Corte Costituzionale, il Movimento 5 Stelle chiede le dimissioni di Giuliano Amato
Nicola Morra, capogruppo del M5S al Senato, si augura un passo indietro dell'ex vice di Craxi dopo le rivelazioni del Fatto Quotidiano: "Non faccia una frittata della giustizia". Il M5S presenterà un'interrogazione urgente al presidente del Consiglio e al Guardasigilli
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 15 settembre 2013Commenti (852)
Più informazioni su: Corte Costituzionale, Dimissioni, Giuliano Amato, Il Fatto Quotidiano,Movimento 5 Stelle, Tangenti.Nominato da soli tre giornigiudice della Corte Costituzionale, Giuliano Amatocolleziona già le prime richieste didimissioni. A chiedere un passo indietro è ilMovimento 5 Stelleper voce di Nicola Morra, capogruppo al Senato, che fa riferimento all’articolo del Fatto Quotidiano. Il gruppo presenterà un’interrogazione urgente al premierEnrico Lettae al ministro della GiustiziaAnnamaria Cancellieri“Giuliano Amato si dimetta da giudice della Corte costituzionale”, ha detto Nicola Morra. “Lo chiediamo con forza e decisione dopo aver letto l’articolo sul Fatto Quotidiano, relativo ad una intercettazione telefonica del 21 settembre 1990 che è agli atti di un processo per tangenti a Viareggio”. Il capogruppo M5S contesta l’incongruenza tra il ruolo di cui Amato è appena stato investito e il suo comportamento nei confronti di una testimone nell’ambito di un processo per corruzione. “E’ una vicenda che si sviluppa in epoca pre Mani Pulite dove l’allora deputato e vice segretario del Psi di Craxi telefonò e chiese alla vedova di un esponente socialista di non fare nomi dei protagonisti di una tangente da 270 milioni di lire. ‘Non fare i nomi con i giudici, niente frittate’, disse Amato alla vedova dell’esponente del Psi”.“Se non si vuole che ora Giuliano Amato faccia lui una frittata della Giustizia, si dimetta da giudice della Corte Costituzionale”, è la richiesta del M5S. “Il Movimento 5 Stelle presenterà anche una interrogazione urgente al presidente del Consiglio ed al Ministro della Giustizia”. Il Fatto Quotidiano > Blog di Peter Gomez > Dimissioni di A...
Dimissioni di Amato per non trascinare nel fango Consulta e Quirinale
di Peter Gomez | 15 settembre 2013Commenti (1359)
Giuliano Amatoha un’unica strada per evitare di trascinare in un colpo solo nel fango lapresidenza della Repubblicae laCorte costituzionale: rinunciare al suoincarico di giudice della ConsultaQualunque persona di buon senso e in buona fede dopo aver ascoltato il nastro del suo colloquio telefonico con la vedova del senatore socialista, Paolo Barsacchi, scovato dal nostro valente collega Emiliano Liuzzi, non può arrivare a conclusioni diverse. Invitare una testimone in un processo per tangenti a non fare nomi per tenere fuori da uno scandalo i vertici del proprio partito è un comportamento incompatibile con la funzione di giudice costituzionale.L’obiezione secondo cui il colloquio, registrato dalla signora Barsacchi, è molto antico (risale al 1990), non vale. Nella carriera dell’ex vicesegretario del Psi, due presidenze del Consiglio e più volte ministro, ci sono altri episodi del genere. Storie spesso diverse tra loro che dimostrano però come il caso Barsacchi, per Amato, non sia stato un incidente di percorso, ma la regola.Bettino Craxi, infatti, utilizzò Amato per tutti gli anni ’80 e i primi anni ’90 per tentare di arginare (leggi insabbiare) il crescente numero di inchieste che coinvolgevano gli amministratori del Garofano. Non per niente l’ex sindaco di Torino, Diego Novelli, durante la bufera scatenata dalla scoperta delle mazzette versate nel suo comune a Dc, Psi e Pci, fu rimproverato proprio dal neo giudice costituzionale per aver portato in Procura il faccendiere-testimone d’accusa Adriano Zampini “anziché risolvere politicamente la questione”. E nel 1992, quando il dottor Sottiledivenne per la prima volta premier, fu proprio il suo governo a spingere il Sismi e il Sisde a raccogliere dossier sui magistrati di Mani Pulite che stavano scoperchiando l’enorme rete di corruttele che aveva messo in ginocchio il Paese.Lo si legge nella relazione del Comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezzadel 6 marzo del ’96 e lo racconta nel suo libro, Sorci Verdi, l’ex ministro dell’Ambiente del governo Amato, Carlo Ripa di Meana: “Giuliano mi riproverò: disse che l’azione giudiziaria di Mani Pulite – come indicavano i servizi e il capo della Polizia Vincenzo Parisi – era un pericolo per le