Le elezioni europee – specialmente in Italia – si sono spesso rivelate un “termometro” della politica nazionale, quasi fosse un test. Uno strumento utile per pesare le capacità attrattive dei partiti in vista di altri impegni, un po’ come la Confederations Cup l’anno prima del Mondiale. La crisi economica ha però restituito centralità politica e mediatica all’Ue per cui votare per un partito o per un altro significa anche (o almeno dovrebbe significare anche) indicare un modello di Europa a cui si vuole fare riferimento. Gli ultimi anni sono stati determinati da misure rigoriste, imposte da Bruxelles con la regia di Berlino e Parigi (si ricorderà il Merkozy) che hanno condizionato la vita dei Paesi membri e accentuato, a detta di molti, le differenze tra centro e periferia, tra economie in salute ed economie in difficoltà. La crisi del debito sovrano (e l’annoso dilemma: euro sì, euro no), gli aiuti a Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo e Cipro, l’eccessivo spread tra i Btp decennali e i Bund di pari scadenza – con tutte le conseguenze che ha avuto nel nostro Paese, dal governo Monti in poi –, l’austerity e le direttive in materia di immigrazione, sono esempi che dimostrano come le decisioni prese in sede comunitaria si ripercuotano sui provvedimenti adottati dai singoli governi. Più che in passato, quindi, le prossime elezioni offriranno una valenza politica all’Ue oltre che determinare un effetto dell’appartenenza. Il Parlamento di Strasburgo, infatti, insieme alla Commissione e al Consiglio, rappresenta la progressiva europeizzazione della politica nazionale. Sono tante le questioni sul piatto, molte delle quali le forze politiche vorrebbero rinegoziare. A cominciare dai parametri debito/Pil (che non deve superare la soglia del 60%) e deficit/Pil (che non può andare oltre il 3%), sanciti dal patto di bilancio europeo (Fiscal compact). Ecco perché, fin da ora, servirebbe più Europa nel dibattito pubblico, al di là dei proclami e delle beghe di partito.
(anche su T-Mag)
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Draghi non basta, ad Atene fallisce la politica europea
Un accordo ragionevole era possibile. Ma la governance dell’Eurozona non funziona, troppe parti al tavolo. L’unica che ha fatto politica è la BceFausto Panunzi... Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Andrea86
ATTUALITÀ, SOCIETÀ -
Svolte
Fatichi, ti arrabatti, sudi e bestemmi per dei mesi, per degli anni. Poi, nello spazio di un weekend, succedono cambiamenti epocali e i processi vengono a... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Fra
CULTURA, ITALIANI NEL MONDO, SOCIETÀ -
Referendum Grecia: cosa succede se vince il sì, cosa succede se vince il no
Il Messaggero analizza cosa potrebbe accadere dopo il referendumAl di là delle rassicurazioni, il timore è l’effetto contagio per la crisi in Grecia. Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Andrea86
ATTUALITÀ, SOCIETÀ -
La chiusura delle banche in Grecia
Le banche greche resteranno chiuse sino al 5 luglio e le borse europee e asiatiche sono crollate, per la paura di un eventuale default della GreciaUn ciclista d... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Andrea86
ATTUALITÀ, SOCIETÀ -
Grecia, lunedì nero con banche e Borsa chiuse, polizia in stato di allerta....
Oggi la Borsa di Atene è chiusa, così come le banche, che riapriranno solo lunedì prossimo, 6 luglio, il giorno dopo il referendum sulla proposta dei... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Stivalepensante
SOCIETÀ -
Il referendum greco buca la bolla onirica
Il mondo reale possiede una sua logica testarda, ma i modi e la scansione degli eventi attraverso cui si manifesta sono del tutto imprevedibili, a volte... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Albertocapece
POLITICA, SOCIETÀ