Ci sono due cose su cui non mi vorrei soffermare troppo in questo post. La prima è la bellezza della canzone già violentata giovedì scorso a X Factor da Valentina e in cui si parla di Whatsapp, il cui autore è Neffa.
La seconda è il ruolo che Whatsapp può avere nelle relazioni dei giovani d’oggi, categoria dalla quale ovviamente mi sono chiamato fuori da un pezzo visto che per corteggiare uso ancora le lettere scritte a mano. Quanti drammi per un doppio tick comparso accanto ad un messaggio a cui non è seguita alcuna risposta, oppure quante tragedie dovute al controllo dell’ora dell’ultimo accesso della persona amata. Tutte cose che ovviamente so non per esperienza personale (einvece), ma perché tutte le mie amiche donnemerda ci sono passate. Di tutto questo, magari, parleremo un altro giorno.
Oggi vorrei invece condurre la mia personalissima crociata contro l’uso di Whatsapp. Prima di bastonarlo, utilizzerò la stessa tattica dei giudici stronzi di X Factor, ossia inizierò facendo complimenti che tanto ora della fine del mio discorso saranno ben più che dimenticati.
Whatsapp ha avuto il pregio di introdurre una rivoluzione nel modo di comunicare tra smartphone: è stato il primo sistema di messaggistica (con grandissimo numero di utenti) che permette di scambiarsi messaggi immediati utilizzando la connessione internet, con buona pace di Tim, Vodafone e 3 che facevano pagare gli sms come se fossero oro.
Dal 2009 a oggi il successo dell’applicazione è cresciuto moltissimo, nel senso che ha raccolto in giro per il mondo un numero di utenti davvero elevato. Tuttavia l’evoluzione dell’applicazione non è andata sempre di pari passo. Anzi. Oggi, nel 2013, siamo arrivati al punto di avere su Whatsapp sia il capo, sia la bis nonna informatizzata, ma qualche misterioso rallentamento impedisce di avere una versione dell’applicazione al passo coi tempi. Vediamo quindi quali sono, secondo il mio modestissimo parere, i principali punti di deboli che dovrebbero convincerci tutti a liberarci di questa applicazione.
- Gli aggiornamenti dell’app (almeno per quanto riguarda iOS) sono ormai molto discontinui. iOS7 è stato presentato ormai da molti mesi e ancora non è arrivato l’aggiornamento che rende compatibile Whatsapp con il nuovo sistema operativa di casa Apple.
- Negli ultimi tempi, ritardi nelle notifiche e altri disservizi accadono sempre più di frequente, rendendo di fatto Whatsapp meno affidabile degli orari del trasporto pubblico milanese. Per dire.
- L’applicazione esiste oggi solo per smartphone. Non esiste la versione ottimizzata per i tablet e soprattutto non esiste alcun tipo di interfaccia web o applicazione che consenta di usare Whatsapp dal computer. Tutto deve essere fatto esclusivamente dal telefono. Scusate se a lavoro stare tutto il tempo con il cellulare in mano appare più brutto che far finta di lavorare e invece mandare messaggi comodamente dal computer.
- Il sistema che dovrebbe far capire se un messaggio è stato letto o meno è in realtà meno semplice di quanto si pensa e ha diversi tipi di interpretazione (che per altro varia tra Android e iOS).
- L’applicazione non è gratuita. È vero, il costo è davvero irrisorio, ma di fatto all’utente viene chiesto di tirare fuori dei soldi per un servizio che non è all’altezza delle aspettative e peggiora di giorno in giorno.
Quindi perché così tanta gente si ostina ad utilizzare Whatsapp? Semplice, per abitudine. Oggi sono però disponibili (gratuitamente) tantissime alternative. Che vanno dai pubblicizzati WeChat e Line, ai sottovalutati Messenger di Facebook e Hangouts di Google.
Io, in particolare, utilizzo soprattutto questi ultimi. Sia Facebook Messenger che Hangouts offrono la possibilità di inviare messaggi da diversi tipi di piattaforma e dispositivo, funzionando quindi anche da Mac e da PC. In particolare, Messenger grazie all’ultimo aggiornamento ha acquisito la possibilità di essere utilizzato anche con coloro che non sono amici su Facebook ma di cui si ha semplicemente il numero di telefono. Proprio come Whatsapp.
E voi? Che aspettate a trasferirvi altrove?
[ Foto copertina | Foto 1 | Foto 2]
Il post Perché Whatsapp è il male, scritto da Signor Ponza, appartiene al blog Così è (se vi pare).