Foto di Jaime González
PERCHÉ SCRIVO? – La rubrica dedicata ai perché della scrittura
Abraham B. Yehoshua
Il mio desiderio di scrivere ha avuto due origini, la prima sono state le storie che mio padre mi raccontava quando ero piccolo. Il libro Cuore, di De Amicis, ha avuto un’influenza fondamentale su di me, e forse ha anche a che fare con l’amicizia che provo per l’Italia. Non so che cosa pensino gli italiani di De Amicis e quale sia il suo posto nella coscienza letteraria del Paese, ma per me, e non solo per me, averlo sentito raccontare da bambino rappresenta un’esperienza indimenticabile.
La letteratura ha un potere straordinario, ci prende e ci trasporta in una realtà del tutto diversa, immaginaria, e riesce a farci reagire come se vivessimo personalmente le vicende che leggiamo; niente altro ha una forza simile. Possiamo venire a sapere che c’è stata una disgrazia in un certo luogo, possiamo vedere alla televisione i corpi che vengono estratti dalle macerie, ma difficilmente piangeremo; il telespettatore rimarrà scosso, ma non piangerà mai davanti allo schermo. Invece un racconto riesce a toccarci profondamente, in quanto si rivolge a noi in modo diretto, personale. Fin da bambino sono rimasto impressionato dalla forza della suggestione e dell’identificazione, che ritengo le chiavi dell’arte.
Il secondo elemento che ha suscitato in me il desiderio di fare lo scrittore si trova nei brevi pezzi umoristici che scrivevo a scuola o nei movimenti giovanili, più o meno una volta ogni dieci o quindici giorni, nei quali collegavo le nostre realtà particolari con realtà universali. Li leggevo poi ad alta voce, e mi rendevo subito conto che il legame fra l’immaginario, l’assurdo, e ciò che era noto a tutti – fatti avvenuti in classe o nel movimento – toccava il pubblico con una forza particolare, che mi incoraggiò a scrivere.
Il potere della suggestione letteraria e il legame fra il quotidiano e la fantasia sono stati alla base della mia scrittura, e questo vale ancora oggi. Il più grande complimento che possa farmi qualcuno che ha letto un mio libro non è dirmi che l’ha trovato bello o interessante, ma che ha pianto.
Ho cominciato a scrivere perché volevo raccontare biografie che non fossero la mia. La scrittura è uno strumento per inventare esperienze e vite che io non ho mai vissuto. Nel mei libri ci sono solo pochissime tracce della mia autobiografia. E poi scrivo perché voglio l’identificazione del lettore con i personaggi, voglio conquistare l’empatia di chi legge.
Estratti da interviste ad Abraham B. Yehoshua del 2003 e 2014.
Abraham B. Yehoshua, scrittore e drammaturgo, è nato a Gerusalemme nel 1936, vive e lavora ad Haifa. Insieme a David Grossman e Amos Oz è considerato tra gli autori israeliani contemporanei più importanti nel panorama letterario israeliano. Tra i suoi romanzi ricordiamo L’amante, Cinque stagioni, Il signor Mani, Ritorno dall’India e Un divorzio tardivo (tutti pubblicati da Einaudi).