Perchè serve rispettare la Cgil

Da Brunougolini

Qualche cosa sembra muoversi nei sindacati italiani. C’è il patto unitario sull’apprendistato e quello su emergenza sociale, Mezzogiorno, ricerca. Dietro le quinte molti lavorano per sgretolare i muri. Altri alzano nuove barricate, come il ministro Brunetta che annuncia 300 mila statali da allontanare. O Federica Guidi (giovani industriali) che vuole contrattini “ad personam”.

Volano i falchi e volano le colombe. Così l’ala della Fiom guidata da Fausto Durante ha proposto la stesura di una piattaforma nuova per i metalmeccanici. Così tre aziende, Beghelli, Tenneco Marzocchi e Verlicchi hanno ridato vita al contratto del 2008 cancellato da Fim, Uilm e Federmeccanica.  Così da prova di civiltà un dialogo, pubblicato su “Rassegna sindacale”, a cura di Davide Orecchio, tra il ricercatore dell’Ires Salvo Leonardi e il giuslavorista Pietro Ichino. E’ su temi emersi dalla vicenda di Pomigliano: assenteismo, diritto di sciopero, deroghe. E a proposito di deroghe ecco la Fim-Cisl lombarda a elencare 46 accordi unitari  comprendenti, appunto, deroghe.  Anche se è un conto maturare una deroga provvisoria in un’azienda con rapporti di forza maturi e un conto prevedere la libertà di deroga nel contratto nazionale capace di provocare in aziende con manifesta debolezza sindacale, l’annullamento in eterno di tutele essenziali e senza scambi di sorta.

Come uscire da queste dispute? Un contributo ponderato giunge da Vittorio Rieser, pubblicato sul sito http://www.sindacalmente.org.  E’ un invito all’analisi di tutti gli accordi firmati.  Sarebbe importante che le categorie Cgil con contratti unitari spiegassero come hanno fatto a schivare il sistema delle deroghe.  Rieser  coglie una delle ragioni della crisi sindacale nelle mancate contrattazioni a livello di fabbrica: c'è stata, osserva, una paradossale “convergenza oggettiva” tra posizioni “di destra” e “di sinistra”.  Non si è saputo utilizzare i margini che la concertazione (la gabbia) offriva. Così ogni tentativo di ricostruire livelli di unità “suscita sospetti di cedimento (non sempre infondati, ma non fondati a priori)”.

Sono riflessioni che possono portare a comportamenti non dogmatici. Con la consapevolezza, come ha detto un interlocutore imprenditoriale (Arnaldo Borghesi, partner Borghesi Colombo & Associati, su “Milano Finanza”): “Non capisco e non condivido la ghettizzazione della Cgil e della Fiom. Certamente non sono controparti facili, ma rappresentano il simbolo del Paese che lavora molto e guadagna poco... Ringraziamo quindi l'equilibrio di Epifani che, anche se talvolta con obiettivi non del tutto condivisibili, porta avanti le richieste e le aspirazioni di una classe operaia in crisi. La Cgil è il nostro ultimo baluardo contro il disordine sociale, rispettiamola”.


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