Perché una patata transgenica?

Da Eloisa @EloisaMassola
La notizia è recente: l'Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha autorizzato nella Comunità Europea il consumo di un alimento potenzialmente pericoloso per la salute umana: la patata Amflora, contenente un gene resistente agli antibiotici.
La BASF, ditta produttrice di questo tipo di patata, non ha fatto altro che "silenziare" - cioè rendere inattivo - il gene responsabile della produzione di un enzima necessario per la sintesi dell'amilosio, ottenendo così un tubero privo di questo polimero: la patata Amflora, appunto.
Una patata priva di amilosio è utile solo ed esclusivamente dal punto di vista industriale: pare infatti che separare l'amilosio (presente nella patate per il 20%) e l'amilopectina (80%), per l'utilizzo di quest'ultima, sia un procedimento complesso e costoso.
Questo ennesimo intervento umano (il peccato di ùbris non ci abbandona) su quanto prodotto dalla natura, inserendo, sostituendo, "silenziando" (un verbo orribile, che sa di censura e repressione biologiche!) sarebbe perciò giustificabile - ancora una volta - in nome del dio denaro.
Dario Bressanini, nel suo Scienza in cucina, cerca invano di consolarci affermando che
In Europa solamente una patata coltivata su quattro viene utilizzata per l’alimentazione umana. La metà viene usata nell’alimentazione animale e un quarto dall’industria per produrre alcool e amido.
come se potesse in qualche modo rincuorarci sapere che nel mare magnum degli allevamenti intensivi verranno introdotte nuove aberrazioni.
Il principale argomento che le multinazionali produttrici degli OGM ci propongono per convincerci della bontà di questi organismi manipolati è che essi sarebbero utili per combattere la fame nel mondo. Non vi è nulla di più falso: le colture OGM, infatti, sono molto costose e minacciano la naturale ricchezza della biodiversità.
Per far fronte alla crisi alimentare c'è bisogno di:
- ricorrere a moderni metodi di coltivazione ecologica che conducano a una produzione maggiore e a un sistema più equo di distribuzione;
- porre un freno al sovraconsumo di carne e allo spreco di cibo nei paesi sviluppati;
- ripensare alle politiche dei biocarburanti, da utilizzare soltanto se rispondono a rigidi criteri di sostenibilità e se non entrano in conflitto con la produzione di alimenti. (Dal sito di Greenpeace.)

L'inutilità degli OGM nella lotta contro la fame nel mondo risulta particolarmente evidente se si considera che ogni anno un quarto della produzione cerealicola mondiale viene utilizzata per alimentare gli animali allevati nei paesi più ricchi, ad uso e consumo delle popolazioni più fortunate.

Ma l'ipocrisia nei confronti dei paesi più poveri non è l'unica arma utilizzata per favorire (volente o nolente) la diffusione degli OGM.
Fra le ragioni a sostegno delle bio-tecnologie vi sono:
- il potenziale aumento della quantità dei prodotti agricoli: assolutamente inutile: la produzione agricola è già in esubero (ogni anno l'Unione Europea impone la distruzione di tonnellate di carne e di prodotti agricoli); come già accennato, sono altri i fattori responsabili delle condizioni di indigenza di numerosi popoli sul nostro pianeta: economici, sociali, politici - non certo agricoli;
- la creazione di specie vegetali resistenti a condizioni ambientali avverse, che dovranno comunque essere testate per verificarne la potenziale pericolosità per la salute umana;
In realtà, le principali colture OGM sono quattro (soia, mais, cotone e colza), utilizzate da appena 8 paesi, che rappresentano il 99% delle coltivazioni a varietà transgeniche.
Non occorre una grande astuzia per supporre che le ragioni a sostegno degli OGM siano scarsamente umanitarie e, per contro, molto vantaggiose dal punto di vista economico.
Le multinazionali produttrici di OGM, infatti, hanno visto salire progressivamente i loro utili: nel primo trimestre 2008 Monsanto ha raddoppiato i suoi profitti; Syngenta, nello stesso periodo, è cresciuta del 28%.
Inoltre, nel 2007, il valore mondiale di mercato delle colture bio-tech è stato di 6,9 miliardi di US$, pari al 16% del mercato degli agrochimici e al 20% del mercato del seme. Solo il 76% del mercato bio-tech riguardava i paesi industrializzati, contro il 24% dei paesi in via di sviluppo.
Il valore globale di mercato delle colture transgeniche nel corso di undici anni (dal 1996 al 2007) è stato stimato pari a 42,4 miliardi di US$.
Che siano queste le reali motivazioni che hanno spinto l'Unione Europea a dare via libera alla patata amflora?

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