La realtà molto spesso è come una porta aperta attraverso la quale è possibile esplorare percorsi inediti come possono essere le fantasie che noi stessi ci costruiamo, grazie a sedimenti culturali del nostro inconscio e, soprattutto, a una fervida immaginazione, che è tipica dell’intelligenza creativa.
Il paesaggio proposto dall’opera pittorica di Mina Mevoli ci comunica immediatamente , e con un garbo tutto femminile nella scelta appunto dei colori caldi, sfumati, quasi onirici, due “forti” emozioni, cui chi osserva non si può sottrarre.
Ricerca di pace, che parte dall’osservazione delle bellezze naturali di un contesto dato, unitamente ad un’ evasione costruttiva, cercata con “forza”, attraverso la forma più complessa delle arti esistenti quale è, appunto, la musica.
Non pensiate a sdolcinature da fanciulla romantica. Niente di tutto questo è Mina.
Corretta lettura è, semmai, un” francescanesimo” schivo come soltanto può essere vissuto ai nostri giorni da chi deve misurarsi con la inevitabile frenetica quotidianità del mondo, che ci piaccia o no, (positivo e negativo congiunti), e che non fa sconti a nessuno.
E Mina è riuscita perfettamente nell’intento.
Prima a decostruire per poi ricostruire e proporre così il suo sogno ricorrente, che la passione musicale accompagna e coccola nei momenti di creativa intimità.
Ricerca di sé certo ma anche prospettiva etica, estetica e antropologica.
Percorso circolare con influenze, io azzarderei, anche del noto Folon.
di Marianna Micheluzzi
L'immagine in alto a corredo del testo è l'opera pittorica "Musica" di Mina Mevoli