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Perché tre satelliti controllano l’inversione dei poli magnetici?

Creato il 26 giugno 2014 da Webnewsman @lenews1
Pubblicato da Paolo Somà

Non è passato così tanto tempo dal “fatidico” 2012. Vi ricorderete sicuramente che, sull’onda del fenomeno “profezia Maya” – predizione ingigantita dai media di settore, dalla solita voglia di millenarismo, dalla capacità tutta umana di fare di una formica un elefante – si parlò di accadimenti in grado di mutare, in qualche modo, la storia.

Una catastrofe dovuta all’impatto con un meteorite, la comparsa del misterioso pianeta X o Nibiru, una gigantesca anomalia magnetica generata da un flare di classe X alla decima potenza, l’allineamento della Terra con il centro della galassia (con conseguente mutazione della mente dell’homo sapiens…), un’invasione aliena, l’esplosione di Betelgeuse.
Tra le varie ipotesi – da quelle più squinternate a quelle ragionevolmente credibili – aveva fatto capolino anche l’inversione del campo magnetico terrestre.

Il dato scientifico in questo specifico caso c’era tutto e non si trattava di calcoli campati in aria. E’ appurato che il magnetismo della Terra si stia progressivamente indebolendo. Negli ultimi 160 anni il polo nord magnetico si è effettivamente spostato di quasi 1.100 chilometri.
La teoria dell’inversione di campo però, finendo nel tritacarne della profezia Maya, è stata identificata essa pure come una bufala catastrofistica.
In fondo, la completa inversione del campo magnetico terrestre, avrebbe dovuto (dovrebbe) – secondo la scienza ufficiale – realizzarsi in tempi decisamente lunghi e quindi non si tratta di un pericolo prossimo venturo tale da preoccupare la nostra e le future generazioni.

Non si spiega però il motivo per cui si siano spesi così tanti milioni di Euro per spedire in orbita non uno, ma ben tre satelliti per comprendere l’inversione dei poli magnetici.
L’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha infatti lanciato sette mesi fa, i cosiddetti “tre moschettieri”, ossia tre orbitali di forma oblunga (foto) che ora stanno iniziando a fornire risposte sull’inversione dei poli, sull’anomalia atlantica e sull’indebolimento del campo magnetico terrestre.

Si tratta di una mezza ammissione? L’inversione magnetica può diventare un problema da un momento all’altro?
Il direttore dei programmi dell’Osservazione della Terra dell’Esa ha affermato: “Non sappiamo quando secoli o millenni, ma sicuramente si ripeterà (l’ultima inversione è avvenuta circa 800 mila anni fa). Probabilmente non ci saranno danni per le forme di vita, ma per le attuali tecnologie certamente si”.
L’ultima precisazione suona sibillina. Ci si immagina che tra un secolo le “attuali tecnologie” saranno obsolete e magari ci si sarà organizzati per schermare o proteggere i dispositivi. Ma tale chiosa fa sorgere il sospetto che i dati dei satelliti siano diversamente interpretabili e che vadano mostrando che il nostro pianeta è entrato in una fase che porterà alla completa inversione dei poli magnetici entro i prossimi cento anni. “Entro”, appunto. Un breve periodo che giustifica la spesa per le sentinelle Swarm spedite a controllare la progressione e la velocità del capovolgimento.

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