei duchi di Aquitania e dei conti di Tolosa che, al ritorno di un pellegrinaggio in Terrasanta, le portò in Francia nella regione del Delfinato. Nel 1070 Guigues di Didier, molto probabilmente un discendente di Jocelin de Chateau Neuf, costruì nel villaggio di La Motte, oggi Sant’Antoine de Viennois vicino alla città di Vienne, una chiesa intitolata al Santo e conosciuta come Sant’Antoine de Viennois dove le reliquie furono definitivamente deposte.

Quando si diffuse la notizia che per grazia ricevuta dal Santo era possibile guarire dalla malattia del fuoco sacro o dal male degli ardenti o, ancor meglio conosciuto, dal fuoco di Sant’Antonio, che in quegli anni flagellava la popolazione francese, le reliquie divennero dal popolo oggetto di grande venerazione. Per tal motivo grandi masse di fedeli, che imploravano la guarigione, si raccoglievano in questo tempio e nacque di conseguenza la terminologia Sant’Antonio da Vienna dalla quale poi si assunse anche quella di santo del fuoco per le qualità taumaturgiche a lui riconosciute.

Dopo la costruzione della Chiesa di Sant’Antoine de Viennois le gerarchie ecclesiastiche ritennero di porla, nel 1088, sotto la responsabilità dei monaci benedettini dell’abbazia di Montmajeur in Provenza. In questo luogo, al grande afflusso di pellegrini era  ben garantita l’assistenza spirituale ma non quella corporale che si rendeva ancor più necessaria nei giorni in cui l’inclemenza del tempo debilitava ulteriormente quei malati che, non avendo un luogo dove essere accolti, stazionavano nelle campagne vicine. La situazione era pietosa a tal punto che un nobile di Vienne, tal Gaston che aveva avuto il figlio guarito dal male degli ardenti dopo aver venerato le reliquie di Sant’Antonio, decise, assieme ad altri nobili del Delfinato, di dare vita a una fratellanza di laici e di fondare nei pressi della Chiesa un Ospedale che accogliesse e curasse tutti quei malati che qui giungevano in pellegrinaggio. Questa fratellanza, che prese il nome di Ordine degli Ospitalieri di Sant’Antonio Abate, favorì con l’arrivo degli Angioini lo sviluppo della devozione al Santo nell’Italia meridionale.

La presenza degli Ospitalieri in Puglia è documentata dall’esistenza di una commanderie a Barletta e di una probabile a Bari che ebbero notevole importanza al tempo delle Crociate quando, anche Otranto per antonomasia la Porta d’Oriente, ebbe un ruolo molto rilevante. Ancor più l’importanza dell’Ordine in Italia crebbe attorno all’anno 1253 quando l’ordine fu chiamato a Roma da papa Innocenzo IV per costruire l’ospedale mobile della Curia Romana il cui compito era di seguire negli spostamenti il papa e tutta la sua corte.

Se queste furono le cause principali e più generali della diffusione del culto di Sant’Antonio Abate nel Regno di Napoli certamente l’effetto della devozione fu maggiormente amplificato nelle contrade salentine la cui religiosità ne era già permeata a causa della tradizione liturgica greca.


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