Perchè un disoccupato che si free-lancia non dorme la notte

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

Qualche settimana fa ci siamo raccontati dei lati chiamiamoli “positivi” (o che vogliamo fortemente vedere tali) del (f)ree-lanciarsi nel mondo del lavoro. Quelle piccole cose di tutti i giorni che rendono “felici” quelli che lavorano da casa, e che riescono ad esempio non solo a ritagliarsi (a fatica, a MOLTA fatica) un angolino nel mondo ma anche qualche ora di tempo libero durante la giornata, da spendere come più piace e senza stress. insomma, pare ormai chiaro che lavoricchiare da casa è decisamente quello che fa per me (per dirlo alla milanese: niente sbatti, ottimizzo, taac!), partendo però da alcuni presupposti diciamo così… imprescindiibili:

  • sapersi accontentare
  • mantenere un basso profilo e alimentare poche pretese
  • saper gestire la propria autonomia e lo stress che deriva da questa situazione (sempre precaria mi fu questa situazione.. non è che cambia la prospettiva eh, non dimentichiamolo)
  • trovare clienti che vogliano farti lavorare per un tempo DURATURO e CHE TI PAGHINO. Il giusto, ed entro i tempi stabiliti (per legge…. questa sconosciuta!) e magari qualche contributo di quelli dovuti (sempre per legge…)

Ahimè. avete già capito, e sapete, che a questo punto le cose si fanno difficili: non è che lavoro non ce ne sia, ma il costo del lavoro sembra essere diventato insostenibile. Le tasse ci strozzano (ci: noi e gli imprenditori che dovrebbero darci il lavoro, non è che si fanno distinzioni su questo piano e non è che io non capisca certi problemi o ritenga di avere l’inalienabile diritto di essere assunta anche quando l’azienda proprio non ce la fa), nessuno ha più voglia di “rischiare” (tranne chi ci è costretto dalle vicissitudini della vita, e della disoccupazione).

Insomma: dietro alla facciata di allegria forzata c’è il solito pianto greco, non ce lo nascondiamo.

Anche e soprattutto per chi lavora da casa gli sbatti ci sono, eccome: sono solo differenti da quelli che ci hanno vessati per anni mentre avevamo “il lavoro sicuro”.

In alcuni casi, ve lo dico, sono un incubo peggio del peggior incubo che vi possa venire in mente. Roba da non far dormire la notte (e nemmanco di giorno) il povero disoccupato-freelance-lavoratore da casa.

Ora voi mi direte (come tanta gente che nella vita reale me lo dice) che sono “fissata” coi soldi.  soldi soldi sempre soldi, e soprattutto, la mancanza di essi che contribuisce ampiamente a levare sonno alle mie (ma sono sicura anche vostre) notti e smalto alle nostre giornate/a come ci dipingiamo agli altri: il freelance libero di vivere la propria vita con creatività, di “fare il suo prezzo”, di “vendere le sue idee”. Si, certo, nei suoi sogni, o meglio.. tutto ciò, come sempre, ha un prezzo… il più delle volte troppo salato.

“Ma si” ci si sente dire “i soldi non comprano la felicità, pensa alla salute”. Oppure “ma non stare sempre a crucciarti, pago io”.

No. Voi (gli altri) non capite. Voi raccontate la lezioncina dei soldi che non comprano la felicità perchè voi CE LI AVETE! magari non tantissimi, ma se vi capita un imprevisto voi ce la fate, l’affitto o il mutuo (che in banca vi  hanno concesso perchè AVETE GARANZIE) ancora lo pagate e la spesa la andate a fare. Coi soldi, non con le promesse. Coi soldi che percepite con un lavoro coi crismi e controcrismi, contributi pagati e tutto il resto. Non con le promesse di “pagherò, ma adesso non ce li ho” che invece vengono rifilate a ogni piè sospinto a noi freelance occupati male!

