Foto di Jaime González
PERCHÉ SCRIVO? – La rubrica dedicata ai perché della scrittura
Dany Lafferière
Non saprei dire con esattezza come sono diventato scrittore, né quando, né perché. In realtà non saprei dire granché di questa passione che dà forma alla mia vita da più di quarant’anni. Sono propenso a credere che, se sei uno scrittore, lo sei ancor prima di cominciare a scrivere. E a partire dal momento in cui accetti questa condizione devi comportarti da scrittore, camminare come uno scrittore, dormire come uno scrittore per poter poi sognare come uno scrittore. Se risalgo la corrente di questo lungo fiume di inchiostro fino alla sorgente, mi accorgo che tutto ha avuto inizio dalla lettura dell’alfabeto sul volto di mia nonna (nel fittissimo intrigo delle sue rughe).
Mia nonna mi ha insegnato ad avere una visione prospettica. Mi ero accorto che guardava sempre verso l’orizzonte. Penso che uno scrittore debba avere uno sguardo di insieme, credo che debba essere in grado di capire l’ultima essenza dei suoi personaggi pur senza sapere bene che cosa li muove.
Estratto da Tra le macerie del terremoto cercando fiori e urla di zombie, «TTL» del 13 giugno 2015
Dany Lafferière, nato a Port-au-Prince nel 1953, sarà ospite giovedì 18 giugno a «Letterature», il Festival Internazionale di Roma (Piazza del Campidoglio, ore 21).
Dany Lafferière vive a Montréal dal 1976 ed è cittadino canadese. Dal dicembre 2014 è il primo autore haitiano a far parte dell’Accademia di Francia. È a Montréal che ha cominciato a scrivere e lì ha pubblicato nel 1985 un primo romanzo dal titolo provocatorio: Come far l’amore con un negro senza stancarsi.
Dany Laferrière è fiero di essere il simbolo dell’amore di Haiti per la letteratura. «Vorrei sempre far sapere al mondo che Haiti è un paese in cui la gente si appassiona per la lettura, come dice bene quella lettera ricevuta da un giovane haitiano e che ho introdotto nel mio libro L’énigme du retour, e che diceva: “Dite alla gente che ogni volta che mandano un sacco di riso, mandino anche un sacco di libri, perché in Haiti non mangiamo per vivere, mangiamo per leggere”. Gli haitiani sono pazzi: mettono la lettura prima del cibo! Del resto ecco il problema: la cultura è stata messa troppo prima dell’agricoltura! Eppure è questo che fa che un paese abbia un’anima».
Tornato ad Haiti nel gennaio 2010 per partecipare a un festival, viene sorpreso dal terribile terremoto che ha devastato l’isola. Da questa esperienza ha scritto Tutto si muove intorno a me (traduzione di G.G. Greco e F.Scala), 66thand2nd, 2015.
In libreria dal 19 giugno per Nottetempo, Il paese senza cappello (traduzione di C. Poli).