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“Perché tu non ti perda nel quartiere” di Patrick Modiano: l’ultimo romanzo dell’ultimo Premio Nobel

Creato il 09 giugno 2015 da Alessiamocci

“Aveva spesso sognato, nel profondo di certi pomeriggi di solitudine, che il telefono suonasse e che una voce dolce gli desse appuntamento. Si ricordava il titolo di un romanzo che aveva letto: Le Temps des rencontres, il tempo degli incontri. Forse per lui quel tempo non era ancora finito. Ma la voce di poco prima non gli aveva ispirato fiducia. Una voce insieme melliflua e minacciosa. Sì”.

Perché tu non ti perda nel quartiere” è il nuovo romanzo del Premio Nobel per la letteratura 2014 Patrick Modiano, uno dei più importanti narratori francesi contemporanei. Pubblicato da Einaudi nel maggio 2015, nella collana Supercoralli, esso riporta alla circolarità della memoria e a quelle atmosfere suggestive e sfuggenti del sogno incompiuto. La narrazione si tinge di mistero e di tante interpretazioni possibili, che vanno ben oltre la parola “fine” imposta da un romanzo.

Jean Daragane è uno scrittore settuagenario, che vive in una Parigi fuori dal tempo, in completa solitudine. Quando da mesi non parla più con nessuno, nel suo studio “insonorizzato” dai rumori del mondo, squilla il telefono. Perché basta un niente per far sì che tutto riprenda e si insinui la vita, “come una puntura d’insetto che all’inizio ti sembra molto lieve, o perlomeno è quello che ti ripeti sottovoce per rassicurarti”. Una voce anonima e ambigua gli rivela di avere ritrovato sul vagone di un treno il suo taccuino perduto, e gli propone un appuntamento.

Daragane non desidererebbe incontrare l’uomo che lo ha contattato, perché ciò vorrebbe dire rompere il suo isolamento ed esporsi ai pericoli. I numeri di telefono poi, contenuti in quella vecchia rubrica, ormai non gli interessano più. I numeri delle persone che gli sono state davvero  care lui li conosce a memoria, e purtroppo esse non possono più rispondere.

Alla fine, lo scrittore accetta di incontrare l’ambiguo Gilles Ottolini che si presenta in un bar insieme a Chantal Grippay, una giovane donna dai tratti orientali, completamente sottomessa al suo volere.  Ottolini gli confessa di avere letto il taccuino, e di avere scorto un nome di cui gli interesserebbe avere notizie: Guy Torstel. In seguito, Daragane viene in contatto con un dossier in cui vi è la foto misteriosa di un bambino, che lo strappa in maniera inconsapevole all’oblio nel quale era caduto. Alla ribalta torna così una vicenda accaduta sessant’anni prima, ovvero l’omicidio irrisolto di una giovane donna.

Jean Daragane ricomincia quindi a vivere, ma la sua è una vita al passato. Il ricordo si fonde col presente; il sonno e la veglia diventano un unico istante, caratterizzati da quegli squilli del telefono, martellanti e che non cessano.

Una memoria che si rivela “involontaria” anima l’anziano protagonista di questa storia, che potremmo riconoscere come l’alter ego dell’autore stesso, con la quale non si vorrebbe mai venire a patti, ma che al tempo stesso non si vede l’ora di far emergere. Perché è soltanto attraverso il ricordo che si riesce a liberarsi dai fantasmi di un passato difficile. La paura di rievocare attanaglia il protagonista che, all’inizio, non vorrebbe incontrare l’uomo col taccuino, proprio per evitare il cosiddetto “effetto domino” sui suoi ricordi dolorosi.

In questo romanzo si auspica di riuscire a fare i conti con l’infanzia. Senza radici e sballottato continuamente da una parte all’altra di Parigi, cresciuto da gente anonima, il protagonista – ma anche l’autore – evoca una figura materna e la chiama Annie: l’unica donna che lo abbia tenuto per mano, affinché egli non si perdesse nel quartiere, simbolo della vita stessa. Nelle veci di una madre, il passato affonda le sue radici nella coscienza e apre le porte a ciò che è accaduto.

Certo, la prosa di Patrick Modiano incanta, ma questo è un commento banale, avendo a che fare con uno scrittore insignito di così importanti onorificenze. Oltre al Nobel, infatti, nel 1978 il suo romanzo “Rue des Boutiques Obscures” gli è valso il Premio Goncourt.

Una volta annullato il tempo, in un ciclo di eterno ritorno che, dal passato, ritorna ai giorni nostri – più precisamente al 2012 – , il circolo vizioso si ripete. Tutto si confonde e si fonde, in una storia che lascia un ampio raggio alla fantasia. Metempsicosi eterna, che si allarga e si espande, fino a riconoscere nel ricordo la sua arma vincente.

Written by Cristina Biolcati


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