LA SOSTENIBILE CONSAPEVOLEZZA DELL’OMEOPATIA Oltre 11 milioni di italiani scelgono l’Omeopatia (Rapporto Eurispes 2009). Una cifra. Certamente una cifra importante. Ma soprattutto l’indice di una tendenza: ogni anno un numero sempre maggiore di cittadini vuole curarsi ed essere curato in modo naturale (negli ultimi 15 anni l’incremento di pazienti “omeopatici” è stato del 65%). Perché questo successo? Su tutti i possibili motivi, quello più semplice: perché è una Medicina efficace. Ma ci sono ragioni ancora più profonde di ordine sociale, culturale ed economico: l’Omeopatia, per definizione, è una Medicina che rispetta l’uomo, lo considera e lo studia nella sua globalità ed imprescindibilità mente-corpo, agisce sulle cause profonde della malattia e non si limita ad intervenire sui sintomi, fa ricorso a farmaci privi di effetti collaterali e di controindicazioni, che non danno dipendenza, è straordinariamente efficace in prevenzione, in una parola mette al centro dell’attenzione il malato e non solo la malattia, se ne prende cura nel senso più completo e nobile del termine. Quale paziente non vorrebbe essere curato così dal proprio medico? Anche l’aspetto economico non è trascurabile: mediamente il medicinale omeopatico è meno caro del corrispondente farmaco convenzionale di riferimento e questo elemento è certamente assai gradito dal cittadino. Così, questo grande esercito di pazienti ha trascinato con sé un altro numeroso contingente, anch’esso in continua espansione: quello dei medici e dei farmacisti. Superata una prima fase di diffidenza da parte della classe medica, probabilmente causata dall’atteggiamento degli stessi omeopati che, chiusi nel loro fiero e criticabile isolamento, hanno per anni rifiutato un confronto aperto con la Medicina ufficiale, oggi assistiamo ad un crescente interesse da parte dei medici italiani che, finalmente, si avvicinano all’Omeopatia con un sereno e scientifico senso critico, andando nella direzione auspicata da sempre da tutti gli Omeopati “illuminati”, quella terza via della Medicina che vede nell’integrazione tra Omeopatia ed Allopatia la vera Medicina del futuro. Quanti passi in avanti in questo senso: si pensi che solo alla fine dell’Ottocento dell’Omeopatia si diceva: “è un sistema che ha per base lo sconosciuto, per scopo l’impossibile, per risultati il nulla”. Oggi, grazie alle ricerche e alle sperimentazioni compiute soprattutto negli ultimi 10 anni, siamo in grado di spiegare i principi fondamentali dell’Omeopatia (il principio della similitudine e delle dosi infinitesimali), siamo consapevoli dei suoi limiti, abbiamo l’evidenza dei suoi risultati. Oggi avere fiducia nelle cure omeopatiche non è più un atto di fede: i farmaci omeopatici godono di sperimentazione (di laboratorio e clinica), è conosciuto il loro meccanismo d’azione, è possibile verificarne i risultati su grandi numeri di pazienti. Questo aspetto ha dato un grande impulso all’evoluzione dell’Omeopatia nel nostro Paese: la sperimentazione clinica e di base è infatti un elemento fondamentale per la scelta di un farmaco da parte del medico. Oggi l’Omeopatia sta colmando anche questo vuoto. Ed è venuta a cadere così anche una delle critiche più comuni portate all’Omeopatia: non ci sono evidenze scientifiche della sua efficacia. A contraddire questa affermazione abbiamo oggi una pubblicazione di grande valore ed interesse “Le evidenze scientifiche dell’Omeopatia e dell’Omotossicologia. VI edizione”. Nel volume sono riportati 142 lavori, i più significativi, condotti secondo metodologie sperimentali di qualità, pubblicati, tra gli altri, su 19 testate scientifiche internazionali indicizzate, che rispettano in modo rigoroso i criteri e le metodologie scientifiche attualmente imposte. Alla luce di questi lavori cade un altro classico caposaldo delle critiche all’Omeopatia: funziona solo per effetto placebo. Sarebbe facile rispondere con un’altra domanda: l’effetto placebo è così evidente anche sugli animali? Eppure l’Omeopatia viene usata, e con successo in Veterinaria. Ma preferiamo rispondere con il lavoro pubblicato a Giugno 2009 su Pulmonary Pharmacology and Therapeutics (“Low dose oral admnistration of cytokines for treatment of allergic asthma”), che ha dimostrato inequivocabilmente gli effetti biologici di bassi dosaggi omeopatici sul topo. Affermare che l’effetto placebo funzioni sui topi ci sembra davvero troppo azzardato E se non bastasse, si hanno anche le evidenze dell’attività di diluizioni, preparate secondo la tecnica omeopatica, su cellule isolate.Talvolta il “movimento” omeopatico viene attaccato sul fatto che una scelta terapeutica “alternativa” potrebbe sottrarre il paziente alla migliore cura possibile. Vero. Ma è vero anche il contrario: quante volte si è abusato di inutili e “dannose” terapie allopatiche quando le migliori soluzioni (documentate in letteratura) attengono all’intervento omeopatico? Per quanti protocolli terapeutici si è dimostrata quantomeno la non-inferiorità della cura omeopatica rispetto a quella convenzionale di riferimento, con in più l’assenza di effetti collaterali? La considerazione da fare è un’altra: non esiste una metodica terapeutica che sia sempre e comunque efficace, o quantomeno sempre più efficace delle altre. Il medico moderno deve praticare la Medicina integrata, utilizzare cioè, a seconda del caso, l’Omeopatia o la Medicina Convenzionale, o perché no l’Agopuntura, avendo sempre presente nella propria memoria tre parole del giuramento di Ippocrate: “primum non nocère”. Se oggi la mortalità infantile è bassissima e l’aspettativa di vita non è mai stata così alta lo dobbiamo ai progressi compiuti dalla scienza medica nel secolo appena passato, a Fleming e alla sua penicillina, a Sabin e al suo vaccino anti-polio, al cortisone e all’insulina, insomma a tutti quei farmaci dai quali in realtà nessun medico può prescindere. Di contro non possiamo dimenticare che il 12,5% dei farmaci allopatici dopo 5 anni viene sospeso dal commercio per inutilità o, ancor peggio, per dannosità, o che ogni volta che usiamo un farmaco di sintesi sottoponiamo il nostro organismo ad un “bombardamento atomico” di molecole chimiche. Con l’Omeopatia e ancora di più con l’Omotossicologia siamo oggi di fronte ad un metodo di cura biologico che fa ricorso ad una farmacologia omeopatica moderna con delle solide basi di sperimentazione clinica; disponiamo di farmaci di alta qualità e in tutte le diverse forme farmaceutiche, e soprattutto, e questo è ciò che più ci piace, disponiamo di farmaci che rappresentano la sintesi perfetta tra antico e moderno, fra tradizione e avanguardia. E’ alla luce di queste considerazioni e di questi dati che ci sentiamo di essere certi di un fatto non esiste la Medicina buona e quella cattiva. Esiste invece una sola Medicina ed è quella che cura il paziente e (tenta) di guarirlo. E’ la Medicina Integrata, una definizione che dovrebbe essere in realtà un atteggiamento culturale e scientifico, per il quale ogni volta il medico dovrebbe interrogarsi sul migliore degli interventi terapeutici possibili. Il buon Omeopata, così come l’Allopata attento non dovranno esitare ad utilizzare l’antibiotico per un focolaio di broncopolmonite o il cortisone per un edema della glottide ed allo stesso tempo non potranno ignorare il ricorso al medicinale omeopatico per una tonsillite cronica ricorrente persistente o per una dispepsia funzionale. Studi scientifici controllati hanno dimostrato un’incontrovertibile efficacia delle terapie omeopatiche ed omotossicologiche in particolare nelle patologie funzionali ed in quelle croniche, e questi sono settori della Medicina in cui l’Omeopatia può essere considerata terapia di prima scelta così come l’Allopatia dovrà essere il primo riferimento per la Medicina d’Urgenza e per la cura della patologia acuta e acutissima. Le statistiche mostrano che i cittadini italiani si rivolgono alle cure omeopatiche soprattutto per patologie di ambito otorinolaringoiatrico (prevenzione e cura delle malattie da raffreddamento ed influenzali), gastroenterologico (problemi digestivi e gastrite), orto traumatologico (artrosi e traumi in genere), allergologico solo per citare i settori specialistici più “frequentati” e di successo terapeutico. Si tratta di patologie ad altissima incidenza. Ma i ricercatori italiani, coordinati da Guna S.p.a. nel “Progetto di Ricerca Clinica Guna” stanno indagando gli effetti delle terapie omeopatiche anche in patologie molto gravi e complesse, e fortunatamente meno diffuse, come la Tiroidite di Hashimoto, la Psoriasi, il Morbo di Crohn, la Dermatite Atopica e molte altre. Seguendo il sentiero della stretta ortodossia scientifica l’Omeopatia d’avanguardia potrà dare molto al progresso della Medicina. Ma questo e solo questo dovrà essere il circuito su cui l’Omeopatia potrà correre, perché essa è un’idea che non si può fermare e non si può negare la libertà di scelta terapeutica, ancor più in un Paese in cui il cittadino assiste talvolta al malfunzionamento delle strutture mediche ufficiali, osserva il diffondersi delle malattie jatrogene, si sente impotente dinnanzi alla mancata vittoria della Scienza medica nei confronti di tante patologie, avverte la necessità di un miglior rapporto con il proprio medico. Oggi che la Medicina Basata sull’Evidenza (EBM) attesta l’efficacia, l’effettività e l’efficienza della Medicina omeopatica, diventa insostenibile pensare che essa debba stare ancora in “quarantena”, accettata e praticata da migliaia di medici in tutta Europa, utilizzata da milioni di persone, e paradossalmente ignorata da un disattento establishment politico.
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