E io sento il dovere di ricordarvi questi aspetti – non tanto a voi disoccupati o occupati male come me ma ai nostri amici “diversi” (gli occupati e quelli che pensano che sia tutta una passeggiata e che (francamente dai, TUTTI i nostri “amici” lo pensano) alle volte ci piace ESAGERARE la nostra condizione – perchè:

1. come sapete, non vi ho mai nascosto niente: impensabile cominciare ora. In più, la maggior parte di voi sa già di cosa sto parlando perchè lo sperimenta sulla propria pelle tutti i giorni: sarebbe sciocco e superficiale da parte mia ignorarlo, tacerlo, a far finta che le cose non vadano così.

Ci vanno eccome.

2. non voglio sembrare quella che la fa sempre facile o che vive nel mondo delle favole: vivere come sto facendo io ora, come stiamo facendo in tanti, è logorante: non ci sono certezze, tranne l’aumento delle incertezze, della precarietà, dei problemi e dello sfruttamento di cui siamo oggetto. Anche l’imprenditore con le migliori intenzioni finisce o finirà per sfruttarci, semplicemente perchè è il sistema che glielo impone, che lo costringe, che non gli offre alternative a lui convenienti.

Fra il nostro bene e il proprio bene, chiunque sceglierà il proprio (a meno che non lavoriate con Gandhi o Madre Teresa di Calcutta… che, ahimè, furono e ora non sono più).

3. sono molto spaventata da questa proposta di Job Act del signor Renzi, o meglio: ne sono perplessa. Io che ho fatto della flessibilità il perno della mia attuale vita, forse, ne posso comprendere bene non solo i pregi, ma soprattutto i difetti. Io che sbatto ogni giorno il muso contro la “flessibilità” del mondo contrattuale odierno, posso dirvi che ce n’è già troppa, per i miei gusti, senza andare ad aggiungerne altra.

L’imprenditore medio ha già molte frecce al proprio arco per scegliere di non mettere in regola la gente come noi, e fin troppe anche per buttare in mezzo ad una strada chi ancora si sente tutelato da un articolo 18 che, per dire, non ha tutelato me. Mi vengono i brividi quando sento certa gente (i soliti ben pasciuti, arroccati dietro il proprio contrattino a tempo indeterminato il più delle volte) affermare con sicumera che “se un lavoratore lavora bene un datore di lavoro non ha motivo di licenziarlo“.

Si certo. Questa gente ha già fatto la lista di Babbo Natale e chiesto l’Iphone6, la pace nel mondo e chissà cos’altro.

Mi vengono i brividi quando sento i titoli del telegiornale: “aumenta il tasso di disoccupazione del millemila per cento” – a vabeh passaiamo oltre:  “Renzi propone aumento % contribuzione delle partite iva e estende a TUTTI il regime fiscale privilegiato” – privilegiato si, come no, il privilegio di farsi cavare il sangue come le rape a ogni turno della dichiarazione dei redditi – e ancora: “Renzi propone gli 80 euro anche alle neomamme!” – ma cominciasse a pensare a quei c.zzoni dei disoccupati, santa pace! Un esercito di gente senza passato e senza futuro che se ne sta li, in attesa di un Job Act che taglierà definitivamente i pochi “diritti” (più un proforma che altro eh, sapevatelo, ma come dire: alle nostre tradizioni ci siamo affezionati, siamo sentimentalisti noi disoccupati!)  che ancora ci potevano parare il Q. Gente che non sa da dove reinventarsi o inventarsi un lavoro, che una busta paga su cui accreditare gli 80 euro se la sogna di notte (quando riesce ad dormire), .. e quello se ne sta a pensare alle NEOMAMME?!

A questo punto, baggianata dopo baggianata, a una gli sale la carogna e la tv la spegne. Stanca di tutte ste baggianate e castronerie a destra, a sinistra, all’opposizione, ai dibattiti inutili e cialtroni alla tv, sulle bacheche e le TL dei social, e agli angoli delle strade.

Baggianate.

Tant’è che non lo guardo, ormai, più. Di certo non la sera prima di andare a dormire, quando già so che un bel paio d’ore le passerò rigirandomi nel piumino a guardare il soffitto, chiedendomi per quanto tempo ancora potrò permettermi di avercelo sopra la testa.

Perchè io lo so che i problemi veri sono quelli che non mi fanno dormire la notte, non quelli di cui si parla “in giro”:


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