istituzioni”. Una considerazione significativa che dimostra come nella testa del neo giudice costituzionale alberghi da sempre un singolare ragionamento: il problema in Italia non sono i ladri e le ruberie, ma chi li scopre.Anche per questo, ma non solo, oggi le istituzioni sono di nuovo in pericolo. Quale fiducia potranno avere d’ora in poi i cittadini nelle decisioni della Consulta, visto che tra loro siede un giudice che giustifica e anzi consiglia ai testimoni di essere reticenti? Cosa penseranno delle scelte del Quirinale gli italiani quando sentiranno Giorgio Napolitano ripetere le parole da lui stesso utilizzate un anno fa, il 25 settembre del 2012: “Chi si preoccupa dell’antipolitica deve risanare la politica” perché “far vincere la legge si può come avvenne contro la mafia, come dimostrano Falcone e Borsellino”?Domande retoriche. Alle quali in qualsiasi Paese del mondo non si risponde con il silenzio imbarazzato dei partiti delle larghe intese di queste ore, ma con una lettera d’immediate dimissioni. La firmerà Amato? Alla luce dell’esperienza pensiamo di no. Ma per una volta ci piacerebbe essere smentiti. Vedere l’ex vice-segretario Psi picconare con la sua presenza ciò che resta della credibilità di Consulta e Quirinale è un brutto spettacolo. È una di quelle scene di cui l’Italia non ha davvero più bisogno.Il Fatto Quotidiano > Economia & Lobby > Amato a Mussari...
Amato a Mussari: ‘Io ti aiuto alla presidenza Abi. Tu finanzi il mio torneo’
Il neogiudice costituzionale intercettato con il numero uno del Monte dei Paschi nel 2010: "Se vuoi candidarti ti sostengo". Poco più di un mese dopo la richiesta di non ridurre la sponsorizzazione al Tennis club Orbetello: "Mi hanno fatto sapere che il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125, ma siamo già sull'osso". Le telefonate pubblicate dal Corriere della Sera e dalla Stampa
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 settembre 2013Commenti (1879)
Io ti aiuto a diventare il presidente dei banchieri italiani. Tu finanzi il mio torneo di tennis. Così Giuliano Amato, nominato ieri giudice della Corte costituzionale dal presidente Napolitano, si rivolge aGiuseppe Mussari, numero uno delMonte dei Paschi di Siena, in alcune telefonate intercettate, pubblicate oggi dal Corriere della Sera e dalla Stampa. Le conversazioni risalgono al 2010 e sono ora agli atti dell’inchiesta della Procura di Siena sull’acquisizione di Antonveneta e su altre operazioni finanziari del gruppo. I pm Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso stanno approfondendo i rapporti tra la banca e i partiti, per verificare se ci siano stati passaggi di fondi fuori dalle regole. Nel febbraio 2010 si apre la corsa per il nuovo presidente dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana. Il 14 Giuliano Amato chiama Mussari per chiedergli “se è vera la voce circa la sua candidatura all’Abi in modo tale da fare qualcosa per sostenerlo”, annota la Guardia di finanza nel brogliaccio riportato dal Corriere. “Mussari glielo conferma”. Il presidente di Mps diventerà il numero uno dell’Abi il 23 giugno, e naturalmente non è dato sapere se l’appoggio del “dottor Sottile” abbia pesato in qualche modo. Amato richiama Mussari il primo aprile. Oggetto della conversazione, a quanto si intuisce, il torneo organizzato dal Circolo tennis Orbetello, di cui il politico ex socialista è stato presidente dal 1996 al 2003 (oggi è presidente onorario). Un evento a cui Amato tiene molto. Tanto che quando si è fatto il nome di Amato come possibile successore di Napolitano al Quirinale, lui ha ironizzato: “Tutti mi chiamano presidente? Preferisco pensare che sia per il Tennis club di Orbetello”. Amato: “Mi vergogno a chiedertelo, ma per il nostro torneo a Orbetello è importante perché noi siano ormai sull’osso, che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione. Ciullini ha fatto sapere che il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125“.
Mussari: “Va bene, ma la compensiamo in un altro modo“.
Amato: “Guarda un po’ se riesci, sennò io non saprei come fare… Trova, ce l’hai un gruppo? La trovi?”
Mussari: “La trovo, contaci“. Dalle intercettazioni a disposizione degli investigatori emerge anche la consuetudine di rapporti di Mussari con il Gotha della politica, da Gianni Letta (che chiede finaziamenti per il teatro Biondo di Palermo), Silvio Berlusconi, Daniela Santanchè (che gli chide un appuntamento per il socio d’affari Angelucci), Piero Fassino, Romano Prodi.