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Perché scrivo? Javier Cercas

Creato il 14 settembre 2015 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

PERCHÉ SCRIVO? – La rubrica dedicata ai perché della scrittura

Javier Cercas

Lo scrittore spagnolo è stato ospite al Festival della letteratura di Mantova il 12 e il 13 settembre. È uscito per Guanda il suo nuovo romanzo L’impostore (traduzione di Bruno Arpaia).

Sono solo uno scrittore che scrive ciò di cui ha bisogno e sa e può scrivere.

Suppongo che, in un certo senso, scrivere sia una forma di esorcismo, e chi lo fa aspira ad una certa forma di purificazione: a purificare se stesso e a purificare il lettore e, quindi, in ultima istanza, a purificare la realtà.
Cosa naturalmente impossibile, perché nella realtà – nella realtà morale ma anche nella realtà politica e storica – nulla si crea e nulla si distrugge, ma si trasforma, proprio come avviene per la materia. Dirò qualcosa che non va molto di moda, ma che non per questo è meno certo: la letteratura in verità non è solo intrattenimento, ma aspira a cambiare la percezione del mondo del lettore, e questa è esattamente la forma in cui la letteratura può e deve cambiare il mondo.

La scrittura è ricerca di verità, che non è una verità storica, ma soltanto poetica, morale, e in questo senso – ma solo in questo senso – più universale.

È un tema stupido, quello della morte del romanzo, ma costantemente ricorrente. Chi la afferma, sembra molto intelligente, molto alla moda. In realtà è un’affermazione basata in gran parte sull’ignoranza: si parla del romanzo come se fosse sempre esistito, e invece è un genere letterario giovanissimo, che non appartiene alla tradizione classica. Questo era il problema del primo romanziere, don Miguel de Cervantes. Avrebbe voluto passare alla storia per le sue poesie, mentre il Chisciotte ai suoi tempi non era preso sul serio. Cervantes, insomma, non avrebbe mai vinto il premio Cervantes. Che è il più importante premio per la narrativa di lingua spagnola. In realtà, proprio per il suo Dna meticcio, per questa sua capacità di ingoiare tutto, il romanzo è ancora vitalissimo.

Foto di Jaime González

Foto di Jaime González

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